Giorno della memoria, monito di Giani

28 gennaio 2016 | 12:01
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Giorno della memoria, monito di Giani

“Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, ma le attività di sterminio non si interruppero, anzi, si acutizzarono sempre di più, fino al 5 maggio del 1945, anniversario della liberazione di Mauthausen, che segnò la fine delle attività dei campi”. Così ha esordito il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, invitando a fare della memoria la forza e l’energia per non dimenticare la Shoah, per non dimenticare le testimonianze d tanti bambini e ragazzi che, nei modi più disparati, hanno raccontato dai campi di concentramento le loro giovani esperienze di vita.

“Siamo cresciuti con Anna Frank e col tempo abbiamo raccolto una serie di racconti di piccoli eroi che, attraverso poesie, disegni, scritti, hanno tramandato un mondo di brutalità, sevizie e morte” ha continuato il presidente. “Facciamo della memoria la forza per guardare al futuro con speranza e ci sia da monito la crudezza dei numeri”. Un milione e mezzo di persone sotto i 18 anni torturati; sei milioni e mezzo di ebrei trucidati; quindici milioni di morti. “Una storia scritta dalla degenerazione di ideologie totalitarie – ha rilevato Giani – una storia cui la Toscana ha risposto con una serie di iniziative importanti, dal treno della memoria ideato da Ugo Caffaz nel 2002, offrendo la possibilità a più di 6000 ragazzi delle nostre scuole di visitare quei luoghi di tortura e di morte, alla manifestazione del Mandela Forum, con il silenzio di migliaia di giovani che si inchina ai testimoni della storia”. “A ognuno di noi il compito di veicolare al meglio il Giorno della Memoria, per parlare alle giovani generazioni e per rispondere ai segnali di morte del nostro tempo” ha affermato. “Sto pensando all’Isis, a quei paesi dove si sta disgregando il concetto di Stato, al nichilismo che somiglia sempre più allo sterminio di massa”. “La giornata della memoria sia monito e speranza per il futuro – ha concluso Giani – guardiamo alla bellezza della persona, alla forza e all’energia che può scaturire da ognuno di noi, per non dimenticare, per rendere onore a quei 1800 nomi di deportati, scolpiti nella lapide della Galleria delle Carrozze a palazzo Medici Riccardi, nomi che interrogano le nostre coscienze e ci invitano a continuare sulla strada tracciata”.