C’era una volta la Coppa Internazionale: dal 1960 nascono gli europei per nazioni e trionfa l’Unione Sovietica

11 aprile 2024 | 20:42
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C’era una volta la Coppa Internazionale: dal 1960 nascono gli europei per nazioni e trionfa l’Unione Sovietica

Fasi finali in Francia in onore dell’ideatore della manifestazione Henry Delaunay: in finale finisce ko la Jugoslavia ai supplementari

Inizia oggi una rubrica dedicata agli europei 2024, la manifestazione dedicata alle nazionali continentali. L’Italia, come si sa, è campione in carica dopo la vittoria nel 2021 contro l’Inghilterra. Si parte con la storia della manifestazione, nata nel lontano 1960.

C’era una volta la Coppa Internazionale. Erano gli albori del calcio, l’Inghilterra viveva nel suo splendido isolamento di nazione che aveva inventato ed esportato la versione moderna del gioco e a dominare erano le nazioni mitteleuropee: Austria, Italia, Cecoslovacchia e Ungheria.
Furono queste quattro nazionali che, fino al 1960, fra alti e bassi della manifestazione, si contesero il trofeo che ha anticipato, storicamente, il campionato europeo per nazioni di calcio. L’albo d’oro vide vincere per almeno una volta tutte le nazioni partecipanti, salvo la Svizzera: due volte l’Italia (nel 1930 e nel 1935), una l’Austria (nel 1932), l’Ungheria (nel 1953) e la Cecoslovacchia (1960).
Poi a prevalere fu l’idea del primo segretario generale della Fifa, il francese Henry Delaunay. Morì nel 1955 ma fu il figlio Pierre a portare a termine il sogno del padre e a organizzare la prima Coppa delle Nazioni Europee, che di Delaunay porta il nome.

La prima edizione del campionato europeo per nazioni, dunque, è arrivata 30 anni dopo la “prima” dei mondiali, 44 anni dopo l’esordio della Copa America, il campionato sudamericano. E come tutte le prime edizioni fu un torneo fatto di defezioni e assenze importanti. Non c’erano le squadre della galassia britannica e neanche l’Italia, l’Olanda e la Germania Ovest campione del mondo e che del torneo sarebbe diventata futura protagonista. Si presentarono al via 17 squadre fra le quali tutte quelle del blocco sovietico e fu necessario un turno preliminare fra Irlanda e Cecoslovacchia prima degli ottavi di finale a scontro diretto con gare di andata e ritorno. Solo semifinali e finali, almeno fino al 1980, si disputavano nel paese organizzatore che per la prima edizione, per ovvi motivi, fu la Francia, che ospitò le gare dal 6 al 10 di luglio.

Dal barrage, dopo la rimonta nel preliminare della Cecoslovacchia con l’Irlanda (4-0 al ritorno dopo il 2-0 irlandese dell’andata) passarono ai quarti di finale Unione Sovietica, Francia, Romania, Austria, Jugoslavia, Portogallo, Spagna e ancora Cecoslovacchia, eliminando rispettivamente Ungheria, Grecia, Turchia, Norvegia, Bulgaria, Germania Est, Polonia e Danimarca. Tre i match ricchi di equilibrio: la Romania ebbe la meglio della Turchia grazie al 3-0 in patria (tre reti nella mezz’ora finale) ma soffrì perdendo 2-0 il match di ritorno a Istanbul; la Jugoslavia dopo il 2-0 a Belgrado rischiò la rimonta a Sofia prima di trovare l’1-1; infine la Danimarca che rese difficile la vita della Cecoslovacchia con il 2-2 all’andata a Oslo (uno-due micidiale danese nei primi 20’ di gara) prima di crollare nel ritorno a Brno.

Furono i quarti di finale a decidere le qualificate a Francia 1960. E ci fu il primo ‘caso’ politico della storia della manifestazione: il sorteggio aveva accoppiato l’Unione Sovietica e la Spagna franchista. Gli iberici, per ordine del caudillo, non si recheranno a Mosca e di conseguenza verrà assegnato ai sovietici il passaggio del turno a tavolino. Esattamente il contrario di quello che accadrà nel 1973 quando fu la Russia a decidere di non disputare lo spareggio per qualificarsi ai mondiali di Germania 1974 contro il Cile di Pinochet, appena salito al potere con un colpo di stato militare. In carrozza in semifinale si qualificano la Francia (5-2 in casa e 4-2 in trasferta con l’Austria) e Cecoslovacchia (doppio successo, 2-0 e 3-0, con la Romania). La Jugoslavia perde 2-1 l’andata in Portogallo ma ne rifila 5 (a uno) agli avversari nel match di ritorno.

In Francia si gioca a Parigi e a Marsiglia. Resta memorabile la partita fra i padroni di casa e la Jugoslavia al Parco dei Principi. I galletti a meno di mezz’ora dal termine si trovano sul 4-2 ma al 30’ gli slavi si scatenano e in quattro minuti ribaltano il match fino al 5-4 finale. Il match tuttora detiene il record del maggior numero di gol in una sola partita in una fase finale degli europei. Tutto facile, invece, nell’altra semifinale, con l’Urss che travolge la Cecoslovacchia per 3-0 con due reti di Ivanov e il gol di Ponedelkin.

Si arriva così alla finalissima del 10 luglio, all’indomani della ‘finalina’ vinta dai cecoslovacci sulla Francia per 2-0. Al Parco dei Principi non bastano i tempi regolamentari: al 43’ la sblocca Milan Galic per la Jugoslavia, il pari di Slava Metreveli al 4’ della ripresa. Si va ai supplementari ed il match si mantiene in totale equilibrio fino all’8’ del secondo tempo supplementare. A battere la resistenza del portiere Vidinic, e dell’intera nazionale jugoslava, è Victor Ponedelkin, il numero 9 della nazionale sovietica. Curiosità: il suo nome in russo significa ‘lunedì’ e proprio di lunedì (in Russia, visto il fuso orario) arrivò il trionfo al primo europeo della storia.

Il tabellino della finale

Unione Sovietica – Jugoslavia 2-1 dts
UNIONE SOVIETICA: Yashin, Chokheli, Maslenkine, Krutikov, Voinov, Netto, Metreveli, Ivanov, Ponedelkin, Bouboukine, Meshki. All.: Kachalin
JUGOSLAVIA: Vidinic, Durkovic, Jusufi, Zanetic, Miladinovic, Perusic, Sekularac, Jerkovic, Galic, Matus, Kostic. All.: Lovric
ARBITRO: Ellis (Inghilterra)
RETI: 43’pt Galic, 4’st Metreveli, 8’sts Ponedelkin
NOTE: Ammoniti Miladinovic