Toscana, la recessione si è fermata. Grazie all’export

3 luglio 2015 | 11:19
Share0
Toscana, la recessione si è fermata. Grazie all’export

La recessione in Toscana nel 2014 sembra essersi arrestata, in anticipo rispetto all’Italia, e la crisi iniziata nel 2008 appare finalmente alle spalle. Ma ancora non si può parlare di ripresa, attesa da tre anni e che arriverà nel 2015, rispetto alla peggior crisi dal dopoguerra in poi. Nell’anno appena trascorso la crescita del Pil toscano è stata infatti sostanzialmente nulla, anche se migliore dell’Italia. Crescita zero contro il -0,4%, dovuta come sempre ai migliori risultati sul fronte dell’export (+4,3%). Il che non è una novità, anche se nel 2014 la contrazione della domanda interna è stata inferiore al ritmo, in discesa, tenuto nei due anni precedenti. E’ quanto emerge dal rapporto annuale sulla situazione economica e sul mercato del lavoro presentato stamani a Sant’Apollonia, a Firenze, da Unioncamere e Irpet, l’istituto di programmazione della Regione.

La Toscana si conferma nel 2014 come la regione che ha meglio tenuto rispetto al resto d’Italia. Un dato che non è una novità: fin dal 2008 la Toscana ha infatti subito danni minori dalla crisi, nonostante che le cadute del Pil, dell’occupazione e degli investimenti non possano comunque essere ignorati e debbano destare preoccupazione. Lo scenario internazionale estremamente incerto di questi giorni rende ovviamente instabili le stime. Più di sempre. Spread e tasso di cambio sono determinanti, sottolineano i ricercatori, più di quanto si possa pensare. Stando alle previsioni dei ricercatori il prodotto interno toscano dovrebbe comunque crescere nel 2015 dell’1,2%, meglio dell’Italia che oggi è prevista al +0,8%, e del 1% nel 2016. E dovrebbe crescere ancora grazie all’export (+5,6%), cui però dovrebbe seguire anche una ripresa della domanda interna e soprattutto dei consumi delle famiglie (+1.1%), che valgono comunque il doppio di tutte le esportazioni.

Posti di lavoro, si arresta l’emorragia: 24mila ancora da recuperare
Torna il segno positivo anche sul fronte dell’occupazione: nel 2014 rispetto al 2013 gli occupati, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, sono stati 520 in più e sarebbero aumentati, rispetto alle prime rilevazioni dell’Istat, di quasi 7 mila unità nel primo trimestre del 2015. Va detto che ne sono stati persi però 24 mila tra il 2008 e il 2014 e circa 18 mila se il confronto lo si fa con il primo trimestre di quest’anno. Anche se è pur sempre un saldo migliore di altre regioni. Da notare che, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, il primo trimestre 2015 segno un saldo positivo tra assunti e cessati (+33 mila, il miglior risultato dal 2009) e crescono all’interno i contratti a tempo indeterminato.

Crisi ammortizzata dalla coesione
Inoltre, alta appare la coesione sociale. Gli indicatori dicono infatti che negli ultimi sei anni cassa integrazione, diminuzione degli orari di lavoro e part-time hanno consentito di ammortizzare gli effetti della crisi distribuendoli su un più alto numero di persone. Sono state salvaguardate le posizioni dei soggetti più deboli, è aumentata di meno che altrove la povertà e non è peggiorata la distribuzione dei reddito. Lo attesta anche l’ultimo rapporto della Banca d’Italia.

Il distretto non è morto
Sopravvivono e tengono anche i distretti, un modello dato più volte per morto ma che in Toscana sembrerebbe mantenere una sua vitalità. Rispetto agli anni Settanta molto è cambiato: nei distretti si sono fatte strada imprese leader e talvolta grandi imprese. Ma il clima basato su principi di competizione-cooperazione si è in parte replicato.

Servono nuovi investimenti
Le luci non devono comunque far dimenticare le ombre, avvertono gli esperti. L’occupazione si è contratta, la disoccupazione in sei anni è più che raddoppiata, con punte ancora più preoccupanti per la componente giovanile. Gli investimenti sono crollati, pubblici e privati. E la ripresa, preannunciata, ancora è troppo flebile per recuperare tutti i posti di lavoro persi. Per creare lavoro occorre tornare ad investire. Nel 2007 gli investimenti erano pari circa a 22 miliardi, cui si era arrivati con una crescita media annua del 2,8%. Oggi ammontano a circa 14 miliardi. Non è bastato neppure che la Toscana abbia speso e centrato per intero gli obiettivi indicati dal ministero per fondi europei a disposizione, unica regione italiana assieme all’Emilia Romagna, tra quelle a statuto ordinario e del centro-nord, ad averlo fatto all 31 maggio per Fesr e Fse (ovvero fondo sviluppo regionale e fondo sociale).

500 mila euro l’anno e 50 mila occupati in più tra dieci anni
Se la Toscana recuperasse il passo che aveva, solo nel 2031 si tornerebbe a quei livelli di investimento. Con 500 milioni in più ogni anno – e dunque un ritmo più sostenuto, almeno fino al 2020 – i tempi per ritornare alla situazione precrisi si accorcerebbero di otto anni e dunque il 2023. E nel 2025 si potrebbero avere 50 mila occupati in più. Se la Toscana centrale esce inoltre tutto sommato bene dalla crisi, a soffrire è soprattutto la costa. La crisi ha accentuato le disparità territoriali, in Italia come in Toscana. Da qui la scelta della Regione di concentrare proprio sulla costa numerosi dei nuovi investimenti, dalla darsena Europa alla Tirrenica o gli interventi su Piombino, per risolvere almeno parte di tali disparità.

L’export come valore aggiunto
Cresce l’export: +4,4%, dal 2008 il 25 per cento in valore in più e dunque meglio della Germania. Cresce assai più delle importazioni (+1,8%). E migliora dunque la bilancia commerciale toscana. Si attenuano le difficoltà sul fronte dell’accesso al credito e poiché il denaro costa di meno di un tempo, ci guadagnano le imprese: 90 milioni il risparmio stimato nel 2014 per le società di capitali. Crescono nel 2014 anche i consumi delle famiglie (+0,7%), ma la domanda interna toscana cala: per gli investimenti pubblici e privati in diminuzione (-3%) ma che potrebbero tornare a crescere nel 2016 e per i consumi della pubblica amministrazione (-1%), sottoposta alla cura dimagrante della spending review e con minori risorse a disposizione.

Consumi interni in leggera ripresa
Se gli investimenti e la spesa pubblica è in calo, sono tornati a crescere i consumi dei cittadini (+0,7%): un po’ per la spesa dei residenti e un po’ per quella dei turisti, dove ad aumentare nel 2014 sono stati più quelli italiani (+2,5%) che quelli stranieri (+0,1%). Nella ripresa dei consumi interni ha avuto un peso anche la riduzione dei prezzi, determinata dal calo dei beni energetici. Questo è stato di sollievo per i bilanci delle famiglie, ma anche per quelli delle imprese consentendo alle aziende di ricostruire in parte i margini di profitto con una leggere crescita (+0,4%) del valore aggiunto con l’unica eccezione di agricoltura e costruzioni.

Produzione in calo, ma cresce la farmaceutica
La produzione di beni e servizi continua invece a flettere (-1,3%), anche se su ritmi meno accentuati che in passato. Si contrae il fatturato dell’edilizia (-6,5%), che più sembra aver patito quella che tutti definiscono la peggiore crisi dal dopoguerra: mancano le commesse. Cresce nell’industria la farmaceutica e continuano a far registrare performance sostenute le imprese dei comparti ad elevato contenuto tecnologico. Segnali di tenuta arrivano dall’industria meccanica e dall’elettronica, mentre ancora pesante è la flessione del sistema-casa.

Tornano a crescere anche le imprese
I fatturati aziendali sono rimasti nel complesso nel 2014 stabili sui valori dell’anno precedente. Arretra ancora il fatturato delle imprese artigiane (-4,2%), che diminuiscono. Tra quelle chiuse e quelle aperte il saldo è negativo per 1031 unità. Nel complesso le imprese toscane prese nella loro totalità però crescono: + 0,6%, con la maggior crescita (+1,3%) nel terziario e le maggiori perdite nell’agricoltura (-603 unità) e edilizia (-699). Con le imprese più giovani che si confermano le più dinamiche.

Mentre si presentano i risultati del 2014, gli occhi sono comunque tutti puntati sul 2015 e su quello che potranno essere i risultati per l’anno in corso. Se il fattore trainante della ripresa prevista per il 2015 sarà ancora il mercato internazionale – per i vantaggi, dicono gli esperti, offerti anche dall’indebolimento dell’euro – un contributo positivo sembra che potrà venire proprio dalla domanda interna, ribaltando uno scenario che oramai durava da troppi anni. Si prevede che aumenteranno ancora i consumi individuali (+1,1%), per la crescita del reddito disponibile e la frenata dei prezzi. E terranno gli investimenti, che nel 2016 potrebbero tornare ad aumentare.