
“La circolare del ministero della Salute sulla meningite in Toscana ha generato uno stato d’allarme sanitario infondato, sia per i cittadini toscani sia per i turisti. Le ripercussioni sulle economie territoriali sono evidenti poiché sono già numerose le disdette per le vacanze in Toscana che sono giunte agli operatori del settore, innescando un pericoloso effetto domino”.
Ad affermarlo è Deborah Bergamini, deputato e responsabile Comunicazione di Forza Italia.
“A partire dai primi mesi del 2015 la Toscana è interessata da un aumento anomalo del numero di casi di malattia invasiva da meningococco C (meningiti e sepsi). A fronte di ciò la Regione Toscana, in accordo con il ministero della Salute e con l’Istituto superiore di Sanità, ha intrapreso sia misure di controllo immediate sia una campagna di vaccinazione. Successivamente, il 1 marzo 2016 il ministero della Salute, tramite la Direzione generale della prevenzione sanitaria ha inviato una circolare nella quale, pur sottolineando che ‘in considerazione della situazione epidemiologica attuale, non si ritiene opportuno fornire indicazioni particolari a coloro che si recano per viaggi occasionali’ in Toscana, aggiungeva che ‘per soggetti che si recano per lunghi e continuativi periodi in Toscana (esempio, lavoratori e studenti fuori sede che mantengono la residenza nella Regione di origine) è appropriato che la Regione di residenza metta a disposizione la vaccinazione per questi soggetti con le stesse modalità previste in Toscana’. Questo allarme lanciato dal ministero contraddice le stesse rassicurazioni ribadite dal presidente della Regione, Enrico Rossi, e dall’assessore regionale alla Sanità, Stefania Saccardi, che da mesi riconoscono l’esistenza del problema, ma scongiurano qualsiasi ipotesi di allarmismo”. Da qui l’interpellanza di Bergamini al ministro Lorenzin, Ecco perchè – continua la parlamentare toscana – ho presentato una interpellanza al ministro della Salute Lorenzin “per chiedere se intenda e ritenga opportuno predisporre e realizzare una campagna informativa autorevole e chiarificatrice sulla vicenda, attraverso i tradizionali media (televisioni e radio) ma anche sui social network, per rimediare al clima di allarme sanitario diffuso che rischia di ripercuotersi irrimediabilmente su tutte le economie territoriali coinvolte. In futuro è opportuno che il ministero della Salute, nell’assolvere ai suoi compiti informativi e di attenzione alla prevenzione, non crei però allarme, ingigantendo le reali dimensioni di un fenomeno che desta certo preoccupazione, ma che non è a livelli tali da definirsi emergenziali”.