Centri antiviolenza: approvata mozione M5S in consiglio regionale

Approvata all’unanimità una mozione sul sostegno si Centri antiviolenza (Cav). L’atto, di iniziativa dei 5 Stelle, è stato illustrato da Andrea Quartini (M5S), primo firmatario, e su di esso sono convenuti gli altri gruppi. Citando uno studio di Harvard, il consigliere ha ricordato che la violenza è “la prima causa di morte per le donne: nel 2005 erano 84 le donne vittime di femminicidio e in dieci anni il dato è quasi raddoppiato”. Per l’Italia, ha aggiunto Quartini, si tratta “di un’emergenza sociale”; in Toscana, “ogni anno 2.500 donne prendono coraggio e si rivolgono ai Centri AntiViolenza (Cav) territoriali per trovare il modo di iniziare una nuova vita”. Di qui, da questa sperimentazione (dura da 8 anni), la normativa regionale “aveva fatto emergere alcune lacune di sistema, come l’attribuzione della qualifica di Centri Antiviolenza a strutture non idonee e la carenza di Case Rifugio: questa mozione serve a ottimizzare il sistema”. La mozione agisce dunque ad ampio raggio, nella premessa della “sensibilità” mostrata dalla Regione Toscana in merito alle politiche di genere e alla violenza contro le donne. L’atto impegna la commissione Sanità sull’attuale stato delle case Rifugio, per valutarne l’adeguatezza ed eventualmente “proporre alla Giunta un impegno specifico per colmare eventuali carenze”.
Il dispositivo impegna quindi la Giunta sia a tenere un’ anagrafe dei centri antiviolenza sul territorio che a rafforzare le funzioni di controllo “con particolare attenzione al permanere dei requisiti, con il coinvolgimento consultivo obbligatorio di esperte di tutti i coordinamenti toscani”. Ancora, la Giunta è impegnata a “privilegiare l’accesso dell’utenza verso le case rifugio gestite dai centri antiviolenza” ricorrendo all’utilizzo di altre strutture di accoglienza “solo nei casi in cui sia assolutamente necessario”. In ultimo, la Giunta è impegnata a valutare l’opportunità di dedicare ulteriori risorse ai Cav. Per la consigliera Alessandra Nardini, Pd, non si parla “di un’emergenza ma piuttosto di un’urgenza”, di “un fenomeno strutturato nella nostra società, un fenomeno culturale che purtroppo ha numeri molto elevati, e che quindi richiede un impegno costante e continuo per prevenirlo e contrastarlo”. Facendo un excursus su iniziative e cultura (non solo giuridica) che “animano l’azione della Regione da anni”, Nardini ha ricordato che “La violazione dei diritti umani riguarda tutte le donne ed è trasversale, in quanto riguarda donne di ogni classe sociale, età e provenienza, e spesso, purtroppo, vede assistere anche un numero importante di minori”. Il consigliere Paolo Sarti (Si), ha sottolineato l’importanza di un’azione a tutto tondo; oltre le attività di “contenimento della violenza”, ha detto, bisogna impegnare la Giunta a “prendere in carico l’educazione al rispetto delle differenze” e anche sul fronte “della pessima educazione che si fa al maschile”. La consigliera Serena Spinelli (Pd) ha condiviso l’impostazione data da Sarti (“il Cav è l’ultimo luogo in cui arrivare”), e ha espresso apprezzamento per il coinvolgimento della Commissione sanità, chiamata a svolgere un ruolo di “valutazione e analisi di quanto è attivo in Regione Toscana e di quanto possa essere ampliato”. Il punto, è sempre e comunque quello di una “presa di coscienza, culturale, civile e anche professionale. Consapevoli – ha aggiunto Spinelli -che la Toscana non parte dall’anno zero”. Tra le buone pratiche citate l’esperienza del Codice rosa.(Cam)