Lo storico Buchignani: “Con Meloni al governo c’è il rischio di una svolta autoritaria”

Il docente: “Dall’idea del premierato forte all’amicizia con Orban, non mancano segnali preoccupanti”
“Inutile chiedere a Giorgia Meloni di dichiararsi antifascista: non lo farà mai, perché non lo è. La sua cultura politica è quella del Msi, un partito neofascista fondato dai reduci della Repubblica di Salò, per alcuni versi più fascista del fascismo, perché il suo ispiratore era il filosofo filonazista Julius Evola”. Comincia così l’analisi di Paolo Buchignani, storico, studioso del ‘900, già docente di storia contemporanea all’Università per Stranieri di Reggio Calabria e socio ordinario dell’Accademia lucchese di Scienze, Lettere e Arti.
“Alleanza Nazionale di Fini, almeno formalmente, aveva preso le distanze da quella vicenda – sostiene Buchignani -, mentre il partito della premier ne esibisce orgogliosamente la fiammo tricolore, assecondando la sua base e la classe politica che la circonda, più che mai intrisa dell’ideologia missina. Naturalmente lei e i suoi nemmeno possono dichiararsi fascisti, perché il contesto storico e il ruolo politico-istituzionale che ricoprono non lo consentono loro. Qual è il rischio di questa situazione? Il fascismo come quello del ventennio mussoliniano (olio di ricino e manganello, orbace e gagliardetti) non può tornare, ma il pericolo di una svolta autoritaria esiste eccome”.
“Molti sono i segni che ce lo rivelano – sostiene Buchignani -: primo fra tutti il fermo proposito meloniano di realizzare il premierato, una deriva plebiscitaria e demagogica che concentra il potere nelle mani di una sola persona, indebolisce il Parlamento e il Presidente della Repubblica, supremo garante della Costituzione e quindi della libertà e della democrazia di cui godiamo grazie alla liberazione dal nazifascismo. Meloni prende a modello il suo amico Orban, che ha teorizzato la ‘democrazia illiberale’, cioè la dittatura, che infatti sta cercando di realizzare in Ungheria, violando i diritti umani (vedi il caso Salis) e cercando di mettere a tacere l’opposizione. Ma la Giorgia nazionale (che vuole il suo nome di battesimo sul simbolo per dire: io sono Giorgia, non una donna politica, ma una donna del popolo, una come voi: un inganno populista cui molti abboccano); la Giorgia nazionale è anche molto vicina a tutta l’estrema destra europea, in particolare alla filofascista spagnola Vox. Come Orban, Meloni sta monopolizzando l’informazione (vedi la vicenda della Rai, ormai trasformata nel suo megafono) e censura le voci non gradite (clamorosa la vicenda di Scurati). Meloni non tollera critiche e domande scomode, fa solo monologhi, sfugge le conferenze stampa come la peste (in Tunisia ne ha fatta una finta, senza giornalisti). Meloni fa la vittima di inesistenti complotti contro di lei: vittimismo tipico di dittatori e aspiranti tali per giustificare fallimenti, soprusi, repressioni, strette autoritarie. Sono dimostrati (vedi anche un recente servizio su La 7, 100 minuti di Andrea Palladino) innegabili e inconfessabili legami tra FdI e una galassia dichiaratamente fascista o addirittura nazista, di cui fino a ieri la ‘sorella d’Italia’ e i suoi amici si servivano per intrattenere rapporti con Alexander Dugin, filosofo russo evoliano e filonazista, ideologo di Putin, e con Steve Bannon, consigliere del golpista e aspirante dittatore Donald Trump”.
“Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che la democrazia, in Italia e in Europa, è afflitta da una grave crisi (vedi la preoccupante disaffezione al voto) e che del governo del paese fa parte la putiniana Lega di Salvini – prosegue Buchignani -, stretta alleata della peggiore destra europea, compresi i neonazisti tedeschi (per non parlare della candidatura del generale Vannacci), mi pare che il quadro sia assai inquietante. La libertà e la democrazia conquistate a caro prezzo il 25 aprile 1945 non sono eterne né irreversibili, ma devono essere costantemente coltivate e difese, oggi più che mai, in un tempo in cui nuove minacce, potenziate anche dalle guerre in corso, si stagliano all’orizzonte”.