
Salute mentale in primo piano, con la mozione – approvata a maggioranza dall’aula e presentata dal gruppo consiliare Sì Toscana a sinistra – sul divieto della pratica della contenzione meccanica (utilizzo di lacci, fascette, catene, manette, camicie di forza…) nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc). Con tale atto, i consiglieri Paolo Sarti e Tommaso Fattori, avendo avuto testimonianza di casi di contenzione fisica, avvenuti in Spdc aziendali del nostro sistema sanitario regionale, chiedono alla Giunta di impegnarsi ad emanare disposizioni puntuali e cogenti per il divieto tassativo di tali azioni; a implementare buone pratiche attivando anche commissioni per il monitoraggio (già attivate da diversi Spdc italiani) e l’eliminazione della contenzione meccanica, farmacologica, ambientale e delle cattive prassi assistenziali; a promuovere la conoscenza e l’adesione all’associazione No Restraint, per sviluppare una cultura sanitaria che rifiuta la contenzione fisica.
Come sottolineato dal consigliere Sarti, nel corso dell’illustrazione: “Sono necessarie regole più cogenti, occorre lavorare sulla parte assistenziale e riqualificare gli operatori”. “La mozione si inserisce nel contesto più ampio del rispetto dei diritti umani”, ha affermato Fattori, ricordando che il nostro Codice non prevede il reato di tortura. Di “fatto di civiltà e di tutela dei diritti” ha parlato anche il consigliere Andrea Quartini (M5s). Stefano Scaramelli (Pd), annunciando il voto favorevole del proprio gruppo, si è soffermato sul lavoro svolto in commissione Sanità e politiche sociali, che ha portato ad un testo condiviso.