Il comune di Empoli accoglie gli imputati che chiedono la messa alla prova per i reati minori. Faranno i lavori di pubblica utilità

3 luglio 2015 | 13:38
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Il comune di Empoli accoglie gli imputati che chiedono la messa alla prova per i reati minori. Faranno i lavori di pubblica utilità

A Empoli d’ora in poi sarà possibile per alcuni imputati in processi per reati minori, sostituire le pene detentive con lavori di pubblica utilità. Il comune, infatti, dopo il voto del consiglio comunale, ha deciso di avvalersi della collaborazione di persone che scelgono la “Probation”, ovvero la “messa alla prova” da richiedere da parte dell’impuntato prima del pronunciamento della sentenza definitiva durante il dibattimento del processo per reati minori.
Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la convenzione per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità al comune di Empoli, grazie a un accordo con il tribunale di Firenze e con l’ufficio di esecuzione penale esterna. In base a questo accordo, reso possibile dalla legge 67 del 2014 e applicabile solo per i reati che hanno come pena massima 4 anni o contravvenzioni, i reati che prevedono il pagamento di un’ammenda, l’imputato potrà svolgere lavori socialmente utili per il comune se viene accolta dal giudice la sospensione del dibattimento e la “messa alla prova” in lavori di pubblica utilità.
La messa alla prova offre agli imputati la possibilità di evitare il pronunciamento della sentenza di condanna e di mantenere la fedina penale pulita. In cambio devono accettare una serie di impegni, legati al risarcimento del danno e al lavoro di pubblica utilità, ovviamente non retribuito. La messa alla prova da un lato è un’occasione di recupero per chi ha sbagliato una sola volta, dall’altro contribuisce a ridurre il contenzioso penale, permettendo ai giudici di concentrarsi sui delitti che creano più allarme. Gli imputati che si avvalgono della misura alternativa prima di arrivare la pronunciamento della sentenza potranno operare per conto del comune di Empoli in questi ambiti: tutela del patrimonio ambientale e culturale, manutenzione di aree di verde pubblico, eventuale tutela e manutenzione del patrimonio comunale, attività da svolgersi nel settore dei lavori pubblici e in altri settori del Comune, ma anche assistenza e supporto alle funzioni educative museali e bibliotecarie, supporto a specifici progetti di natura socio-culturale. In ogni caso il numero massimo di persone ammesse al lavoro di pubblica utilità che il Comune è disponibile ad accogliere non potrà essere superiore a 4.
“Crediamo che gli enti locali possano contribuire positivamente a mettere in pratica lo spirito della legge impiegando gli imputati e gli indagati per i reati meno gravi in attività amministrative ed esecutive di vario genere e in affiancamento al personale del Comune. La legge – spiega l’assessore alle politiche sociali Lucia Mostardini – introduce questo nuovo istituto della messa alla prova con l’obiettivo di favorire il reinserimento, decongestionando il processo penale per reati circoscritti e di lieve entità e allarme sociale”.