Riforma sanità, la giunta approva il nuovo testo

16 novembre 2015 | 14:46
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Riforma sanità, la giunta approva il nuovo testo

La giunta regionale ha approvato stamani (16 novembre) la proposta di legge di riassetto del Servizio sanitario regionale portata dall’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi. La proposta approvata dalla giunta comprende modifiche alla legge regionale 40/2005 (Disciplina del servizio sanitario regionale) e alla legge regionale 28/2015 (Disposizioni urgenti per il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale). Il testo è il risultato di un intenso lavoro svolto nell’arco dell’ultimo mese, attraverso incontri con sindacati, associazioni, società scientifiche, operatori; ha recepito anche i contributi inviati direttamente dagli operatori sulle pagine web dell’assessore Saccardi, nello speciale SanitàdiTutti e i risultati della giornata partecipata che si è svolta a Spazio Reale di San Donnino, lo scorso 7 novembre, con la partecipazione di 650 tra cittadini, operatori, amministratori locali. La proposta di legge approvata dalla giunta passa ora al Consiglio.

“Ringrazio quanti hanno contribuito alla stesura di questa proposta di legge – dice l’assessore Saccardi – Abbiamo voluto che il confronto fosse il più ampio possibile, per condividere con i cittadini, gli operatori, gli amministratori locali, il processo di riorganizzazione del sistema socio-sanitario in atto in Toscana. Voglio sottolineare che abbiamo rispettato i tempi previsti dalla legge 28. Quando, dal primo gennaio, i direttori generali entreranno in carica, avremo già una cornice legislativa nella quale far rientrare la nuova organizzazione”.
Fra gli elementi fondanti della riforma innanzitutto un numero ridotto di aziende unità sanitarie locali, che passano da 12 a 3, realizzando economie di scala su diversi processi. Inoltre si prevede una declinazione avanzata dell’area vasta, pensata per rappresentare il luogo di concertazione strategica tra l’azienda ospedaliero-universitaria e l’azienda sanitaria territoriale. Per la sua composizione e i meccanismi di governo individuati, questa rappresenta il luogo adeguato per l’elaborazione da parte del direttore della programmazione di area vasta di policy in rapporto dialettico con la Regione, nonché ambito istituzionalmente forte per la capacità di sintesi e coordinamento tra le due aziende, che hanno mission diversa e concorrono alla costruzione dell’offerta complessiva. I dipartimenti interaziendali di area vasta rappresentano lo strumento di supporto alla programmazione di area vasta, attraverso l’individuazione delle modalità con cui assicurare nei vari punti della rete ospedaliera i volumi necessari a garantire, per le singole patologie, i più alti livelli di efficacia e sicurezza del trattamento.
Nella riforma previsto anche un nuovo disegno delle reti aziendali territoriali, destinate a garantire l’erogazione dell’assistenza primaria in forma capillarmente diffusa su tutto il territorio. Il livello di zona distretto, adeguatamente revisionato in termini di estensione, rimarrà l’ambito ottimale di lettura dei bisogni e di identificazione delle priorità di salute, poggiando per questo non solo su solidi meccanismi di raccordo istituzionale, ma anche sull’organizzazione di un sistema di cure primarie orientato alla comunità e capace allo stesso tempo di assicurare la necessaria integrazione col livello specialistico attraverso la logica delle reti cliniche e sociosanitarie territoriali. La strutturazione delle nuove reti territoriali, connesse con le reti ospedaliere, comporta il potenziamento del ruolo delle zone distretto come articolazione operativa fondamentale della rete territoriale per assicurare il coordinamento formalizzato degli interventi, specie per quanto attiene ai processi di integrazione socio-sanitaria, in modo da consentire a tutte le componenti di svolgere il proprio specifico ruolo nella presa in carico dei pazienti, e garantendo i livelli richiesti di qualità degli interventi; la realizzazione di reti cliniche e sociosanitarie integrate, strutturate per assicurare una risposta esaustiva a livello locale, con il coinvolgimento di tutti i potenziali erogatori (pubblici, privati e terzo settore) per superare la frammentarietà delle risposte, razionalizzare il sistema dell’offerta, ottimizzare e valorizzare le competenze e affermare le migliori pratiche, assicurando la continuità tra il livello primario e secondario dell’assistenza mediante l’integrazione dei professionisti coinvolti nei singoli percorsi clinico assistenziali; il coinvolgimento e il costante confronto con le autonomie locali al fine di assicurare, anche attraverso una corretta pianificazione, la massima condivisione sugli obiettivi, sulle strategie perseguite e sulla valutazione dei risultati raggiunti.
Nelle intenzioni anche la realizzazione di una rete ospedaliera complessiva fortemente connessa con la rete territoriale, che riesca a dare risposte efficaci in tempo reale a tutti i cittadini, offrendo un servizio di qualità, assicurando l’innovazione tecnologica che crea un vero valore aggiunto per gli utenti, riducendo gli attuali costi di gestione grazie all’assenza di ridondanze operative, alla definizione di percorsi chiari ed espliciti (sia per i professionisti che per i pazienti), alla individuazione, formalmente definita, della mission di ogni nodo della rete e alla affermazione di nuove modalità di collaborazione ed interazione fra i professionisti. Le soluzioni organizzative devono facilitare l’affermazione piena e formalizzata dell’interdisciplinarietà e dell’interprofessionalità, oltre ad una forte integrazione con la medicina del territorio attraverso la realizzazione di percorsi integrati.
Fra gli elementi della riforma anche la previsione di ulteriori organismi di governo clinico a supporto dell’attività della giunta regionale, quali il Centro regionale per le criticità relazionali, il Centro regionale per la verifica esterna di qualità dei laboratori, il Centro di coordinamento regionale per la salute e medicina di genere ed un significativo snellimento nella composizione del Consiglio sanitario regionale e della Commissione regionale di bioetica.
La piena attuazione del modello richiede necessariamente un periodo di transizione durante il quale sarà possibile affinare gli specifici strumenti di governo e gestionali e arricchire, passo dopo passo, il processo di pianificazione e di programmazione che rappresenta l’elemento cardine della riforma e coinvolgere i cittadini nel loro molteplice ruolo di pazienti, consumatori con aspettative crescenti e co-produttori di salute (in quanto attuatori di corretti comportamenti e stili di vita), al fine di costruire, insieme agli operatori e agli enti locali, comunità competenti, traduttrici dei propri bisogni di salute e benessere.