Corte dei Conti, bilanci della Regione in ordine. Rossi: “Noi come la Germania”

La Corte dei conti invita la Regione ad andare avanti nel piano di razionalizzazione delle società partecipate: un patrimonio che nei bilanci della Regione vale quasi 150 milioni, con una perdita di esercizio nel 2014 di 5,3 milioni. “Lo faremo”, risponde il presidente della Toscana, Enrico Rossi, che difende però gli investimenti su Fidi Toscana e il tentativo di salvataggio delle terme.
“Si tratta di una questione complicata – ammette Rossi – Ma gli investimenti nella finanziaria Fidi, che da solo vale metà delle partecipate della Regione, andrebbe considerato come un contributo all’economia toscana e al superamento della crisi. Noi siamo una regione di piccole e medie imprese e di artigiani, che hanno già grosse difficoltà di accesso al credito. Se non ci fossero Fidi e gli altri confidi, ma soprattutto Fidi, a fare da garanzia, credo che la situazione sarebbe ancora peggiore. I 2,8 milioni di euro che noi abbiamo nel disavanzo di Fidi nel 2014 sono dovuti a sofferenze inferiori a quelle che hanno altre banche”.
“Quanto alle terme – aggiunge il presidente Rossi – è di fatto fallito il tentativo di privatizzazione. Se però decidessimo di chiuderle dall’oggi al domani non solo cancelleremo centinaia di posti di lavoro ma faremo perdere identità a tre città come Montecatini, Casciana Terme e Chianciano. Lo stesso vale per i poli fieristici di Arezzo, Carrara e Firenze, che aiutano la promozione dell’economia dei territori”.
Il presidente della Toscana risponde anche al rilievo sulla crescita del disavanzo: 2 milioni e 622 mila euro nel 2014. “Si tratta di un fatto tecnico – dice – e in fondo anche la Corte lo ha evidenziato. Non è neppure la prima volta. Cresce perché anziché ricorrere all’accensione di mutui e prestiti abbiamo deciso di finanziare molti investimenti contando sulla liquidità di cassa. In questo modo abbiamo risparmiato l’onere degli interessi e dunque è anche un fatto positivo”. Del resto il disavanzo non è un ‘buco’ in bilancio. Lo dimostra il fatto che se la Regione utilizzasse tutta la capacità residua di indebitamento autorizzata, il segno diventerebbe addirittura positivo.
L’ultima battuta è sui giornalisti della Regione. La Corte aveva stigmatizzato le collaborazioni esterne. “I giornalisti della Regione sono tra giunta e consiglio venticinque – dice Rossi – e non quaranta”.
Un giudizio sostanzialmente positivo
“Se il resto delle Regioni fosse come la Toscana, l’Italia assomiglierebbe molto alla Germania”. E’ il commento del presidente della Toscana Enrico Rossi dopo il giudizio, sostanzialmente positivo, espresso oggi (21 luglio) dalla Corte dei conti che ha esaminato il consuntivo 2014. Un’analisi lunga 750 pagine, frutto di mesi di lavoro e che si è conclusa, come prevede da tre anni la legge, con un’udienza pubblica, carabinieri in alta uniforme alle spalle dei giudici contabili, la requisitoria del procuratore e spazio finale alla controparte, ovvero la Regione. Si chiama decisione di parificazione. Fuori dal gergo tecnico e giuridico è il controllo dei conti affidato ad un organo esterno, con l’obiettivo di rendere la gestione delle risorse ancora più efficiente.
Per la Corte i conti della Toscana sono in regola. Apprezza la riorganizzazione messa in atto, in sanità e non solo, sottolinea la spesa sanitaria sotto controllo (cento euro sopra la media nazionale) e la qualità diffusa dei servizi, primi in molti casi in Italia; mette in evidenza l’originalità indiscussa di alcune scelte sul fronte della promozione culturale. Certo non mancano alcuni rilievi: sulle società partecipate, sui bilanci di previsione che si trasformano in consuntivi molto diversi, sui tempi di pagamento ai fornitori e una gestione degli acquisti che potrebbe essere ottimizzata.
Il patto di stabilità va superato
“Possiamo migliorare – dice il presidente della Toscana, Enrico Rossi – ma la Toscana è parte dell’Italia e dell’Europa. Se il patto di stabilità impone un tetto di spesa, purtroppo dobbiamo rispettarlo. Se approviamo il bilancio di previsione entro il 31 dicembre, e lo ritengo un punto di onore, ma il Parlamento approva quello dello Stato solo molto dopo e solo a giugno ci viene comunicato l’ammontare esatto di risorse e tagli, difficilmente i bilanci di previsione potranno essere uguali a quelli consuntivi e si impongono una o più modifiche in corso d’anno. L’alternativa sarebbe non approvare entro dicembre il bilancio di previsione. Ma lo ritengo uno sbaglio: anche se è un brogliaccio rimane un elemento di guida essenziale”.
Lo sforzo semmai deve essere quello di superare il patto di stabilità – conclude Rossi – e per questo lotteremo a Roma e Bruxelles. La Regione ha una liquidità di cassa di 600 milioni, che permetterebbe di pagare entro sessanta giorni tutti i fornitori. Non lo possiamo fare, perché il patto ce lo impone, ma è difficile da spiegare. Andrebbe invece tolto e data la possibilità a chi può di spendere: di spendere bene, ma di più. Senza questo ‘tappo’ potremmo dare un ulteriore contributo alla crescita dell’economia, alla ripresa e del lavoro”.
La Regione Toscana ha dovuto fronteggiare 405 milioni di tagli e comprimere la capacità di spesa, per il patto di stabilità, di 390 milioni. Nonostante questo è riuscita a garantire una buona gestione e impostare una politica di sviluppo anticipando 80 milioni di risorse proprie sui fondi comunitari. Ha messo mano anche alla riorganizzazione della macchina, con risparmi crescenti che arriveranno nei prossimi anni.