
Gli interventi di cooperazione sanitaria internazionale devono essere efficaci. E per misurarne la reale efficacia esistono precisi metodi e criteri. Se ne parlerà domani (18 settembre) dalle 9,30 alle 18, a Firenze, nell’Auditorium di Sant’Apollonia, in via San Gallo, nel corso dello workshop ValutAzione degli interventi di cooperazione sanitaria internazionale, organizzato dal Centro Salute Globale della Regione in collaborazione con Medici con l’Africa Cuamm, nell’ambito del Progetto Mattone Internazionale.
L’evento si propone di diffondere la cultura della valutazione d’impatto sul sistema sanitario, e del “rendere conto” (accountability), offrendo un’occasione di riflessione, al fine di condividere concetti, definizioni, metodi e strumenti. Medici, rappresentanti delle istituzioni e della cooperazione si confronteranno sulle strategie e le azioni messe in atto. La dichiarazione di Parigi sull’efficacia degli aiuti (2005) sottolinea la priorità di dimostrare l’efficacia degli aiuti stessi attraverso l’identificazione di misure e standard di performance applicabili ai diversi progetti di cooperazione. L’Italia, secondo il rapporto Ocse-Dac 2014, deve rendere più efficaci i propri contributi inerenti agli aiuti, anche attraverso una metodologia di lavoro che implichi la valutazione dei processi e dei risultati finalizzata al miglioramento dell’operatività. Ai lavori del convegno saranno presenti anche rappresentanti di Paesi da cui provengono flussi migratori verso l’Italia e la nostra regione: per esempio, Milva Ekonom, viceministro della salute della Repubblica d’Albania e Haj Ahmad Hatoum, vicesindaco della municipalità di Beirut sud in Libano. “L’attività di cooperazione sanitaria della nostra Regione – chiarisce Maria José Caldés, responsabile del Centro Salute Globale – promuove e sostiene sempre di più iniziative di “migrazione e sviluppo” tese a valorizzare il ruolo degli immigrati nella crescita socio economica dei Paesi di origine, stimolare gli investimenti produttivi degli immigrati e la creazione di una rete di sicurezza sociale e sanitaria nei Paesi di origine, in generale rafforzare il sistema sociosanitario dei Paesi beneficiari con il contributo dei migranti, al fine di aumentare l’accesso ai servizi nel Paese di origine”.