Province, Rossi firma l’accordo: “Sarà Regione nuova”

4 febbraio 2015 | 17:34
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Province, Rossi firma l’accordo: “Sarà Regione nuova”

“Nasce una Regione nuova, una Regione che cambia per competenze e per compiti e che ridefinisce il suo ruolo. Una Regione di cui diverrà parte entro tre mesi il personale delle Province legato alle funzioni che torneranno di competenza regionale”. Così il presidente Enrico Rossi ha sintetizzato il valore dell’accordo sul trasferimento e la ricollocazione del personale delle Province firmato oggi con i sindacati e con l’associazione dei Comuni (Anci), e che mette in fila impegni e passaggi del percorso di riorganizzazione delle Province e delle funzioni a suo tempo delegate a questi enti dalla Regione e dai Comuni, percorso che si completerà con l’approvazione della proposta di legge che la giunta regionale ha licenziato qualche settimana fa. “Con la nostra legge – prosegue il presidente – abbiamo attuato il riordino delle competenze regionali, a noi richiesto dalla legge Del Rio, basandoci su tre principi: il principio di vicinanza (laddove possibile sempre meglio decentrare per essere più vicini al cittadino), di adeguatezza (alcune questioni devono essere invece gestite da adeguata distanza) e di separazione (i cittadini devono avere ben chiaro qual è l’ente competente a seconda della materia). In quest’ottica abbiamo deciso di riportare alla Regione le competenze su agricoltura, ambiente e formazione stabilendo un termine di tre mesi per definire il transito del personale dalle Province nell’ambito di queste funzioni”.

Più in dettaglio, con la riforma la Regione si riapproprierà delle funzioni provinciali in materia di agricoltura, anche quelle delegate a Unioni di Comuni, si occuperà di forestazione, caccia e pesca, orientamento e formazione professionale (compresa la formazione degli operatori turistici), avrà competenze in materia di rifiuti, difesa del suolo, tutela della qualità dell’aria e delle acqua, inquinamento acustico ed energia. Il Genio Civile sarà presente nei territori e competente per progettazione, manutenzione e polizia idraulica.
L’accordo di oggi, stipulato all’indomani dell’approvazione in giunta della legge, e alla vigilia del suo iter in Consiglio regionale, definisce una road map verso la realizzazione della riforma, mettendo al centro soprattutto le garanzie occupazionali. “A questo proposito – ha detto il presidente – voglio che parta anche un cammino di incontro con il personale delle Province, per superare la rabbia e la demotivazione di questi mesi, e incominciare un percorso di coinvolgimento e rimotivazione. E’ auspicabile per esempio che anche questa riorganizzazione avvenga attraverso un processo di ascolto dei dipendenti delle Province”.
Era presente al tavolo, ma ha deciso di non firmare l’accordo l’Upi, l’associazione delle Province, che pur condividendo lo spirito complessivo dell’intesa, ha voluto rimarcare il mancato accoglimento di un emendamento riguardante le risorse da attribuire da parte della Regione alle Province, nel quale si richiedeva di assegnare non una quota parte in relazione a questa fase di transizione, ma la totalità dei finanziamenti del 2015 ,al fine di riuscire a compensare i forti tagli dovuti al Patto di stabilità, mantenendo così in equilibrio i bilanci e garantendo le retribuzioni ai dipendenti. “Noi – ha evidenziato il presidente Rossi – ci siamo impegnati a garantire la nostra quota parte dei finanziamenti alle Province fino al giorno in cui le competenze e il personale resteranno in carico a questi enti. Questo è il nostro impegno. Vorrei ricordare come questa operazione di riordino abbia di per sé un costo significativo (tra i 20 e i 25 milioni) per le casse regionali, : è un sacrificio necessario però a dare senso e contenuti a questa riforma”.
Ma quale sarà la Regione che nascerà da questa riforma? Rossi la descrive così: “Da una Regione concepita come una sorta di staterello, quella uscita dalla riforma del 2001, si passerà ad una Regione più presente nei territori, che governa, che fa più amministrazione, più vicina al cittadino. Mi piace l’idea di una Regione che si fondi su questi principi”. Il presidente ha colto anche l’occasione per evidenziare come questo percorso di riforma, di cambiamento e snellimento non debba riguardare solo Regione, Province e Comuni ma anche lo Stato: “La politica, dei passi concreti verso il cambiamento, li ha fatti: si è avviato un processo di riordino delle competenze per cui le Province cessano di essere un ente autonomo, e anche la Regione si ridimensiona: in pochi anni da 65 consiglieri si passerà a 40, da 14 assessori a 8. Sono segni concreti, che sarebbe auspicabile arrivassero anche dallo Stato. Perchè, per dare senso a questo cammino di riforme, abbiamo bisogno di uno Stato più efficiente, più leggero e meno costoso”.

L’accordo nel dettaglio
L’accordo firmato mette in fila impegni e passaggi, nelle more della riorganizzazione delle funzioni provinciali che si completerà con l’approvazione della proposta di legge che la giunta regionale ha approvato il 19 gennaio scorso e che ora è all’attenzione del Consiglio. Invita le province, così come sta facendo la Regione, a dichiarare gli “esuberi” del personale in possesso dei requisiti previdenziali pre-Fornero; impegna la Regione a farsi carico del personale impiegato nelle funzioni che a questa saranno trasferite; gli enti territoriali e statali a mettere in atto tutti gli strumenti per ricollocare il rimanente personale. Nell’intesa siglata stamani c’è scritto che salari e inquadramento dei lavoratori delle Province rimarranno inalterati (salario accessorio e posizione giuridica compresa), si ricorda che il personale sarà trasferito assieme alle funzioni e nei trasferimenti saranno presi in considerazione anche gli assunti a tempo determinato e i co.co.co. Nelle dieci province toscane lavorano quattromilacinquecento persone.
L’accordo ribadisce anche che al tavolo di confronto regionale dovranno essere definiti criteri generali, certi e omogenei, per il personale interessato al trasferimento. Il trasferimento del personale conseguente al passaggio delle funzioni alla Regione, ai Comuni o alle Unione dei Comuni, non comporterà necessariamente il cambiamento della sede di lavoro. La Regione, per esempio, per favorire il mantenimento dei servizi il più possibile vicini ai cittadini, aprirà degli uffici territoriali in ogni Provincia e città metropolitana.