Giornate del Fai, Potere al Popolo: “Resta indietro il lavoro dignitosamente retribuito”

Il partito lucchese: “Per aprire i siti si utilizzano giovani del servizio civile o studenti in alternanza scuola – lavoro”
Tornano le giornate del Fai, e come ogni anno si celebra la possibilità di visitare luoghi di importanza culturale non sempre accessibili e di seguire itinerari insoliti ed eccezionali.
A protestare per l’organizzazione è Potere al Popolo Lucca: “Come ha fatto notare l’associazione Mi riconosci? in occasione dell’incontro tra FaiI e ministro Giuli che tanto ha esaltato Fondazione e volontariato, se solo la politica volesse, avremmo a disposizione innumerevoli professionalità, preparate e in grado di gestire in maniera qualitativamente alta il patrimonio culturale. Invece, la politica del risparmio (su tutto, ma non sulle armi) continua a sfruttare il volontariato, studenti e studentesse sotto alternanza scuola-lavoro (Pcto del Fai, apprendisti ciceroni) e il servizio civile al fine di diminuire la spesa e tenere aperti i luoghi di cultura. Questo modello, in cui le Fondazioni utilizzano luoghi e patrimonio pubblico perseguendo scopi privati, incensate ed elogiate dalla politica, lo vediamo realizzato continuamente, e tanto più a Lucca. È un modello che piace a tutti, a Giuli come a Franceschini, dalla destra al centro-sinistra”.
“In questo contesto di sfruttamento del patrimonio pubblico da parte dei privati, ciò che rimane indietro è il lavoro dignitosamente retribuito e la valorizzazione delle competenze: anche quando effettivamente assunti, i lavoratori e le lavoratrici della cultura non vedono mai l’inquadramento corretto nel Ccnl Federculture, ma sempre sotto falsa partita Iva, o per il tramite di cooperative sociali e contratti multiservizi, assolutamente inadatti alle mansioni svolte. Queste non sono politiche culturali: sono, al massimo e nella maniera più miope possibile, tentativi di sfruttare il patrimonio culturale per il turismo mordi e fuggi del quale, anche Lucca, sta diventando vittima, pagando il meno possibile le professionalità coinvolte”.
“Mentre il patrimonio monumentale è diviso tra gestioni private, Lucca Plus e altri, con il conseguente appalto del lavoro culturale senza controllo su inquadramento contrattuale e stipendi, le amministrazioni lucchesi da anni concentrano la programmazione sui grandi eventi, attirando un turismo stagionale, ma uccidendo, neanche troppo lentamente, la qualità dello sviluppo culturale lucchese: librerie e cinema chiudono, riducendo l’offerta, mentre gli spazi di aggregazione e di produzione culturale sono sempre di meno; si munge la vacca dei grandi eventi e delle grandi firme. Overtourism, gentrificazione, sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, mercificazione della cultura vanno di pari passo: se vogliamo ricostruire il tessuto cittadino, serve un progetto integrato tra diritti del lavoro, diritto alla casa, riqualificazione culturale, economia circolare e di prossimità”.