Attentati Parigi, il ricordo del consiglio regionale. Giani: “Combattere pazzi criminali e nichilisti”

17 novembre 2015 | 14:16
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Attentati Parigi, il ricordo del consiglio regionale. Giani: “Combattere pazzi criminali e nichilisti”

La Marsigliese in apertura dei lavori dell’aula, unita all’Inno di Mameli, per testimoniare la vicinanza piena e totale tra il popolo italiano e quello francese, e in particolare tra la Toscana e i cugini d’Oltralpe. Questo il sentimento trasmesso dal presidente del consiglio Eugenio Giani che ha parlato di “testimonianza”, ha espresso il cordoglio a nome di tutti i toscani, ha ricordato i tanti intrecci tra le storie di due popoli. A partire dal 17 novembre 1494, quando Carlo VIII entrò a Firenze; alla piazza Bonaparte a San Miniato, segno di radici profonde; alla Toscana che dal 1808 fu per sei anni regione dell’Impero francese.

Un exursus storico per dare ancora più forza all’impegno: “Occorre combattere questi pazzi criminali e nichilisti che rappresentano il male allo stato assoluto – ha ammonito Giani – mi rifiuto di fare qualsiasi riferimento religioso, perché ogni credo è portatore di pace e valori”. “Il problema è politico – ha proseguito il presidente – e come tale va affrontato: occorre contrastare chi è foriero di follia e distruzione, isolare i terroristi dell’Isis, capire nel mondo occidentale dove questi nichilisti possano raccogliere finanziamenti e armi, avere il coraggio di far dialogare i mondi del pianeta”.
“Nella schiettezza delle immagini di Obama e Putin che dialogano tra loro ho visto una speranza – ha aggiunto Giani – la speranza di poter eliminare questo tumore, questo bubbone che rischia di condizionare le vite di ognuno di noi”. Da qui l’invito a “non farsi prendere dalla logica della provocazione, a contrastare con lucidità e grande vigilanza questo pericolo, mettendo al centro la sicurezza”. “Come l’Italia ha vinto le Brigate Rosse – ha affermato – lo spirito e il coraggio delle nazioni può contrastare il terrorismo nichilista”.
“Mi sento di interpretare l’identità del popolo toscano dicendo ai francesi: siamo con voi con quella spontaneità e immedesimazione che ci ha visti riuniti davanti al Consolato francese dopo gli attentati di Parigi – ha concluso Giani –. Parlerà per noi la Festa della Toscana, ogni iniziativa di questa edizione sarà dedicata ai cugini d’Oltralpe”.
Alle parole del presidente è seguito un serrato dibattito, conclusosi con un minuto di silenzio e con un applauso dell’aula.

Il dibattito in aula
“Siamo vicini alle vittime francesi e alla popolazione di Parigi, ma siamo anche solidali con le vittime di tutte le guerre, comprese quelle scatenate dalle potenze occidentali”. Così ha esordito Paolo Sarti (Sì), dando il “la” al dibattito e dichiarandosi contrario ad ogni forma di violenza: “Non è giusto che per vendicare Parigi si vada a bombardare la Siria, non è con la guerra che si vince il terrorismo, la strada da percorrere non può che essere quella della giustizia sociale”. All’Italia scegliere: “E’ giusto che Renzi vada ad omaggiare l’Arabia Saudita in cambio di commesse?”, ha domandato il consigliere all’aula, ribadendo la necessità di non chiudere le frontiere ai profughi. “Siamo straziati dalla morte di questi nostri fratelli e nostri figli – ha affermato Andrea Quartini (M5S), dando lettura della posizione ufficiale del Movimento 5 stelle – ma la guerra totale al terrore ha fatto esplodere il terrorismo, e il terrorismo 2.0 si affronta internamente lavorando sulla sicurezza e non facendo alzare in volo un F35″. Da qui l’invito all’Italia a ripristinare i fondi che il governo ha tagliato alle forze dell’ordine; a interrompere ogni rapporto e sanzionare tutti quei Paesi che direttamente e indirettamente sostengono la jihad; a varare subito una moratoria sulla vendita di armi ai Paesi coinvolti in conflitti; a rafforzare le nostre frontiere; a introdurre misure volte alla prevenzione del terrorismo. “Vicinanza al popolo francese, ma anche russo e libanese” è stata espressa a chiare note da Stefano Mugnai (Fi), che ha definito i fatti di Parigi “perla del triste rosario” cui da anni siamo costretti. “La verità è che nel nostro mondo c’è uno scontro di civiltà – ha affermato – e come affermano gli analisti, siamo in guerra perché qualcuno ci spara addosso”. “Bisogna allora sporcarsi gli stivali nella sabbia, bisogna avere il coraggio di difendere i fondamentali della nostra civiltà occidentale anche attraverso i simboli”, ha detto con forza, accennando agli ultimi fatti di cronaca. “Vorrei che in ogni istituzione pubblica ci fosse un presepe – ha concluso – per fare i conti con ciò che siamo in profondità e per dare un segnale forte”. Secondo Manuel Vescovi (Lega nord) “ciò che sta accadendo è frutto di quanto è stato seminato, in primis della tolleranza, e quando noi facciamo le pecore c’è il lupo che si mangia le pecore”. “Ci sono troppi musulmani che festeggeranno la strage e noi non possiamo rispondere loro togliendo i nostri simboli – ha sottolineato – chi viene da noi deve rispettare le nostre regole”. “Dico di no alla tolleranza e chiedo anche al nostro Consiglio di difendere i nostri simboli e la nostra storia”, ha concluso. Giovanni Donzelli (Fdi) ha parlato di fallimento della politica: “tutti i radical chic si sono commossi quando è stato eletto Obama, un presidente di colore, che ha poi finito per portare avanti una politica estera peggiore di quella di Bush”. Se il sistema dell’integrazione ha fallito come reagire oggi? Questa in sintesi la ricetta del consigliere: fermare i flussi economici, intervenire nei territori occupati dall’Isis, investire in sicurezza, fare controlli a tappeto sui clandestini e sulle moschee, mettere in atto un diverso approccio culturale.
“Il presente entra nelle nostre case anche se noi non vogliamo, avremo voluto consegnare ai nostri figli un mondo migliore ma così non è – ha sottolineato Claudio Borghi, portavoce dell’opposizione – come rappresentanti dei cittadini e uomini di stato abbiamo il dovere di analizzare le cause e agire di conseguenza”. E rifacendosi ad un precedente di 1600 anni fa, per sottolineare che l’immigrazione controllata non porta alcun vantaggio, ha invitato tutti a “riconoscere di essere dentro a regole sbagliate, per non attendere un nuovo Rinascimento nel 3000”.
Per Antonio Mazzeo (Pd), che ha confessato la non semplicità di intervenire in un simile dibattito, il Consiglio ha perso un’occasione: “Oggi non serve strumentalizzare – ha affermato – occorre riflettere e ragionare insieme per dare un contributo importante come assemblea”. E partendo dalla convinzione “che non esiste sangue che vale più di altro sangue, che la legge del taglione non ha mai cambiato il mondo e mai lo cambierà”, il consigliere segretario dell’Ufficio di presidenza si è soffermato in particolare sull’urgenza di dare risposte di tipo culturale. Combattendo il disagio sociale e il fondamentalismo, facendo leva sull’inclusione e sul dialogo, per vincere insieme una sfida che chiama tutti all’impegno, in primis i comuni e le prefetture, che saranno chiamati ad accogliere milioni di pellegrini per il Giubileo. “Non possiamo e non dobbiamo diventare ostaggi di noi stessi”, ha concluso.