La Corte dei conti promuove il rendiconto 2014 della Regione, partecipate e giornalisti i punti critici

22 luglio 2015 | 14:00
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La Corte dei conti promuove il rendiconto 2014 della Regione, partecipate e giornalisti i punti critici

Promossa, ma c’è ancora lavoro da fare. Per la Corte i conti della Toscana sono in regola. Apprezza la riorganizzazione messa in atto, in sanità e non solo, sottolinea la spesa sanitaria sotto controllo (1903 euro pro capite, cento euro sopra la media nazionale) e la qualità diffusa dei servizi, primi in molti casi in Italia; mette in evidenza l’originalità indiscussa di alcune scelte sul fronte della promozione culturale. Non mancano tuttavia alcuni rilievi: sulle società partecipate, il valore ammonta a 149,9 milioni, con un peggioramento dei risultati economici conseguiti per un importo di 5,3 mln, di cui 2,8 relativi a Fidi Toscana, i bilanci di previsione che si trasformano in consuntivi molto diversi, sui tempi di pagamento ai fornitori, una gestione degli acquisti che potrebbe essere ottimizzata e, sul fronte del personale l’eccessivo numero di giornalisti, 25 (16 per la Giunta, nove in Consiglio oltre ad altre collaborazioni), giudicato “sproporzionato rispetto alle esigenze mediatiche”.
La Regione Toscana ha dovuto fronteggiare 405 milioni di tagli e comprimere la capacità di spesa, per il patto di stabilità, di 390 milioni. Nonostante questo è riuscita a garantire una buona gestione e impostare una politica di sviluppo anticipando 80 milioni di risorse proprie sui fondi comunitari. Ha messo mano anche alla riorganizzazione della macchina, con risparmi crescenti che arriveranno nei prossimi anni. “Se il resto delle Regioni fosse come la Toscana, l’Italia assomiglierebbe molto alla Germania – è il commento del presidente della Toscana Enrico Rossi – Possiamo migliorare, ma la Toscana è parte dell’Italia e dell’Europa. Se il patto di stabilità impone un tetto di spesa, purtroppo dobbiamo rispettarlo. Se approviamo il bilancio di previsione entro il 31 dicembre, e lo ritengo un punto di onore, ma il Parlamento approva quello dello Stato solo molto dopo e solo a giugno ci viene comunicato l’ammontare esatto di risorse e tagli, difficilmente i bilanci di previsione potranno essere uguali a quelli consuntivi e si impongono una o più modifiche in corso d’anno. L’alternativa sarebbe non approvare entro dicembre il bilancio di previsione. Ma lo ritengo uno sbaglio: anche se è un brogliaccio rimane un elemento di guida essenziale”.