Toscana, istituzioni e imprese insieme per far ripartire l’economia

14 ottobre 2014 | 17:03
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Toscana, istituzioni e imprese insieme per far ripartire l’economia

La Toscana è ancora una meta ambita e sembra volerlo essere sempre di più, non solo per i turisti, ma anche per coloro che in Toscana vogliono investire e produrre, fare industria, creare ricchezza e posti di lavoro. E’ questo il quadro che è emerso dal convegno Una toscana attrattiva per far ripartire l’Italia tenutosi stamani (14 ottobre) nella sede fiorentina di Confindustria, promosso in collaborazione tra Regione Toscana, Invest in Tuscany e Confindustria Toscana, in cui, tra gli altri, è intervenuto anche Ferruccio Ferragamo, erede dello storico marchio il cui fondatore Salvatore scelse proprio la Toscana come sede della sua attività.

“Condividere obiettivi e azioni”, esorta il presidente di Confindustria Toscana Pierfrancesco Pacini, per fare della Toscana una piattaforma industriale aperta agli investimenti esteri, capace di incrementare ancora le ottime performance dell’export (+ 7% nel secondo trimestre 2014, 4 volte la media nazionale, 6 punti più della Lombardia) e traghettare l’Italia fuori dalla crisi, “puntando a portare la presenza di multinazionali dall’attuale 1,3 a oltre il 3% del Pil”.
Perché questo accada, al fascino da sempre esercitato grazie al mix di arte cultura paesaggio e buona qualità della vita, devono sempre di più legarsi altri fattori: la marcia in più per richiamare da tutto il mondo gruppi industriali che trovino in Toscana le potenzialità per espandersi. Come potenziare questa naturale vocazione è la domanda cui hanno su fronti diversi cercato risposte due ricerche commissionate da Confindustria e presentate stamane al convegno.
Il progetto di marketing unitario, cui lavora Toscana Promozione con il suo direttore Stefano Giovannelli, punta sui territori e individua settori di volta in volta di punta, eccellenze come l’hi tech, l’Ict, l’energia che trovano già l’interesse di paesi europei classici e di una serie di paesi emergenti. Secondo la ricerca di Klaus Davi invece grazie a grandi nomi ed ambasciatori di eccezione come Gucci, Ferragamo, Prada, ma anche come Pieraccioni o Sting e di produzioni enogastronomiche tipiche e di qualità, il “brand” Toscana potrebbe ulteriormente penetrare nei mercati emergenti. La ricerca suggerisce di promuovere il “turismo di prodotto”, flusso turistico che può anche essere catturato (si parla di oltre 10 milioni di visitatori ogni anno) oltre che dallo shopping, anche da musei costruiti da privati, per valorizzare e raccontare determinati marchi (sull’esempio, ancora raro in Italia, dei musei Gucci e Ferragamo a Firenze, del museo Piaggio a Pontedera) ma anche prodotti (dai giornali stranieri emerge ad esempio il gradimento verso iniziative tipo museo del Pecorino di Pienza, dell’orafo ad Arezzo e così via). O ancora, sono ritenute utili forme di “contaminazione culturale”, come sfilate nei musei, o l’uso di testimonial famosi che possano fare da traino per interi territori e distretti produttivi.
L’analisi del Censis mette a fuoco la percezione delle imprese toscane. Quasi due terzi degli imprenditori toscani ritiene che vi siano potenzialità inesplorate. Anche se pensa che la vitalità delle imprese straniere in Toscana sia in calo. Il 75% del campione vorrebbe concentrare investimenti esteri sui settori del turismo, dell’agroalimentare, della moda. Spiega Giulio De Rita nell’illustrare la ricerca a campione che gli imprenditori si mostrano preoccupati per l’effetto “shopping” delle imprese straniere ma, nello stesso tempo, riconoscono l’utilità di tali investimenti, pur consapevoli che il cuore del made in Italy deve restare in Toscana. Conciliare le due cose in realtà è possibile. Capitali stranieri e cuore toscano:è successo con Gucci che ha a sua volta salvato Richard Ginori, con Nuovo Pignone e General Electric. “
Anche la giustizia sembra voler aiutare l’economia. Se fra i fattori che favoriscono gli investimenti esteri c’è sicuramente una pubblica amministrazione che funziona, una novità importante è l’annuncio del presidente del Tribunale di Firenze Enrico Ognibene su l’avvio imminente della cancelleria telematica. Grazie al Tribunale telematico delle imprese, realizzato anche tramite un progetto regionale, i procedimenti civili telematici vedranno un drastico accorciamento dei tempi.
“Il messaggio conclusivo è che la Regione c’è, è un punto di riferimento, ed è possibile provare a risolvere insieme i problemi”. Così si è espresso il presidente Enrico Rossi al termine della mattinata. Rossi ha detto inoltre di ritenere l’industria manifatturiera una presenza fondamentale e di considerarsi alleato e fratello di quegli imprenditori che gli utili li reinvestono per fare produzione e per dare lavoro. Meno di quelli che magari hanno fatto fallimento e sono ricchi come prima. Secondo Rossi la competitività Toscana, che anche il Financial Times ha confermato di recente, si deve anche alla scelta della Regione di creare un ufficio unico, una tavolo a cui ha chiamato le imprese intenzionate ad investire. Questo ha dato alla Toscana credibilità e affidabilità, e risultati concreti come nel caso Ikea. “La presidenza della Regione – ha spiegato – ha un atteggiamento amichevole verso chi investe. Così ci si fa un buon nome”. Rossi parla inoltre delle coste toscane: “Abbiamo bisogno di muovere le acque sulla costa – ha ammesso il presidente Rossi – A Viareggio finanziamo il Carnevale, mettiamo soldi anche per il Pucciniano. Però bisogna che anche gli imprenditori un po’ si muovano. Ci siamo seduti sulla sabbia, bisogna ricominciare a correre”. C’è spazio anche per La Francigena che resa tutta percorribile e messa in sicurezza, rappresenta per Rossi una operazione importante, grazie alla quale ora si parla di un pezzo di Toscana meno sotto gli occhi di tutti. “Ma a quale turismo puntiamo? – si è interrogato – di massa o di qualità? Anche Firenze dovrebbe fare questa riflessione. Per la convegnistica poi non disponiamo di strutture adeguate. Su questo terreno si stanno candidando due città, Firenze con il polo grandi eventi e Pisa con la cittadella aeroportuale. Due iniziative che vanno supportate e che possono convivere”. Quanto alla questione delle cave di marmo Rossi promette che anche su questo tema sarà trovato un punto di equilibrio. “Il marmo “tira” – commenta – e noi siamo abbiamo interesse a che si lavori più a Carrara e che la sua ricchezza dia più lavoro a questa terra”.