Folla a Sant’Anna di Stazzema per le commemorazioni del 25 aprile con Bersani e Giani

L’onorevole ed ex ministro: “La Costituzione Italiana è antifascista in tutti i suoi articoli”. Giani: “Resistenza è difenderla”
Grande folla a Sant’Anna di Stazzema, Parco nazionale della Pace, per l’80esimo anniversario della Festa della Liberazione.
Attesissimo l’onorevole ed ex ministro dello sviluppo economico Pier Luigi Bersani, apprezzato da tanti presenti alla cerimonia. Un luogo discorso il suo, dal Sacrario a Col di Cava, in cui ha affrontato i principi della Costituzione italiana “antifascista in tutti i suoi articoli”, il negazionismo che pervade perfino nella scienza, la guerra a Gaza dove anche ieri sono morte due gemelline, dei popoli aggrediti in Ucraina e “della impazzita corsa agli armamenti” o “delle guerre commerciali”.
Prima di lui hanno preso parola il sindaco di Stazzema e presidente del Parco nazionale della pace Maurizio Verona, il presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di StazzemaUmberto Mancini, e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
Bersani è arrivato sulla piazza della chiesa e insieme alle autorità è salito per la via Crucis al Sacrario. “La costituzione italiana è antifascista in tutti i suoi articoli, e non poteva essere diversamente – ha spiegato Pier Luigi Bersani -, dopo il disastro a cui ci ha portato il fascismo. La costituzione si scaglia contro in tutti gli articoli al modello autoritario, discriminatorio e corporativo del fascismo in nome di un modello solidale sociale e liberare. Sancisce il diritto alla salute per tutti, il salario dignitoso, e così la giustizia uguale per tutti. E rigorosa e rispettosa divisione dei poteri. Ma soprattutto una laicità dello Stato: non può un governo arruolare Dio come se fosse un sottosegretario“, ha tuonato l’ex ministro e ex segretario nazionale del Partito Democratico.
“C’è un solo paese, uscito sconfitto dalla seconda guerra mondiale, che ha potuto scriversi la Costituzione: l’Italia. Questo perché c’è stata una Resistenza, e una forza politica avversa al regime fascista che era al governo. Purtroppo però sono passati 80 anni, ma il fascismo non è ancora morto”. Bersani ha spiegato che il 25 aprile quest’anno non può essere solo di commemorazione ma deve essere di riflessione e di militanza, perché siamo di fronte ad una cultura regressiva, dove pervadono «i nazionalismi su basi etiche”, e ci sono degli “attacchi agli ideali liberali, come la divisione dei poteri dello Stato”. “L’unica alternativa è una rete fra le forze liberali e sociali, soprattutto europee perché l’Europa è stata per l’Occidente del mondo un modello di dialogo, pace, diritti, libertà, un modello sociale inclusivo e solidale – ha proseguito – E può tornare ad essere un faro per un futuro diverso, ma se vogliamo che la democrazia non impallidisca, il popolo del 25 aprile deve stare vicino e difenda la costituzione e la democrazia“, ha concluso Bersani.
Il sindaco Maurizio Verona ha espresso questa riflessione da sacrario: “La libertà era un sentimento che andava oltre l’appartenenza partitica: per la prima volta quei ragazzi indottrinati, cresciuti nel mito del Duce, poterono scegliere e scelsero la strada più difficile, quella con maggiori rischi per loro e per i loro cari, per una adesione ad un nuovo concetto di umanità, un modo nuovo di pensare il rapporto con gli altri, una nuova responsabilità verso la cosa pubblica in cui il cittadino avesse diritti e doveri. Quei ragazzi fecero scelte importanti, vissero di privazioni, pur sapendo che , forse, non avrebbero visto il mondo che avevano sognato, ma sapendo di far parte di un grande cammino, ahimè ancora in corso, verso un nuovo umanesimo. La mia è una generazione fortunata, non ha vissuto la guerra, non ha conosciuto gli stenti della ricostruzione delle macerie a cui ci avevano portato 5 anni di guerra e venti di dittatura fascista. La mia è la generazione dell’illusione, quella che non ci sarebbero state altre guerre, che la democrazia era un dato acquisito per sempre, che il fascismo non sarebbe più tornato. Da qualche anno è calato un velo che ci aveva impedito di vedere quello che stava succedendo, non si sarebbe più parlato di nazionalismi. Abbiamo visto che non è così, ed è quindi di nuovo il momento dell’unità, del superamento delle differenze di fronte a nuove sfide che ci pongono i nostri tempi, oggi abbiamo gli strumenti democratici, bisogna tornare a votare, perché ogni astensione è un regalo a chi vuole tornare ai nazionalismi, a chi vuole distruggere il sogno europeo che con tanti difetti ci ha comunque garantito pace e democrazia. Oggi dobbiamo andare alle urne: astenersi significa essere indifferenti, delegare agli altri le decisioni. Non possiamo permettere che venga toccata la nostra Costituzione, non dobbiamo dividerci, dobbiamo tornare a partecipare, altrimenti vincono quelli che ignorano il 25 aprile”.
Il 25 aprile rappresenta l’antifascismo su cui è costruita la Repubblica italiana. “E celebrarlo qui, a Sant’Anna di Stazzema – sottolinea il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani – vuol dire coltivarne la memoria e non dimenticare, partendo dalle vite che si sono incrociate con la Storia, quella con la “S” maiuscola, e che da quest’ultima sono state cancellate: senza colpa, come nel caso delle 560 persone inermi trucidate senza pietà qui nel paese con la complicità e la partecipazione di fascisti italiani”.
“A Sant’Anna di Stazzema – afferma il presidente Eugenio Giani – siamo in migliaia, il borgo è pieno. Con noi anche Pierluigi Bersani, una partecipazione senza precedenti”.
Sant’Anna era considerato un luogo sicuro e molti erano sfollati lì, in montagna, dalla costa. A Sant’Anna, dove oggi il presidente della Regione Toscana ha partecipato alle celebrazioni per gli ottanta anni dalla liberazione d’Italia dal nazifascismo, i tedeschi massacrarono e uccisero chiunque: con le raffiche delle mitragliatrici, con colpi di pistola a bruciapelo, con i lanciafiamme, infierendo sui corpi dei bambini e sulle donne in dolce attesa. Non fu una rappresaglia, semmai un modo per tagliare i ponti tra popolazione e partigiani, sicuramente un eccidio pianificato a tavolino. Una strage come purtroppo molte altre c’erano già state e seguirono: più di ottocento episodi e circa 4.500 morti tra i civili solo in Toscana.
“Spesso siamo portati, sbagliando, a considerare la memoria solo una geografia di luoghi e un calendario di commemorazioni. Ma se la memoria si limitasse a questo, sarebbe a rischio con il passare degli anni, il succedersi delle generazioni e il venir meno dei testimoni” – evidenzia Eugenio Giani -. “C’è bisogno di una capacità di comprensione profonda, anche empatica, e vanno tenuti assieme impronta del passato e progetto del futuro. Solo così ci può essere vera memoria. E va fatto non un giorno all’anno, ma tutti i giorni dell’anno”.
“Ricordare il 25 aprile – prosegue ancora Giani – vuol dire non dimenticare le stragi nazifasciste, troppo a lungo rimaste impunite e nascoste negli armadi della vergogna. Vuol dire difendere i diritti dell’uomo e della persona e non dimenticare alcuna delle tanti anime della Resistenza: i partigiani, le donne e uomini che contribuirono a salvare migliaia di ebrei, oppositori e ricercati dal regime, gli operai e lavoratori che scioperarono nel marzo 1944 e che i fascisti consegnarono ai tedeschi, i militari italiani che all’indomani dell’8 settembre dissero “no” alla Repubblica di Salò”.
“Su tutti loro poggia la nostra Costituzione – conclude Giani – e quella Resistenza continua oggi in difesa e per la piena attuazione della nostra carta costituzionale”.










