
Una fotografia della nuova geografia economica della Toscana, con l’area centrale che fa da traino, la costa industrializzata che soffre e le aree a conservazione ambientale. Questo il quadro presentato stamani dal direttore di Irpet Stefano Casini Benvenuti davanti alla commisione Sviluppo del consiglio regionale
“È importante per capire come i territori si riorganizzano, il riassorbimento di funzioni e una nuova dimensione dell’istituzione regionale che oltre a soggetto programmatore diventa soggetto gestore per molte attività. In Consiglio ci sono forti motivazioni – ha detto il presidente Gianni Anselmi – per valorizzare le ambizioni e le progettualità territoriali”.
Alla base della ricerca sta l’importanza di capire quale deve essere la dimensione minima di un territorio su cui operare sia per esigenza di risparmio che di ottimizzazione dei servizi. Il direttore Irpet ha parlato di una Toscana – che esiste da sempre, divisa per caratteristiche di omogeneità e di sviluppo – sostanzialmente in tre aree, “due aree più una”. Una Toscana centrale della “campagna urbanizzata, caratterizzata da piccole imprese, in passato mezzadria, settori tipici”, che va “da Firenze a Pisa con propaggini che arrivano fino ad Arezzo e Siena”. Poi, una seconda area che è la Toscana della costa, “caratterizzata da industrie spesso pesanti, a partecipazione statale, chimica, siderurgia, petrolchimica e turistica”. Infine, una terza Toscana, quella che “a nord è la più montana e a sud più agricola”. Secondo questa divisione, nel “ridefinire i territori della Toscana dobbiamo immaginarci i contributi che in alcuni territori devono garantire occupazione, in altri evitare l’emarginazione oppure salvaguardare l’ambiente”.
Parlando delle caratteristiche della Toscana centrale, Casini Benvenuti ha ricordato che “dal 2008 al 2014 la Toscana ha aumentato del 25 per cento le esportazioni, vuol dire che l’area centrale della nostra regione ha saputo reagire alla crisi”, è “un’area che ha in sé elementi di competitività importanti paragonabili ad alcune regioni del nord Europa, un territorio che fa da traino alla Regione”. Riguardo all’area costa, invece, la ricerca rileva una bassa presenza occupazionale (inferiore alla media regionale), “bisogna ricreare occupazione insistendo sulle capacità della zona: a nord il settore lapideo di Massa, a sud la vocazione portuale di Livorno e quella agricola di Grosseto”. “Tutto il resto della Toscana – ha detto il direttore – ha la funzione di salvaguardia ambientale con elementi residenziali e turistici fondamentali”.
Il consigliere regionale Simone Bezzini (Pd) è intervenuto nel dibattito invitando a focalizzare meglio l’area definita come “tutto il resto”. “Emergono – ha detto Bezzini – un’area centrale con una sua identità e un suo dinamismo ben definiti; una condizione critica ma ben focalizzata dell’area costa con un suo progetto di rilancio forte e infine, c’è quel tutto il resto che mi crea inquietudine e preoccupazione”. “Parliamo – ha detto Bezzini – di un quinto della popolazione toscana, del 50 per cento el territorio e del 50 per cento dei comuni”, di “crisi di identità in quest’area”, “senza obbiettivi né mission” e con “criticità del sistema infrastrutturale”. La vicepresidente della commissione Irene Galletti (M5S) ha invitato alla valorizzazione del “potenziale turistico dei piccoli centri” e alla loro integrazione con le grandi realtà “nell’ottica di un turismo diffuso importante per dare linfa vita al turismo e commercio alle realtà economiche locali”. Di crisi con export in difficoltà ha parlato il consigliere regionale Marco Stella (Forza Italia), che ha chiesto quali siano le sollecitazioni e il rapporto di Irpet con la giunta, “le cui azioni – ha sottolineato – spesso sembrano in controtendenza”.