Quando Montaneli raccontava il Giro d’Italia

13 maggio 2016 | 18:42
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Quando Montaneli raccontava il Giro d’Italia

di Riccardo Cardellicchio

Il Giro d’Italia, che vede impegnati, due corridori delle nostre parti – Mori, di Molin d’Egola, e Bongiorno, di Fucecchio – riserva sempre sorprese. Rizzoli, il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport hanno pubblicato il libro Indro al Giro, a cura di Andrea Schianchi, classe 1967, giornalista della Gazzetta dello Sport.

Il libro contiene gli articoli che Indro Montanelli scrisse per il Corriere della Sera, seguendo le tappe, nel 1947 e nel 1948. Anni in cui il giornalista di Fucecchio era sempre in purgatorio, per avere aderito al fascismo. Poco importava che, poi, l’avesse avversato, fino al punto che era stato condannato a morte e rinchiuso nel carcere di Milano, da cui era fuggito per riparare in Svizzera.
Nel 1947 e nel 1948, Montanelli non poteva scrivere di politica. Guglielmo Emanuel, suo direttore, si raccomandò che si attenesse alla direttiva, che seguisse il Giro… e basta.
Che Montanelli tenesse conto della direttiva, era come dire a un leone di non ruggire. Sicché, i ‘pezzi’, ligi sotto l’aspetto dell’informazione sportiva, sono anche un viaggio nell’Italia di allora, di Bartali e Coppi, ma anche di Fiorenzo Magni, visto e considerato che, sì, il Giro del 1947, dominato da Bartali, fu vinto da Coppi nel 1948, però, fu appannaggio di Magni.
Gli articoli erano così godibili, ben fatti, con i suoi ‘sconfinamenti politici’, che il direttore decise di metterli in terza pagina. Montanelli aveva quanto il ‘Giro’, tutti e due erano nati nella primavera del 1909. Il giornalista, d’aprile, il Giro di maggio…