Braccini (Fiom Cgil): “Settimo anno di crisi e non si vede la luce”

30 aprile 2015 | 09:58
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Braccini (Fiom Cgil): “Settimo anno di crisi e non si vede la luce”

Domani (1 maggio) si celebra la festa del lavoro. E il segretario regionale della Fiom, Massimo Braccini, fa il punto sulle diverse situazioni del territorio, soprattutto in ambito metalmeccanico: “Il primo maggio, giornata di festa e di lotta – dice Braccini – riassume in sé l’atto di nascita del movimento operaio che rivendicava migliori condizioni lavorative nello scenario della rivoluzione industriale accompagnato dalla parola d’ordine: 8 ore di lavoro, 8 ore di svago, 8 ore per dormire. Oggi invece sembra che siamo alla controrivoluzione, alla rivincita del capitale sul lavoro: si svalorizza il lavoro, si abbassano le tutele e i diritti dei lavoratori in nome della modernità mentre la disoccupazione regna imperante. Multinazionali a briglia sciolta stanno facendo il bello e cattivo tempo anche in Toscana, ultima in ordine di serie l’annuncio della chiusura,dall’oggi al domani, della azienda Smith di Saline di Volterra con 193 lavoratori che stanno lottando con onore per salvaguardare il posto di lavoro. La libertà di associazione, il diritto di coalizione sono stati il risultato di dure lotte e sacrifici perché anche allora erano ritenuti incompatibili con il libero mercato. Il movimento operaio nasce con l’idea di esprimere una rappresentanza universale del lavoro, della classe operaia, perché cosciente che alla logica del capitale, che non ha confini nazionali, bisognava provare a organizzare un’entità che avesse la stessa forza e le stesse dimensioni, ma in un’ottica dove in ogni paese il proletariato dovesse anzitutto sbrigarsela con la propria borghesia”.

“Siamo al settimo anno di crisi e non si nota un barlume di ripresa, questo sta aprendo sempre più scenari preoccupanti nei suoi aspetti sociali, istituzionali e politici. Il governo sta utilizzando la crisi per ridisegnare l’assetto complessivo del nostro paese, alimentando tutti gli aspetti di possibile divisione tra i lavoratori. La vera forza di un governo sarebbe quella di tenere a freno la libertà d’azione indiscriminata delle multinazionali, non ridurre le tutele di chi lavora. Non a caso oggi vengono messi in discussione i diritti collettivi come lo statuto dei lavoratori, il contratto nazionale e il sistema di sicurezza sociale, perché ritenuti incompatibili con il libero mercato. Quando in un paese un Governo porta avanti un programma su cui non ha ricevuto nessuna legittimazione democratica e si va avanti a colpi di fiducia o decreti, si pone un problema per la democrazia. Noi continuiamo a batterci perché il lavoro sia emancipazione, realizzazione della persona, rispetto della dignità dei lavoratori e mai senza diritti perché non sarebbe un lavoro. L’incertezza del lavoro e nella vita, la paura del futuro, la mancanza di speranze, rappresentano il terreno per una deriva autoritaria che va assolutamente contrastata. Per questo la riunificazione del lavoro e la democrazia rimane una delle condizioni strategiche per il movimento sindacale accompagnate dalla lotta per ritessere le fila di una lunga storia per garantire la rappresentanza sociale come espressione autonoma nell’interesse dei lavoratori e del paese”.