Accordi di programma per salvare le aziende, allarme di Cgil Toscana: “Si tuteli anche il lavoro nell’indotto”

Mirko Lami, della segreteria Cgil Toscana, fa il punto sugli Accordi di programma toscani e lancia un allarme: “Si rischia – sostiene – di andare a premiare quelle imprese che vincono le gare con il massimo ribasso ma che lasciano a casa centinaia di lavoratori della nostra regione. Chiedo un confronto con la Regione per arginare questo tsunami”. Per rendere l’idea, su 300 lavoratori oggi presenti, resteranno circa 100 lavoratori e gli altri saranno accompagnati al licenziamento attraverso gli ammortizzatori sociali, quindi alla perdita del posto di lavoro in circa tre anni. In altre grandi aziende, l’azienda madre chiede alle imprese di manutenzione di abbattere i costi di un 20/25% per poter lavorare fino a fine anno.
“Nei giorni scorsi, ci sono stati incontri riguardo la cabina di regia di Piombino, di Livorno e al Protocollo d’intesa di Massa Carrara che dovrà essere trasformato in accordo di programma, si spera prima di Ferragosto. Strumenti messi in campo per cercare di traghettare una crisi che colpisce le aziende e i lavoratori nella nostra regione, ma anche strumenti per lo sviluppo economico attraverso investimenti che attirino, nella nostra regione e nella nostra costa, investitori, imprenditori, cooperative che vedono spazi di crescita dietro una diversificazione importante. Certamente ogni accordo di programma ha un suo percorso ma ognuno si basa sulla crescita di zone importanti della costa, e per fare ciò si deve investire – attraverso una parte di soldi pubblici e per la maggior parte di soldi privati – in logistica, portualità, vie di collegamento stradali, ferroviarie e marittime. La scelta del governo di associare l’autorità portuale di Massa Carrara con quella di La Spezia aprirà scenari che vedranno il territorio di Massa Carrara discutere con due Regioni, e quindi con il rischio che, in caso di mancato accordo tra Firenze e Genova, il territorio di Massa Carrara abbia la peggio. Sicuramente, la notizia di esclusione della costruzione della strada 398 che collega Piombino – e quindi tutto il suo retroporto alla autostrada – è una pessima notizia che renderebbe il porto di Piombino, malcollegato con il resto d’Europa, l’esatto contrario di quello che è previsto nell’accordo di Programma. Purtroppo, però – prosegue -, ci sono altri aspetti, che non aiutano ma anzi peggiorano i percorsi auspicati da tutti noi con gli strumenti degli Accordi di programma e che vorrei portare all’attenzione. In tutti gli accordi sono previsti aiuti alle imprese nei vari territori colpiti dalla crisi e che fanno parte della lista dei siti di interesse nazionale. Aiuti che prevedono sistemi premianti per chi assume lavoratori della zona che hanno perso il lavoro o che sono in ammortizzatori sociali, ma anche per quelle aziende locali che vogliono ripartire attraverso investimenti e innovazioni. Ma cosa sta accadendo? Ci sono aziende di notevoli dimensioni, che fino ad oggi al loro interno avevano imprese che si occupavano di manutenzioni e che erano imprese locali con lavoratori del comprensorio. Ora la grande azienda ha deciso di fare delle gare di appalto per assegnare questi lavori di manutenzione, e dopo tantissimi anni le imprese (storiche) perdono la gara a fronte di aziende provenienti da altre regioni, in alcuni casi dal profondo Sud e che hanno vinto la gara avendo presentato preventivi molto più bassi e che andranno ad incidere sul personale e a sua volta nella sicurezza sul lavoro. Infatti da alcuni primi incontri già si deduce che queste piccole imprese intendono assorbire al massimo un terzo del personale oggi presente con le imprese locali, e che porteranno altro personale dalle loro sedi. Per rendere l’idea, su 300 lavoratori oggi presenti, resteranno circa 100 lavoratori e gli altri saranno accompagnati al licenziamento attraverso gli ammortizzatori sociali, quindi alla perdita del posto di lavoro in circa tre anni. In altre grandi aziende, l’azienda madre chiede alle imprese di manutenzione di abbattere i costi di un 20/25% per poter lavorare fino a fine anno, poi anche in questo caso saranno aperte gare di appalto per aggiudicare i lavori, senza tener di conto che spesso molte di queste imprese hanno fatto da cassa prestiti alle grandi aziende. Lo scenario che si sta pian piano schiarendo è quello che da una parte, dopo il lavoro fatto da istituzioni, Governo, Regione, Province, Comuni, sindacati, associazioni di categoria, con lo strumento degli accordi di programma si rischia di andare a premiare quelle imprese che vincono le gare con il massimo ribasso ma che lasciano a casa centinaia di lavoratori della nostra regione e che saranno futuri disoccupati a discapito di altri. La Cgil Toscana ritiene necessario approfondire questi casi, e in quanto membro di segreteria che si occupa di tutti gli Accordi di programma chiedo un confronto con i massimi vertici della Regione Toscana per fare il punto ed arginare questo tsunami che ci travolgerà nei prossimi anni”.