Consiglio regionale, ok all’attività del garante dei detenuti. Presto nuove competenze

Il consiglio regionale in una risoluzione licenziata a maggioranza, esprime “apprezzamento per l’attività svolta dal garante regionale” e ribadisce l’impegno assunto con la sua istituzione “a contribuire ad assicurare la finalità rieducativa della pena ed il reinserimento sociale dei condannati”. Più in generale, si cerca di garantire “l’effettivo godimento dei diritti civili e sociali, in particolare l’assistenza sanitaria di competenza regionale, e di rimuovere gli ostacoli al godimento di tali diritti all’interno delle strutture restrittive della liberà personale”.
E’ stato il presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) ad illustrare in aula la relazione sul lavoro svolto nel 2014, con un aggiornamento al giugno scorso, dalla quale emerge che in Toscana i detenuti e le detenute in carcere sono oggi circa 3.000 unità, rispetto alle oltre 4.500 del 2010-2011. A questa diminuzione di presenze, però, non ha corrisposto un aumento significativo della qualità della vita. Rimane, inoltre, critica la situazione strutturale degli edifici penitenziari, mentre l’assistenza sanitaria non viene garantita in modo omogeneo, dal punto di vista delle attrezzature e degli spazi, ma anche in termini di orari e presenze. La componente femminile, pari a circa il 4,2 per ento della popolazione detenuta, vive inoltre una condizione di marginalità pesante. Non è, infine, stato ultimato il processo di chiusura dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, con il passaggio degli internati dal regime carcerario a quello sanitario.
L’impegno per l’anno in corso si svilupperà, in particolare, sulla riabilitazione dei sex offenders, detenuti per reati sessuali ai danni di donne e minori, sulle problematiche specifiche per i detenuti stranieri e per i tossicodipendenti, sulle criticità dei trattamenti sanitari obbligatori.
“Il garante è solo una foglia di fico sul disastro del sistema carcerario italiano” ha affermato il consigliere Marco Casucci, motivando il voto contrario alla proposta del gruppo Lega Nord. A suo giudizio, se vogliamo davvero intervenire sulla giustizia penale, dobbiamo ridurne i tempi patologici, che colpiscono soprattutto i detenuti in attesa di giudizio. “Dobbiamo attuare il principio – ha affermato – che chi sbaglia paga e, se è straniero, paga a casa sua”. “Favorevolissimi. E’ dalle carceri che si misura il livello di civiltà di un paese – ha dichiarato Gabriele Bianchi (M5S) – Quello che la Regione può fare, lo faccia”.
Secondo Giovanni Donzelli (Fdi) l’approccio di Corleone è “molto ideologico”. “E’ una miopia politica gravissima – ha detto – parlare delle condizioni delle carceri senza parlare di chi nelle carceri lavora. E’ anche un problema di sicurezza”. Da qui il voto contrario. Secondo Paolo Sarti (Si) “la relazione del Garante è un pugno nello stomaco, rispetto alla quale dobbiamo prendere in mano la situazione, specie per la tutela della salute”.
“Dobbiamo favorire il reinserimento con progetti specifici” ha rilevato Leonardo Marras (Pd), ricordando che con la relazione vengono messi a disposizione dei consiglieri dati preziosi. A suo parere dobbiamo dare forza all’istituto di garanzia, specializzandone l’attività, e la futura nomina del garante per l’infanzia può essere l’occasione per una riflessione più ampia.
“Dobbiamo pensare anche ad un garante delle vittime” ha affermato Manuel Vescovi (Lega Nord), dichiarando il voto contrario. Respinto un ordine del giorno collegato, presentato da Giovanni Donzelli, per chiedere l’intervento del governo, con accordi multilaterali, per far scontare la pena nei paesi d’origine ai detenuti non italiani.