Rossi: “Serve più dinamismo per rilanciare l’economia in Toscana”

18 settembre 2015 | 16:28
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Rossi: “Serve più dinamismo per rilanciare l’economia in Toscana”

“Oggi il compito della politica è quello di capire quali sono le forze dinamiche con cui è possibile promuovere uno sviluppo che non può riguardare soltanto le grandi zone urbane ma anche quelle interne, che qualcuno vorrebbe continuare a considerare marginali. Invece è dalla condizione delle aree interne che dipendono quelle urbanizzate. Così dobbiamo includere, dai profughi ai quartieri più degradati delle città, ai terreni abbandonati perchè oggi chi ci rimette sono i ceti più popolari, i disoccupati e i giovani. E l’intervento pubblico non può derogare rispetto al dovere di inclusione che abbiamo. Serve più dinamismo se vogliamo includere tutta la Toscana”.

Lo ha detto il presidente Enrico Rossi nel corso del suo intervento al seminario organizzato dall’Irpet e dedicato a “L’innovazione negli investimenti pubblici : il metodo place based nella politica regionale” che si è svolto a Firenze a Palazzo Sacrati Strozzi e aperto dalla relazione di Fabrizio Barca del Ministero dell’economia e finanza.
Per il presidente Rossi il dinamismo si deve concretizzare nel recupero della dispersione scolastica, in un nuovo rapporto tra scuola e lavoro, nell’affrontare crisi come quella dell’area pratese dove la rendita era diventata così eccessiva da frenare lo sviluppo o di Livorno, dove negli anni “si è rinunciato a giocare la partita della competitività e del dinamismo”, che oggi passa attraverso l’escavo del porto fino a venti metri per permettere l’attracco delle grandi navi transoceaniche.
“Il messaggio che arriva oggi a chi fa politica – ha concluso Enrico Rossi – è che occorre ritrovare l’ambizione del suo ruolo, individuando le forze con le quali è possibile promuovere uno sviluppo equilibrato e dare un futuro a questo Paese”.
Il presidente si è detto infine d’accordo con il metodo basato sui territori, sviluppato da Fabrizio Barca, con il quale ha condiviso la valutazione che le buone politiche nascono dal confronto con i territori ma anche da un conflitto capace di generare innovazione.
L’economista si è detto convinto che i territori debbano organizzarsi in aree vaste per generare “massa critica” e che servono alleanze permanenti tra i Comuni per gestire varie materie, un modello rispetto al quale ha detto che la Toscana è “molto avanti”. Il place based, quello basato sui territori, l’ha definito un processo piuttosto che un modello, che rende ancora più necessario sia ciò che ha definito uno Stato “sperimentale” che richiede però un “cambiamento nelle teste degli amministratori” che non devono difendere i privilegi acquisiti, ma poter contare su una “territorializzazione delle politiche di settore” cioè su scelte che siamo capaci di adattarsi alle caratteristiche delle diverse realtà locali.