Toscana sempre più bio: aumentano i produttori, al primo posto per prugne e noci

22 settembre 2015 | 09:43
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Toscana sempre più bio: aumentano i produttori, al primo posto per prugne e noci

Non in zona “Champions League” ma quasi. Con 3.701 produttori biologici (+4,8% rispetto al 2012) la Toscana si conferma fra le regioni più bio d’Italia, al quinto posto dopo Sicilia, Calabria, Puglia e Emilia Romagna, ma in vetta per prugne e noci. Sulla base dei dati dello studio di Sinab, Ismea e Nomisma la superficie destinata alla coltivazione di prodotti bio è di 102.443 ettari, in primis colture foraggere (27%) poi prati e pascoli (20%), cereali (13.5%) olivo (12%) e vite (8,7%).

“Questi numeri dimostrando l’importanza che ha questa eccellenza del made in Italy anche nella nostra regione”. sottolinea Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana in occasione dei dati (aggiornati al 2013) presentati al Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale organizzato a Bologna.
Nello specifico la Toscana eccelle per quanto riguarda la produzione stimata di vite da vino con un ammontare di quasi 600mila quintali che rappresentano il 12% del totale nazionale, grano tenero e farro (al secondo posto con il 12,6% della produzione nazionale), senza dimenticare, come detto, i primati che riguardano prugna e noci (21 e 22% del totale italiano).
Nel nostro Paese le vendite di prodotti agroalimentari certificati bio ammontano a 1,4 miliardi di euro e rappresentano il 4% dell’export agroalimentare italiano. Forte è la propensione all’export agroalimentare delle imprese del bio: il fatturato che raggiunge i mercati internazionali rappresenta il 24% (a fronte del 18% registrato dalle imprese agroalimentari italiane nel complesso). Le aziende bio – ricorda Confagricoltura in base ai dati diffusi in occasione del Sana – sono sempre più proiettate verso i mercati esteri, soprattutto Germania (24%) la Francia (20%) e i Paesi del Nord Europa in generale, mentre il primo extra Ue è quello degli Stati Uniti (+4%). La frutta e la verdura fresca rappresentano i primi prodotti di esportazione (+20%) seguiti dalle bevande vegetali (+16%). Secondo i dati Nomisma la propensione a cercare mercati di sbocco all’estero crescerà nei prossimi anni. Infatti ben il 57% delle aziende bio italiane manifesta l’intenzione di farlo e si sta attrezzando; quasi 8 su 10 aziende prevedono un incremento del fatturato estero a marchio biologico nei prossimi tre anni.