Consiglio aperto sulla Palestina, è polemica a Lucca: il centrodestra abbandona l’aula

12 novembre 2024 | 17:40
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Consiglio aperto sulla Palestina, è polemica a Lucca: il centrodestra abbandona l’aula

I capigruppo di maggioranza: “Non è la sede giusta per affrontare la questione”. E c’è anche il ‘caso’ Fidia Pardini: “Torrini mi ha chiesto di rimuovere la bandiera della pace”

Oggi (12 novembre) a Palazzo Santini va in scena il consiglio comunale aperto sul conflitto in medio Oriente. Una seduta in cui non sono mancate le polemiche.

Molti gli interventi previsti tra cui Giorgio Gallo, presidente del corso di laurea di Scienze per la pace all’Università di Pisa, Alessandra Vecoli del Forum per la Pace di Lucca, Giovanni Bolognini della Commissione Giustizia e Pace di Lucca, da parte dell’opposizione.La maggioranza ha invece invitato Davide Fiorentini della Comunità ebraica, un rappresentante dell’associazione Italia – Israele e il generale Roberto Vannacci, recentemente eletto europarlamentare, che però non si è presentato a causa di altri impegni.

Ad apertura della seduta il capogruppo di FdI in Consiglio comunale, Lido Fava, ha dichiarato che il centrodestra abbandonerà la seduta al termine degli interventi esterni , non permettendo la discussione di eventuali ordini del giorno.

“Non ci pare opportuno che per una questione internazionale di complessità estrema, che si trascina da decenni, di pensare ad utilizzare il Consiglio comunale per dibatterne e offrire soluzioni utili è velleitario e riduttivo – ha detto il consigliere Fava -. Pensiamo inoltre che una mozione per la promozione di una cultura della pace è elemento intrinseco e necessario ad ogni forma di convivenza civile. Riconoscendo che questa non è la modalità congrua per affrontare certe tematiche, abbiamo deciso di abbandonare la seduta alla fine degli interventi esterni e di rinunciare al gettone di presenza”.

Polemica anche da parte di Luca Fidia Pardini (co-portavoce Europa Verde): “Oggi a Lucca si teneva un consiglio comunale aperto sull’importantissima tematica della pace. Prima di andare, ho avuto un’idea estemporanea, forse un po’ banale ma certo non fuori luogo, almeno secondo il mio buonsenso: portare ed esporre una bandiera della pace. Ebbene, appena iniziato il Consiglio, il presidente mi ha chiesto di rimuovere la bandiera. È evidente che l’esposizione di bandiere non è consentita in consiglio comunale, ma pensavo che la bandiera della Pace, nell’ambito di un consiglio sulla Pace, potesse costituire un’eccezione. A quanto pare non è così, quindi ho rimosso la bandiera e me ne sono andato. In effetti, pensandoci a mente fredda, non è così strano quello che è successo: la pace, quella vera, è un concetto scomodo e indesiderato nella nostra società neoliberista. Quando si parla di pace, lo si fa in linea di massima, come di una chimera, di un’utopia bella ma irrealizzabile. Potremmo parlare di Peacewashing. Intendiamoci, non voglio sminuire l’importanza della richiesta del consiglio comunale da parte dei consiglieri comunali di opposizione: è giusto e sacrosanto cercare occasioni per parlare di pace”.

Luca Fidia Pardini bandiera della pace consiglio comunale lucca

“Ma non è possibile realizzare la pace nella nostra società – continua -. Per realizzarla, è necessario cambiare, avere coraggio di affermare concetti scomodi, come quello che l’intera industria delle armi, non questo o quel popolo, è il responsabile primario delle guerre nel mondo. È necessario pensare fuori dagli schemi, è necessario essere agenti di disturbo all’interno della nostra società che, altrimenti, non solo per inerzia porta la guerra in giro per il mondo, ma la dissemina anche tra le persone, nei rapporti umani, per renderci automi che non riescono più a comunicare e ad esercitare la fantasia, buoni solo a consumare”.

La nota della maggioranza

“La richiesta di un Consiglio comunale straordinario volto a discutere del conflitto israelo – palestinese e della necessità di promuovere una cultura della pace, inoltrata dalla minoranza, non ci pare opportuna. Parliamo di una questione internazionale di una complessità estrema, che si trascina da decenni. Pensare di impiegare il tempo del Consiglio comunale per dibatterne e offrire soluzioni utili è quantomeno velleitario e riduttivo”. Lo hanno detto i Capigruppo di maggioranza Cecchini, Pierini, Di Vito, Fagnani, Del Barga e Fava, con un intervento congiunto letto da quest’ultimo, a margine della prima fase del Consiglio convocato per questa sera. Subito dopo, prima della presentazione dell’Odg, la maggioranza ha lasciato i suoi banchi ed ha rinunciato al gettone di presenza.

“È chiaro ed evidente – proseguono i capigruppo – che siamo tutti unanimemente concordi sulla pressante necessità di un cessate il fuoco in quelle zone così martoriate, così come riteniamo che la promozione di una cultura della pace non abbia necessità di una mozione specifica, essendo un elemento intrinseco e necessario ad ogni forma di convivenza civile. Oltre a questo, tuttavia, non riscontriamo la necessità di effettuare un Consiglio straordinario dedicato a queste tematiche, che esulano dalla competenza territoriale dell’emiciclo, e il cui allestimento rappresenta un costo per la comunità. Non è con interventi spot che ci si fa portatori di messaggi di pace e richieste di soluzioni al Governo. Questo non significa, dunque, alzare le spalle di fronte ad una questione di rilevanza assoluta per il futuro della geopolitica internazionale, ma semplicemente riconoscere che non è questa la modalità congrua per trattare l’argomento”.

L’intervento della commissione giustizia e pace

“Lucca è città di pace – così ha aperto l’intervento Giovanni Bolognini, a nome dell’organo della diocesi di Lucca – già negli anni ’50 per impegno di Arturo Pacini e Maria Eletta Martini il consiglio comunale ha approvato mozioni contro la bomba atomica e a favore dell’impegno di pace che Giorgio La Pira portava avanti”. Poi sul conflitto israelo-palestinese così si è espresso: “La Commissione diocesana Giustizia e Pace condivide l’appello più volte lanciato da Papa Francesco per un cessate il fuoco immediato che consenta alle organizzazioni umanitarie di soccorrere i civili inermi e l’avvio di un serio negoziato volto alla liberazione degli ostaggi e alla realizzazione di due stati sovrani come previsto dalle risoluzioni dell’Onu, ricordando che questo conflitto non nasce il 7 ottobre del 2023. Si trascina da decenni, grazie alle polarizzazioni culturali e religiose che, sia da parte di hamas sia da parte della destra israeliana, hanno impedito di coltivare una pace come sognata da Rabin negli anni ’90”. Poi ha aggiunto: “La guerra combattuta nella striscia di Gaza, dopo la strage del 7 ottobre scorso, ha visto l’utilizzo massiccio di bombe, missili e droni da una parte e dall’altra, ovviamente con differenti e massicce disparità, che hanno portato a decine di migliaia di morti fra i civili oltre alla distruzione di città e infrastrutture”. Infine c’è stato l’invito a tutto il consiglio comunale “a farsi carico presso il Governo perché questo dia un chiarimento netto sul fornimento di armi alle parti in conflitto. In Medioriente come altrove nel mondo”. Perché “già Benedetto XVI definiva ‘peccato mortale’ il commercio di armi” e dunque “crediamo che sia immorale la produzione ed il commercio delle armi e che i miliardi spesi in armamenti andrebbero utilizzati per aiutare quanti nel mondo soffrono ancora per la fame e le malattie”.