Cgil su riforma sanità: “Ok Asl più forti, ma si organizzino i servizi territoriali”

27 febbraio 2015 | 11:30
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Cgil su riforma sanità: “Ok Asl più forti, ma si organizzino i servizi territoriali”

Sanità, sempre più vicina la riforma secono cui le Asl da 11 dovrebbero diventare 3, cui vanno aggiunte le tre aziende ospedaliere universitarie. Sul tema interviene la Cgil regionale: “La Cgil, insieme alla categoria del pubblico impiego e ai pensionati dello Spi, fin da subito ha detto che a fronte dei continui tagli ai fondi del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) una riorganizzazione ci stava, ma non a prescindere. Se le Asl devono essere tre per evitare pericolosi accentramenti, bisogna rafforzare e strutturare l’attività sanitaria locale, lo prevede espressamente e prioritariamente del resto la delibera di riferimento della proposta di legge, la 1235/2013. Un richiamo nella legge a quel provvedimento ci pare necessario perché non è vero che è stato già fatto tutto. Restano da potenziare le cure intermedie, le case della salute e da realizzare la piena integrazione socio-sanitaria. Quando si tratta di risposte e servizi certi per i cittadini non si può utilizzare la politica del carciofo”.

“Vanno bene Asl più forti – prosegue Cgil – ma restano ancora da dare risposte idonee e appropriate a livello territoriale avendo sempre ben presenti le fasce più deboli della popolazione, quella anziana, ma non solo. Quindi, fermo restando la condivisione dei valori che determinano le scelte di riforma e la volontà di riaffermare un sistema universale ad intero governo pubblico, riteniamo che il rafforzamento di ruolo di programmazione di area vasta previsto nella legge dovrebbe già indicare le basi su cui costruire il delicato percorso di programmazione: dati epidemiologici e demografici, flussi di attività, analisi dei bisogni e mappatura delle competenze al fine di poter individuare nel percorso di monitoraggio successivo i punti deboli e le criticità su cui successivamente intervenire (ad esempio liste di attesa, fughe e crescita del privato in particolar modo). Altro ancora ci sarebbe da dire e lo abbiamo detto in sede di audizione presso le commissioni consiliari regionali, ma, conclusivamente, visto che siamo fermamente convinti che non possano esserci riforme dei servizi pubblici non condivise e partecipate dagli operatori e dai cittadini chiediamo la legge preveda adeguati momenti di confronto regionale e locale riconfermando quanto previsto dalle norme precedenti”.