Provinciali, parla Del Ghingaro: “Prendiamo atto dei veti del Pd, parleremo con chi vorrà farlo”

Il sindaco di Viareggio in vista della corsa per Palazzo Ducale: "Prevale la logica di chi antepone gli interessi personali a quelli della collettività. Ma i partiti senza il territorio non vanno avanti"

Provinciali, cresce l’attesa per il voto del 29 settembre. Dopo gli annunci ufficiale e mentre si infittiscono le trattative tutta l’attenzione si concentra sui consiglieri e sui sindaci civici, che non hanno cioè appartenenza ai partiti e che possono fare la differenza in una tornata elettorale che, teoricamente, a partire dai freddi numeri, avrebbe dovuto vedere un successo senza grossi problemi del centrosinistra.

Lucca in Diretta ha sentito il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, che in un modo o nell’altro è diventato protagonista di questa tornata nelle elezioni di secondo livello.

Il 29 settembre si vota per le provinciali, voto di secondo livello, ma il Pd nella sua ultima riunione ha posto il veto a trattare con lei e con le civiche che la sostengono? Cosa ne pensa di questa posizione del Partito Democratico, avallata dal regionale?
Penso che la storia politica si ripete: alcuni esponenti del Pd stanno lavorando ad excludendum, forse per evitare di trovarsi di fronte possibili concorrenti in competizioni future.
Questa logica antepone gli interessi personali a quelli della collettività e porta ad essere sempre in meno e sempre gli stessi, con incarichi sommati sulle stesse persone, in atteggiamenti politicamente bulimici e davvero ineleganti, per non dire in certi casi semplicemente imbarazzanti.
Potremmo definirla l’arroganza del potere. Solo questo. Un’arroganza che si unisce all’abitudine a sentirsi forti di un blasone e di una casa comune, quando invece sappiamo che in quella stessa casa si dipanano lotte intestine a volte addirittura sguaiate; nelle stanze dalle porte chiuse in realtà nascono e si sviluppano correnti interne da libeccio e da maestrale, alcune solo banalmente personalistiche, per farsi trascinare su qualche nuova poltrona retribuita, perché magari  si vive di politica e non si ha un lavoro.
Soprattutto a livello locale siamo di fronte alla supponenza di alcuni che si sentono padroni e custodi di un partito che invece dovrebbe aprirsi a realtà innovative piccole e grandi che popolano i diversi territori della provincia, li animano e soprattutto li governano, avendo avuto la fiducia dei cittadini.
Ormai la visione alta della politica è finita, si lavora sulle invidie, sull’odio di Tizio nei confronti di Caio, non si ragiona in termini di futuro, ma solo di presente. Il campo largo tanto invocato e sbandierato in realtá è una somma di piccoli poderi, con piccoli poteri, se non ci fosse da preoccuparsi, le confesso, che ci sarebbe davvero da divertirsi a guardare dall’esterno e un po’ anche dall’interno, questo dispiegarsi di inutilità, di effimero coniugato con un linguaggio vecchio, come vecchi sono i modi e le consuetudini.
Il veto verso il sottoscritto e verso Viareggio in politica non dovrebbe esistere, perchè quella parola rappresenta esattamente il contrario, ma nell’assenza di quella, inevitabilmente si affonda nell’abisso dei personalismi, che di solito portano un po’ di bene temporaneo a chi li persegue e tanto male alle diverse anime che lavorano e credono in un partito ma soprattutto con il tempo deludono i militanti e i cittadini.
Al di là delle riflessioni, rimane il fatto che noi prendiamo atto che il Pd non vuol parlare con Viareggio e di conseguenza parleremo con chi invece lo vorrà fare. Semplice e chiaro.

Nelle scorse settimane non ha nascosto un dialogo sul programma con il candidato sindaco di centrodestra, Mario Pardini, e in programma a breve ci sarebbe un altro appuntamento? Lo conferma? Su che basi si può raggiungere un’intesa?
La nostra maggioranza è da sempre eterogenea ma granitica: si basa sui programmi e sul raggiungimento degli obiettivi. Per questo abbiamo da tempo posto all’attenzione dei futuri candidati, chiunque essi siano, i tre punti che sono imprescindibili per avere il sostegno di Viareggio: il rifacimento dell’ex caserma Mazzini con l’obiettivo di farne un polo di alti studi legato alle professioni del mare; l’attenzione massima agli istituti superiori della città, molti dei quali sono in condizione di disagio veramente importante, e una rinnovata intesa per Villa Argentina, gioiello ristrutturato ma negli anni sempre meno vissuta: anzi spesso è chiusa al pubblico.
Mario Pardini è ad oggi l’unico candidato ufficiale e ovviamente si è fatto avanti per cercare un dialogo e un confronto con Viareggio che, lo ricordo, è dopo Lucca la seconda città della provincia per numero di residenti. Non ci vedo niente di strano anzi, come le ho detto, credo sia perfettamente naturale per un candidato alla carica di presidente, confrontarsi con i sindaci del territorio.

Sempre i rumors intorno al voto per Palazzo Ducale parlano di una lista di ‘civici’ per le elezioni di secondo livello di Palazzo Ducale? Con chi e perché nascerebbe questa nuova lista? 
Sì, da tempo stiamo lavorando insieme ad altre realtà per un’alternativa che possa essere concreta e vicina ai territori. Valuteremo con attenzione il da farsi per dare voce a chi non ce l’ha, a chi viene volutamente escluso dalle naturali interlocuzioni politiche e a chi vuole avere l’opportunità di marcare un cambiamento nelle vecchie liturgie. Liturgie praticate da chi lavora per sé e non per tutti, da chi è tanto supponente da pensare che il governo della Provincia possa essere attento solo a determinati Comuni e prescindere completamente da altri.

Inevitabile pensare a un orizzonte ulteriore rispetto a quello delle provinciali di Lucca. Quali sono gli obiettivi di Giorgio Del Ghingaro, delle civiche che lo sostengono e degli altri gruppi che non si riconoscono nei partiti tradizionali, per le regionali e le amministrative a venire?
I partiti hanno fatto la storia della nostra democrazia. Sono l’ossatura di un sistema che si fonda sulla rappresentanza, ma nella complessa società moderna essi tendono spesso ad essere autoreferenziali e ad allontanarsi dai bisogni reali dei cittadini, dalla capacità di entrare in sintonia con le donne e gli uomini.
Come tutte le organizzazioni, strutturate o meno, possono essere vittime di leadership deboli o, ancora peggio, incerte. Che basano i loro comportamenti su posizioni dettate più dai vantaggi di piccoli interessi personali piuttosto che da grandi visioni strategiche. Spero vivamente che non sia questo il caso anche se i segnali non sono confortanti, visto che si sente solo parlare di strategie elettorali e mai di programmi e di cose concrete che interessano i territori.
Una cosa però è indubbia ed è stata sottolineata dalla recente tornata elettorale che ha rinnovato varie amministrazioni anche nella nostra regione: i partiti senza il territorio, non vanno avanti. E in questo le liste civiche sono una risorsa insostituibile perché antepongono i bisogni reali alle logiche personali e di appartenenza. Tali liste però non possono essere considerate soltanto un serbatoio di voti ma dovrebbero rappresentare un interlocutore con il quale confrontarsi in un rapporto di reciproco rispetto e fiducia.

Ultima domanda: il centrosinistra a guida Pd avrebbe potuto fare qualcosa per aprire un dialogo con Viareggio e con lei per convincerla a sostenere per Palazzo Ducale un candidato dem? E secondo lei perché non lo ha fatto?
Non è un segreto che la Provincia a guida Pd si è negli anni completamente disinteressata di Viareggio e dei suoi cittadini: la stessa cosa ha fatto il Pd alla ricerca di una maggioranza per avere la presidenza. Niente di nuovo quindi, anzi mi sembra che ci sia una continuità sia nelle scelte politichesiae amministrative. Oltre a una scortesia nei modi, ma questo è un discorso a parte che ha a che fare più con il rispetto delle istituzioni, che può essere più o meno radicato nella storia di tutti noi. Perché l’abbiano fatto, andrebbe chiesto a loro. Se ci sarà un candidato disposto a sottoscrivere le nostre istanze, siamo pronti come sempre al dialogo, non mettiamo veti su nessuno, mettiamo idee e cose da realizzare. Semplicemente concordare i lavori da fare a Viareggio, le chiacchiere inutili e malmostose non c’interessano.
Per quanto riguarda invece la gara alle presa delle poltrone, da quella di presidente per finire con l’ultimo strapuntino, è un’attività priva di appeal per noi e per la nostra gente: lasciamo volentieri ad altri la pratica di questo sport.

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