Sanità, bagarre sulla legge di riordino in consiglio regionale

15 dicembre 2015 | 16:54
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Sanità, bagarre sulla legge di riordino in consiglio regionale

“È maturo il tempo per discutere e per assumerci ognuno le proprie responsabilità: il Partito democratico lo farà in maniera compatta”. Parola del presidente della commissione Sanità e politiche sociali, Stefano Scaramelli (Pd) che, presentando in aula la proposta di legge di riordino della sanità toscana, ha parlato del lavoro svolto e ringraziato tutti coloro che hanno contribuito e condiviso un percorso comune. “Come commissione abbiamo fatto un lavoro molto interessante, tutti i gruppi politici hanno collaborato entrando nel merito delle questioni – ha sottolineato Scaramelli – ed i numeri ne sono la dimostrazione”.

“Gli emendamenti approvati sono stati più di 100, di cui 85 del Pd e 15 condivisi con le opposizioni; delle osservazioni arrivate, ne sono state accolte il settanta per cento (30 su 47) – ha spiegato – in quattro sedute dedicate, la commissione si è confrontata su ogni articolo e ogni emendamento: 132 gli articoli discussi, 150 con quelli inseriti in sede di commissione”.
Il testo uscito dalla commissione, frutto di un intenso lavoro di approfondimento, ha portato ad introdurre una serie di emendamenti, tesi ad affermare il ruolo del Consiglio regionale e in particolare della commissione competente. “Il Consiglio regionale si riappropria del diritto di dare parere su indirizzi che determinano gli statuti delle aziende, su nomine dei revisori dei conti, parere su piano di area vasta, su strumenti di programmazione – ha sottolineato – ed anche il Consiglio sanitario sarà a servizio del Consiglio regionale”.
L’esame del testo, iniziato all’inizio di dicembre, ha visto i commissari prima concentrarsi sui suggerimenti inviati nel corso della consultazione, in un secondo tempo elaborare gli emendamenti dei gruppi consiliari. Nei mesi precedenti la commissione aveva svolto dodici tappe sul territorio, incontrando circa 3mila operatori e raccogliendo oltre 250 proposte, per dare voce ai protagonisti della sanità e arrivare ad una riforma condivisa.
Come illustrato dal presidente, il processo di riordino si attua attraverso l’accorpamento delle dodici aziende unità sanitarie locali in tre aziende, una per ciascuna area vasta (azienda Usl centro, azienda Usl Toscana Nord Ovest, azienda Usl Toscana Sud Est). Il riassetto organizzativo delle aziende sanitarie incide direttamente su tre macroambiti: territoriale, dipartimentale e rete ospedaliera. Da qui la scelta di rafforzare la zona distretto, declinandone in maniera puntuale la valenza; di determinare ogni singola tipologia di dipartimento e di individuare il responsabile della rete ospedaliera. Altro importante tema è la governance, vista e voluta come interfaccia forte degli enti locali, con introduzione della conferenza zonale integrata.
I principi cui si ispira l’atto sono la semplificazione del sistema, la riduzione dei livelli apicali, l’uniformità e omogeneità organizzativa in contesti più ampi rispetto ai precedenti, la sinergia tra Aou e Ausl attraverso la programmazione integrata, la valorizzazione del territorio, la realizzazione di economie di scala sui diversi processi, l’integrazione della rete ospedaliera su contesti più ampi ed una diffusione omogenea delle migliori pratiche all’interno del sistema.
Scaramelli si è quindi soffermato sul lavoro della commissione, che ha apportato modifiche al testo, concentrandosi su alcune parole chiave, partendo dai territori e dall’obiettivo del riequilibrio delle risorse, guardando alle zone montane, di confine e insulari, in funzione dei bisogni dei territori e dei cittadini-utenti. In tale contesto si inserisce la verifica: “La commissione competente, annualmente, potrà valutare l’operato delle direzioni generali per riscontrare la rispondenza con le istanze dei territori”. E in tema di risorse: “Il Bilancio consolidato delle Asl andrà in III commissione”. Sul fronte del risparmio: “I membri delle commissioni regionali, sanitarie e bioetica, non avranno indennità, ma solo rimborsi spesa”. Non solo: “Per gli organi dirigenziali saranno risparmiati 1 milione e 600 mila euro”.
Tra le novità ricordiamo ancora l’istituzione del dipartimento dei servizi sociali; l’istituzione della rete pediatrica, pronto soccorso con triage dedicato, per una sanità a misura di bambino; la prevenzione che torna a livello di distretto; l’articolazione del servizio di emergenza-urgenza; il ruolo del direttore sanitario protagonista della governance della direzione delle reti ospedaliere. Infine la proroga dei contratti precari, con la giunta che avrà cura di convocare le parti sociali per la stabilizzazione dei dipendenti. “Intendiamo dare alla sanità toscana un nuovo modello organizzativo e siamo consapevoli di aver fatto un buon lavoro – ha concluso – per essere migliori non solo in Italia ma, magari, anche in Europa”.
“Voglio unirmi ai ringraziamenti per il lavoro fatto in commissione, sul riordino della sanità nella nostra Regione”, ha esordito il presidente del Consiglio Eugenio Giani, che ha parlato di “vera opportunità di confronto, di affinamento del testo e di dialogo”. Un dialogo destinato a protrarsi per molto tempo anche in aula, visto che gli emendamenti presentati sono circa 16mila 800. “Prepariamoci ad un intenso lavoro”, ha continuato Giani che, dando il “la” ai lavori, aveva invitato il consigliere Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) a togliersi, “per cortesia”, una maglietta con su scritto: “Sì alla sanità pubblica. No a Rossi”. “Da tifoso, non capisco perché il consigliere ce l’abbia tanto con l’attaccante della Fiorentina, il nostro Pepito”, aveva scherzato il presidente. “Il riferimento non era al calciatore, ma al vostro presidente”, ha subito precisato Donzelli, che si è poi tolto la maglietta ed è rimasto in giacca e cravatta, come da regolamento.
Il dibattito sulla riforma sanitaria è quindi continuato con l’intervento del vicepresidente della commissione Sanità e politiche sociali Stefano Mugnai (Forza Italia), che ha esordito con i complimenti al presidente Scaramelli: “Non era semplice parlare di questa proposta di legge, omettendo la parola referendum, perché è questo il vero nodo politico”. E ricordando come è nata la riforma della sanità toscana – non tanto da un dibattito politico vero e proprio, quanto da una trasmissione televisiva, con il premier Renzi che parla di accorpamento delle Asl, seguito da Rossi, “che promette di tagliare le Asl, per essere ricandidato presidente” – Mugnai non è riuscito a dire che la commissione ha fatto un gran lavoro. “È vero, ci siamo confrontati tra noi – ha affermato –, ma quattro sedute per una riforma ‘epocale’ non sono un tempo congruo. La Giunta non è ancora riuscita ad accorpare il 118 e con velocità pazzesca vuol mettere in cantiere una riforma di queste proporzioni”. La verità è ben diversa, ha aggiunto Mugnai, “con questa riforma il Pd ha messo in atto un meccanismo diabolico, che rappresenta una ‘sòla’ per i fondamentali della democrazia”. “Non siamo noi che facciamo ostruzionismo – ha continuato – ma siete voi che lo state facendo, impedendo la celebrazione del referendum”. “Questo è un metodo che si racconta da solo: rispetto a certe sfide non avete ritegno, avete chiesto per e-mail le osservazioni e le consultazioni non si sono certo svolte guardando in faccia l’interlocutore”. “Se riuscirete comunque ad approvare questa riforma – ha sottolineato – nel giro di poco tempo saremo chiamati a rimetterci le mani, a interrogarci sui tagli dei posti letto, sulla carenza di medici e infermieri, sulle promesse fatte ai precari e non mantenute, come per i bandi chiusi da Estar”. E in tema di risparmio: “qualche direttore verrà tagliato, ma allo stesso tempo si creano figure mitologiche come il direttore della programmazione”. “Il giochino è chiaro a tutti – ha concluso – noi politicamente abbiamo già vinto perché andiamo a confrontarci con i cittadini, non avendo alcun obbligo di lealtà verso la giunta regionale: voi invece, con questo escamotage per impedire il referendum, state facendo una truffa verso la Toscana e verso la democrazia”.
Paolo Bambagioni, Pd, si rivolge ai banchi delle opposizioni cui ricorda “il senso di responsabilità” che ha indotto la maggioranza a “voler cambiare la sanità in Toscana”, avendo come riferimento sempre e comunque “il cittadino e il suo diritto di salute”. All’opposizione dice che il referendum abrogativo “non sottopone altre cose”, mentre rivendica “la decisione di approvare la legge” in piena campagna elettorale, permettendo oggi di intervenire, dopo soli sei mesi di legislatura, “sull’atto che probabilmente sarà il più importante del quinquennio”. “L’assessore Saccardi ha parlato di una scommessa, noi puntiamo a vincerla”.
Bambagioni ha messo in evidenza scelte non ideologiche – “siamo laici veramente” -, un “approccio secondo il buon senso”, la qualificazione delle spese: “tagliare le spese di organizzazione a vantaggio dei servizi”. Il consigliere ha invocato un “supporto informatico adeguato” per il sistema sanitario e per i suoi operatori, marcando tra gli aspetti positivi e innovativi anche “una specie di voto, un controllo sull’operato dei direttori”. Tra i richiami di Bambagioni l’importanza del ruolo di medici e infermieri, e l’opportunità di dare nuovo slancio alla medicina di base.
Paolo Sarti (Si), ha ricordato il “tour fatto noi tra la gente, i pazienti: 55 mila persone. Ci hanno chiesto di cambiare una legge che nei presupposti impedisce qualunque altro provvedimento”. Riguardo alla diminuzione delle Asl, “gli studi dicono che provoca maggiori costi e minore efficienza”. Sulla riorganizzazione il consigliere ha parlato di “una semplificazione che non si vede: diminuiscono i vertici, ma c’è una moltiplicazione dei livelli”. Emerge la “lontananza dai territori”, come nel caso delle malattie croniche. Inoltre impostare tutto sul risparmio “è anacronistico, in sanità bisogna investire”. Infine, ora il privato puro e il terzo settore “sono inseriti senza ipocrisie: ma sulla base di quale maggiore efficienza?”.
Jacopo Alberti (Lega Nord) ha parlato di “un’ottica di tagli in cui la Regione verrebbe a risparmiare circa 100milioni di euro in due anni, intervenendo sugli oltre 51mila dipendenti del sistema sanitario regionale, attraverso il ricorso ai prepensionamenti”. I direttori “appaiono come controllori politici delle scelte di programmazione regionale”, vista la nomina diretta da parte del governatore. Per il consigliere “l’unico risparmio si può avere dal taglio – e non dalla razionalizzazione – dei servizi conseguenti all’accorpamento delle aziende e alla messa in esubero di medici, infermieri e altri sanitari dipendenti del servizio sanitario regionale che verrebbero pensionati con le vecchie regole e non potrebbero essere sostituiti per almeno due anni”. “Da notare – ha aggiunto Alberti – che i tagli non riguardano né i dipendenti delle università, né i medici di famiglia, che verrebbero premiato con il dipartimento di medicina generale”.
Enrico Sostegni (Pd) ha parlato della sanità toscana come di “un patrimonio: è nostra responsabilità far sì che si mantenga tale anche nei prossimi anni, per garantire ai cittadini gli stessi livelli”. Il consigliere ha passato in rassegna alcuni aspetti: i presidi ospedalieri, da “mettere in rete”; il contributo sulla rete pediatrica, il bisogno di rafforzare i territori; il ruolo, fondamentale, della programmazione regionale, sia nella medicina generale che dell’integrazione socio -sanitaria. Sostegni ha quindi rivendicato, dal punto di vista della politica, sia la partecipazione –”abbiamo fatto il passaggio più importante che si possa fare, in campagna elettorale” -, che la “decisione: noi qui siamo eletti per decidere”. Sostegni si è poi rivolto all’opposizione: “Vi abbiamo chiesto dove è l’articolo che privatizza la sanità: non avete risposto neanche con una riga”.
Andrea Quartini (M5S), ha imputato alla maggioranza “la modalità monolitica di governare”, e rivendicato ai 5 stelle l’appoggio comunque “alla democrazia referendaria, che è la forma più vicina alla democrazia diretta”. Venendo al merito ha portato a conoscenza dell’aula “aspetti qualificanti della politica sanitaria del Movimento” rapportandosi alla riforma la voto. Così, ad esempio, dato “l’assioma della competenza”, la sanità pubblica va progettata e guidata in base ad esigenze scientifiche: “112 studi sostengono che l’accorpamento porta a diminuire servizi e non migliora le performance finanziarie”. I 5 stelle vogliono “la sanità trasparente: volevamo fosse cogente la trasparenza sulle liste d’attesa; volevamo i cup centralizzato”. Le nomine dei direttori “sono direttamente fornite da Rossi”; “non si sta intervenendo sul sistema dei tiket” e c’è un disegno, che è quello di “trasferire la sanità sul privato”.
Il dibattito è proseguito con Nicola Ciolini, consigliere Pd, il quale ha esordito affermando che “la Toscana è la regione italiana col più basso apporto di privato nella sanità” e ha aggiunto che “se mi dicessero che in Toscana la sanità viene privatizzata, io non sarei d’accordo”. Per Ciolini vi è una strumentalizzazione politica sulla questione della riforma e del referendum. Tanto che ha affermato: “Le firme sono più che legittime, ma fanno parte di un sistema, quello referendario, che non condivido in quanto siamo qui da sei mesi e abbiamo un mandato che dobbiamo ottemperare e che prevede, tra le altre cose, anche questa riforma sanitaria”. Dopodiché ha aggiunto, rivolto alle opposizioni: “Noi rispettiamo il nostro programma. Siete voi, semmai, che prendete in giro i cittadini. Cercate di non essere prigionieri della voglia di avere subito una rivincita e pensate all’interesse dei toscani”.
Il portavoce dell’opposizione, Claudio Borghi, consigliere Lega Nord, ha invece evidenziato che il suo gruppo si oppone “con fermezza” alla riforma sanitaria e ha chiesto che i cittadini “possano esprimersi attraverso il referendum”. Secondo Borghi, la fretta di approvare la legge di riordino fa ritenere che “ci sia il timore di quanto potrebbero decidere i cittadini”. Borghi ha in ogni caso portato l’esempio degli Stati Uniti e di come il governo americano ha affrontato la crisi del 2008. “Prima lo Stato ha messo una garanzia totale, assoluta, sui titoli delle banche in modo che i risparmiatori non avessero più a temere che i loro soldi sarebbero vaporizzati nel nulla”, ha detto Borghi, “e poi ha fatto spesa, investito soldi, nella sanità, decidendo di estendere a categorie che prima ne erano escluse il beneficio delle cure sanitarie”. E ha proseguito: “Il combinato disposto della garanzia sui risparmi e l’aumento degli investimenti in sanità negli Stati Uniti ha fatto il miracolo, ha ridato fiducia, e quella che sembrava una caduta senza fine si è trasformata in una crescita continua, mentre noi ci siamo infilati nel tunnel dell’austerità dimenticando che se tagli, ti accorci e stai male”. In virtù di questo, poiché “una società che guarda al proprio futuro non può non guardare al benessere e alla salute dei propri cittadini”, Borghi ha concluso chiedendo di “non togliere le garanzie” e di “non abbassare il diritto alla salute” ribadendo l’invito a “far svolgere il referendum chiesto dai toscani”.
“Questa riforma è stata fatta in una manciata di sedute di commissione. Poche riunioni nelle quali tutti gli emendamenti da noi proposti sono stati bocciati senza discussione. Governate rappresentando il 48 per cento dei toscani, il restante 52 non vuole questa riforma”. Lo ha dichiarato Manuel Vescovi (Lega) ripercorrendo le fasi della legge di riordino del sistema sanitario fino ad arrivare al nodo referendum. “La sanità è di tutti e per tutti. Non dovrebbe avere colore politico per questo ancora oggi chiedo alla maggioranza se sia certa di percorrere la strada giusta”. “Durante le quattro sedute di commissione – ha detto – abbiamo cercato di focalizzare l’attenzione su punti per noi qualificanti. Passaggi che consideriamo strategici e che riguardano il mandato che il 16 per cento dei toscani ci ha affidato”. “È una legge che da potere alla giunta e svuota il Consiglio” ha aggiunto parlando, tra l’altro, di rete pediatrica e nomine. “È una legge che noi pensiamo debba essere approfondita, che ha bisogno di tempo, non infinito e non di anni, un paio di mesi, per capire come mai solo il 28 per cento dei ticket vengono pagati, per valutare l’opportunità di mantenere, all’articolo 7 bis, la cooperazione internazionale o la parte relativa alle medicine complementari”. “Oggi governate e volete una riforma che la maggioranza dei cittadini non vuole” ha concluso.
“Siete bravi soldati dell’armata Rossi, abili a far credere quello che non è. Ma qui parliamo di persone, di vita, di salute, non di numeri come quelli dati dal presidente Scaramelli circa le visite fatte dalla commissione”. Così ha esordito Enrico Cantone (M5s) rilevando che occorre “ascoltare operatori e medici che vivono la sanità. Negli incontri fatti sono emerse perplessità, sono stati lamentati disagi nelle strutture”. E sui presidi ospedalieri “che voi dite non saranno chiusi – ha osservato – vi esorto a votare il nostro emendamento e la questione sarà risolta”. Cantone ha poi chiesto spiegazione sul risparmio di 150 milioni: “Voi dite che con la qualificazione della spesa, non più razionalizzazione come fino ad oggi veniva chiamata, si fa economia per circa 2,4 milioni. Mi piacerebbe sapere dove trovate il resto”.
“Abbiamo fatto la corsa a tutto, commissioni in qualsiasi orario e giorno paventando anche sedute in notturna. Il risultato è una riforma con gravi lacune e grandissimi vuoti, tanti e tali che sarà certamente ritoccata”. Così Elisa Montemagni, vicepresidente Lega, che ha parlato di legge “incompleta sulla quale facciamo ostruzionismo perché la maggioranza ci obbliga. Non c’è stato e non c’è dialogo”. Tra i tanti punti critici elencati da Montemagni “ospedali nuovi che si stanno svuotando, medici e infermieri che non riescono a coprire i turni, liste di attesa chiuse, taglio dei laboratori di analisi, riduzione dei posti letto e donne incinte costrette a rivolgersi al privato perché spesso la visita viene fissata a gravidanza già conclusa”. “Così tanti problemi della sanità in Toscana, compresi lo scandalo di Massa o il meeting al Ciocco, che si pensa solo ad approvare la riforma”. “Parlate di senso responsabilità – ha concluso rivolgendosi ai banchi della maggioranza – ma non riconoscete cosa non va nella nostra regione”.
“È stato un lavoro complesso, delicato, attento ai problemi concreti, che ci spinge oggi a fare una riforma sanitaria per ridisegnare il sistema, restare all’avanguardia e renderlo sostenibile”, ha sottolineato Serena Spinelli (Pd), ricordando le scelte coraggiose fatte nel passato sugli ospedali. A suo parere, i buoni risultati raggiunti non devono nascondere i problemi, che possono essere affrontati solo in un nuovo quadro legislativo.
“I servizi sociosanitari sul territorio insieme ai medici di medicina generale,, sono il cardine indispensabile per far funzionare il sistema – ha affermato – Occorrono percorsi chiari, anche per quei pazienti che non occorre restino in ospedale, ma non possono tornare a casa”. A suo parere è stato troppo sottovalutato il ruolo dei sindaci, che comunque sono l’autorità sanitaria dei territori e devono poter dire la loro”. Spinelli ha infine ricordato che il prossimo piano sanitario sarà l’occasione per indicare anche i corretti stili di vita.
“Si è voluto impostare il dibattito politico in termini di elusione della campagna referendaria – ha affermato Tommaso Fattori (capogruppo Sì-Toscana a sinistra) – Sarebbe stato meglio per ciascuno di noi affrontare le questioni poste in modo leale, confrontandoci sui contenuti”. Fattori ha detto di avere imparato cose nuove: “Che si può abrogare ed approvare la stessa legge negli stessi giorni”, come pure “un nuovo concetto di partecipazione; la partecipazione lampo”.
A suo giudizio sono in gioco i rapporti istituzionali tra giunta e consiglio regionale. “Questa riforma vuol fornire una cornice per gestire un processo di contrazione oggettiva del pubblico e di spostamento verso il privato – ha rilevato –. C’è una riduzione del personale importante. Nel biennio 2015-16 se ne andranno circa 2mila 260 operatori che non saranno sostituiti, i quali, aggiunti ai 2mila 500 persi negli ultimi anni, rappresentano un taglio complessivo di circa il 10 per cento”. A suo parere l’intensità di cura è un modello già superato, abbandonato da tempo nei paesi in cui era stato adottato. Inoltre ci sono molte incertezze, segnalate anche dagli uffici del Consiglio, sulla quantificazione del risparmio. “Una riforma è necessaria, perché il sistema è ingessato da tempo – ha concluso Fattori – Manca una programmazione vera, ma l’area vasta non può essere la dimensione più adatta. Non si parla di prevenzione, quando l’80 per cento delle risorse assistenziali sono assorbite da persone con malattie croniche.
Anche secondo Ilaria Giovannetti (Pd) una riforma è necessaria, e proprio su di essa “il Partito democratico si è confrontato a viso aperto con i cittadini toscani nella scorsa campagna elettorale”. “Dopo ore dall’apertura della discussione, ancora non abbiamo ascoltato una proposta concreta – ha rilevato –. Gli oltre sedicimila emendamenti sono la testimonianza dell’inconsistenza delle soluzioni alternative”. Giovannetti ha ribadito la volontà di portare a termine il percorso legislativo, con il rafforzamento delle zone distretto e l’attenzione alle zone disagiate, per assicurare omogeneità del servizio sanitario su tutto il territorio regionale. “Abbiamo il dovere istituzionale – ha affermato infine – di concludere questo percorso legislativo”.
Il capogruppo del Pd Leonardo Marras ha proposto una sospensione della seduta di un’ora per dare modo ai capigruppo di organizzare al meglio i lavori. La vicepresidente Lucia De Robertis ha accolto la richiesto, sospendendo i lavori. La seduta è ripresa alle 21.30, con la prosecuzione del dibattito.