Giani: “La Toscana ha nel dna il senso di comunità e accoglienza”

“Il modello toscano, maturato nei fatti e nell’esperienza, dovrebbe essere d’esempio al Paese. Un modello che ci viene da lontano, che abbiamo nel nostro patrimonio genetico allorché Pietro Leopoldo abolì, primo al mondo, la pena di morte. Quel significato di tolleranza, dialogo, integrazione, comprensione è lo spirito che anima la Toscana”. Così il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, ha aperto i lavori del convegno Oltre l’emergenza. Dall’accoglienza all’integrazione: il modello Toscano per l’Italia.
Una giornata pensata come un inedito racconto per conoscere e diffondere esperienze, problemi, buone pratiche, numeri dell’immigrazione nel nostro Paese. Temi quanto mai attuali sui quali il presidente è intervenuto anche rispondendo a “certi rilievi dell’Unione Europea. Non credo – ha detto – che la registrazione delle impronte sia il primo dei problemi. Accogliere e trasformare l’accoglienza in integrazione e inserimento nel mondo del lavoro, sono i nostri valori identitari”. Il fenomeno della migrazione, così imponente e rilevante negli ultimi anni, deve essere affrontato anche attraverso lo “spirito di questa regione” ha detto il presidente ricordano i “tratti distintivi della Toscana: integrazione e conoscenza delle rispettive radici culturali. Un lavoro che portiamo avanti in sinergia con il mondo del volontariato, della chiesa, della comunità civile e delle istituzioni”. “Ho visitato molte realtà toscane, vivaci e calate nel territorio. Sono certo che questa giornata – ha concluso il presidente – saprà essere un punto fermo e un esempio di buona pratica e razionalizzazione”. Organizzato dal Consiglio regionale in collaborazione con Cnec (Centro Nazionale Economi di Comunità) e Centro Nazionale per il Volontariato, il seminario si inserisce nel quadro delle iniziative della Festa della Toscana 2015. Molti gli ospiti che animeranno il dibattito, coordinato dal giornalista e capostruttura Rai Tre Giovanni Anversa, tra cui monsignor Vasco Giuliani dell’Arcidiocesi di Firenze, padre Antonio Di Marcantonio presidente del Cnec, Edoardo Patriarca presidente del Centro Nazionale per il Volontariato. Nel corso della prima sessione intitolata “Il problema e la visione”, interverranno monsignor Mario Meini vicepresidente Conferenza Episcopale Italiana, Maurizio Ambrosini dell’Università Statale di Milano, Gennaro Migliore parlamentare e presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza e Maria Grazia Giuffrida segretario generale Cnec. Il pomeriggio sarà dedicato alle esperienze e le buone pratiche con una introduzione dell’assessore regionale all’immigrazione Vittorio Bugli. Nel corso della seconda ed ultima sessione, intitolata “Oltre l’accoglienza”, interverranno suor Anna Maria Biscario della congregazione delle Suore Serve di Maria di Firenze, Davide Delle Cave responsabile del Centro di Accoglienza Sacro Cuore di Dicomano Consorzio Co&So – Cooperativa Il Cenacolo, Stefano Passiatore sindaco di Dicomano, Alessandro Bechini direttore Oxfam Italia Intercultura, Massimiliano Pescini sindaco di San Casciano in Val di Pesa, Valerio Bonetti della Cooperativa Odissea – Consorzio So&Co, Giordano Ballini sindaco di Villa Basilica. Prevista anche la partecipazione di Domenico Manzione sottosegretario al ministero degli Interni e autore del romanzo “In fuga” dedicato proprio ai temi dell’immigrazione. La giornata si concluderà con l’accensione delle luci dell’albero di Natale della Speranza (17.30, cortile di Palazzo Panciatichi). Una struttura interamente in legno, realizzata dai ragazzi del laboratorio artigianale del centro di accoglienza e di ascolto “Sacro Cuore” di Dicomano (Fi), nata da un’idea di Maria Grazia Giuffrida in collaborazione con i responsabili del centro e del laboratorio falegnameria Davide delle Cave e Silvano Bartolotti. Alto circa 3 metri, l’albero è realizzato con listelli di bancale disposti a spirale. I nomi dei ragazzi che hanno partecipato alla realizzazione dell’albero saranno incisi su una targa di ottone a ricordo dell’impegno e della volontà profuse.