Chiusura di LuccaLibri, Braccini (Si): “Serve aprire una riflessione sull’impoverimento della città”

Il segretario territoriale di Sinistra Italiana interviene dopo l’annuncio dell’ennesima cessazione di un’attività culturale
“L’annuncio della probabile chiusura del Caffè letterario Lucca Libri, erede della libreria gestita da Mario Ciancarella in Piazza San Giusto, ha scosso il sonnolento tran tran agostano”. Così Stefano Braccini, segretario del circolo Lucca e Piana di Sinistra Italiana.
“La notizia è giunta inaspettata anche per i più assidui frequentatori di librerie ma segue di pochi mesi la chiusura della libreria Ubik di via Fillungo. Anche quest’ultima, come il caffè letterario, si era posta come luogo di animazione culturale, di presentazione di nuovi volumi, di discussione sulle ultime uscite editoriali – prosegue Braccini -. Se allarghiamo un po’ lo sguardo possiamo vedere che, negli ultimi 10-15 anni, altre librerie ‘storiche’ hanno chiuso i battenti. La libreria Baroni ha abbandonato i locali di via Fillungo per trasferirsi dapprima in via San Paolino, poi nei pressi della Chiesa di San Frediano e infine ha alzato bandiera bianca. Stesso discorso per la libreria Doroni che si è spostata dal centro città all’Acquacalda per poi abbassare definitivamente le serrande. Anche la libreria Massoni di via santa Croce, senza cercare altre sedi, ha da anni smesso di esistere e resta solo l’insegna storica un po’ sbiadita. La libreria Il collezionista, che una volta era in via Michele Rosi, si è spostata nei pressi di Piazza San Giusto ma ha radicalmente cambiato la sua offerta e i libri rappresentano ormai un aspetto minoritario”.
“A fronte a queste chiusure e a queste ‘trasformazioni’ si registrano l’apertura della libreria Feltrinelli e di qualche altro locale dedicato prevalentemente all’editoria per ragazzi (Pensieri ribelli in via Vittorio Veneto è un esempio di questo tipo di libreria). Sinceramente è un po’ poco – dice ancora -. Una libreria, soprattutto se portata avanti da un ‘libraio’ che non si limita a fare il commerciante di libri, non è solo un negozio dove si acquista un libro, è un luogo dove ci si incontra, dove si ricevono consigli e si fanno scoperte inaspettate, dove si cresce. Un libro non è una merce come un’altra, un libro può segnare la vita di una persona. Una città ricca di librerie è una città che cresce, che crea cultura, una città che si arricchisce di nuovi stimoli. La chiusura di una libreria, la chiusura di molte librerie nella stessa città nell’arco di pochi anni, è un segnale di allarme e un impoverimento per i cittadini e per tutta la città“.
“Adesso è necessario e non rimandabile interrogarci sul perché si perdono luoghi di cultura e sulle azioni volte a limitare questa fenomeno che non riguarda solo Lucca. La ‘colpa’ è in parte della diffusione delle vendite online (Amazon è l’esempio più eclatante) e dei ‘libri in formato digitale’, ma non può essere solo della rete – conclude -. È necessario ridare importanza ai libri cartacei e alle chiacchiere sui libri, alla cultura che si crea nelle librerie, è importante riconoscere ai librai il loro ruolo di operatori culturali. E’ essenziale che la politica, la scuola, le associazioni e i cittadini facciano la loro parte perché si torni a entrare in libreria, anche solo per dare un’occhiata o scambiare tre parole e crescere come singoli, come comunità, come città”.