Poste, il sottosegretario Giacomelli: “Stupito da Rossi”. Il governatore: “Non ho dato nessun ok alla chiusura degli uffici”

17 luglio 2015 | 19:19
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Poste, il sottosegretario Giacomelli: “Stupito da Rossi”. Il governatore: “Non ho dato nessun ok alla chiusura degli uffici”

“Sinceramente sono sorpreso dalle parole del governatore della Toscana Enrico Rossi. Il tavolo con Poste e Agcom sulla chiusura degli uffici è stato aperto già da molti mesi, su sollecitazione diretta del governo e con la partecipazione della Conferenza delle Regioni e di Anci. Io stesso ho incontrato qui al ministero l’amministratore delegato di Poste Caio, il presidente di Agcom Cardani, il presidente Chiamparino e i vertici di Anci per affrontare il problema”. E’ quanto puntualizza in una nota il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli.

Proprio Rossi, ricorda, “ha accompagnato Chiamparino nel primo incontro a Roma che, a seguito di questa iniziativa del governo, ha dato il via ai confronti regionali. In questi mesi si sono svolti centinaia di incontri di Poste in tutte le regioni italiane: in molti casi sono stati seguiti direttamente dai presidenti di regione, insieme con i sindaci; in altri casi no. In Toscana, oltre a circa 50 confronti con le amministrazioni territoriali, si sono svolti incontri con la Regione (Rossi ha delegato il suo capo di gabinetto) alla presenza di 15 sindaci coinvolti dalla Regione stessa, della presidente di Anci Toscana Sara Biagiotti e del presidente di Uncem Oreste Giurlani”. Al termine di queste serie di incontri Poste, “oltre ad assicurare il rispetto di tutti gli obblighi previsti dal servizio universale, si è detta disponibile a eliminare 6 uffici dal piano di razionalizzazione. La Regione Toscana ha segnalato un ulteriore ufficio e Poste ha accolto la richiesta”.
Qualche settimana fa, prosegue Giacomelli, “ho nuovamente convocato Regioni, Anci, Uncem, Poste e Agcom per una valutazione complessiva. Tutti hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto, il metodo adottato e i risultati raggiunti. Il governo continua a essere preoccupato per l’impatto che può avere la chiusura di uffici che spesso rappresentano la presenza dello Stato. Ho chiesto quindi a Poste la disponibilità a proseguire questo lavoro di confronto per individuare, con gli enti locali, modalità di collaborazione e sinergie e assicurare ai cittadini piena fruizione di servizi innovativi e universali. Immaginavo che tutto questo fosse noto anche al presidente Rossi”.
Parole a cui il governatore della Toscana replica immediatamente. “Non abbiamo mai dato assenso, né formalmente né informalmente, al piano di chiusura degli uffici postali avanzato da PosteItaliane. Neppure dopo la disponibilità della stessa azienda a mantenere aperti 7 dei 65 uffici destinati, secondo il piano di razionalizzazione, alla chiusura. Posteitaliane ha invece comunicato al mio Capo di Gabinetto Ledo Gori che si sarebbe proceduto alla chiusura di 59 uffici e dal 17 giugno sono cominciate ad arrivare le lettere ai sindaci in cui Posteitaliane annunciava questa volontà”.
“La decisione, dopo la sospensione pre elettorale del piano – prosegue Rossi – è stata quindi presa da PosteItaliane in modo del tutto autonomo e unilaterale senza nessun accordo e senza nessuna discussione effettuata al tavolo appositamente istituito con la Regione, 15 sindaci e la presidente di Anci Toscana. Immaginavo che questo fosse noto al sottosegretario Giacomelli e soprattutto fosse noto ai vertici di Poste”.
“La reazione di Poste, assolutamente inadeguata alle nostre proteste, in ogni caso – conclude Rossi – ci spinge a deliberare sin dalla prossima settimana la rescissione delle convenzioni che la Regione Toscana ha in essere con Poste per i servizi regionali, a meno che non si riapra immediatamente un tavolo alla presenza di sindaci e Regione che consenta di ridiscutere un piano di razionalizzazione per noi inaccettabile. E’ evidente che qualcuno ha raccontato al sottosegretario Giacomelli cose errate, non rispondenti alla verità. Sono sicuro che nessun sindaco, né il Capo di Gabinetto Ledo Gori, hanno mai dato l’assenso a questo piano sciagurato”.