La riflessione

Luciani: “Il linguaggio dei giornalisti appiattito su quello sempre più povero dei politici”

17 marzo 2021 | 17:49
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Luciani: “Il linguaggio dei giornalisti appiattito su quello sempre più povero dei politici”

Lettera al direttore con un invito ad evitare l’abuso di metafore “trite, logore e consumate”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera al direttore di Luciano Luciani

Caro direttore,
non poche, e non poco fastidiose, le restrizioni e gli impacci introdotti da oltre un anno nella vita quotidiana per contrastare l’attuale pandemia da corona virus-19. Provvedimenti necessari, per carità, da rispettare e far rispettare, almeno secondo me, con un rigore maggiore di quello blando e lasco tenuto finora. C’è, però, un aspetto dell’attuale situazione che, giorno dopo giorno, mi risulta sempre più insopportabile e riguarda, ed è per questo che ti scrivo, i media, nessuno escluso: ovvero, l’uso a man salva e la generalizzata diffusione nell’informazione, on line, di carta e televisiva, di metafore trite, logore, consumate. Morte… Esse, simili a zombi linguistici, defunte ma ancora vive, si aggirano lungo le strade dell’informazione divorando ogni creatività, ogni capacità d’invenzione, ogni buon gusto con deprimenti effetti di saturazione sul già avvilito spirito pubblico. Per esempio, tanto per non rimanere nel vago, cosa te ne pare della fritta e rifritta metafora sportivo-pugilistica del “non abbassare la guardia”? E cosa mi dici della mitica “luce in fondo al tunnel”? C’è chi la vede e chi no, mentre chi scrive pensa ancora che questa immagine di una perforazione in forma di galleria sia riservata solo al mondo della droga e delle tossicodipendenze. E del “cambio di passo”, trasferita dal gergo dei forzati della corsa alla comunicazione veloce e sommaria praticata da ministri e sottosegretari, virologi, epidemiologi e tuttologi, cosa mi dici? Usurata ormai, almeno quanto la celeberrima e mai dimenticata “punta dell’iceberg” …

Perché, mi chiedo poi, i giornalisti si appiattiscono così pedissequamente sul linguaggio sempre più povero dei politici? E sì che gli attuali, a sinistra come a destra come al centro, non passano proprio per degli intellettuali raffinatissimi e non dovrebbero, quindi, rappresentare dei modelli da imitare.

Insomma, direttore, almeno voi giornalisti, che con le parole lavorate, cercate di fare un piccolo sforzo: un po’ più di coraggio, dunque, e un po’ più di fantasia per piccole e originali “botte di vita” fatte di vocaboli. Forse, è anche creando parole e immagini nuove che contribuirete a prefigurare tempi diversi dagli attuali e, chissà, anche migliori.