Caso Astaldi, Saccardi: il S. Luca non è in vendita

7 giugno 2016 | 18:34
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Caso Astaldi, Saccardi: il S. Luca non è in vendita

La Regione Toscana ha dato mandato di svolgere ”ogni opportuno approfondimento” in merito ad un’eventuale riacquisizione dei servizi non sanitari dati in concessione nei quattro nuovi ospedali toscani. E’ quanto dichiarato oggi in Consiglio regionale dall’assessore alla salute, Stefania Saccardi che ha risposto a due interrogazioni presentate rispettivamente da Paolo Sarti e Tommaso Fattori e da Andrea Quartini.

I quattro ospedali di Prato, Pistoia, Lucca e Massa, sono stati costruiti utilizzando lo strumento del project financing dal gruppo Astaldi, con un investimento di circa 419 milioni. Entrambe le interrogazioni sollevano una serie di quesiti circa l’intenzione di vendere da parte del gruppo Astaldi, sulle ricadute di eventuali cessioni per gli utenti e per la stessa amministrazione pubblica, sugli intendimenti della Regione.
Saccardi ha precisato che la proprietà dei 4 ospedali e delle aree su cui insistono è delle Aziende sanitarie, quindi “non ha alcuna base di fatto e neppure giuridica” l’affermazione secondo cui gli ospedali sarebbero in vendita da parte di Astaldi. L’unica eventualità prevista dalla legge è la cessione di una quota di partecipazione della società di progetto (Sat) titolare della concessione. Astaldi “non ha fatto pervenire alcuna comunicazione” in tale senso, come invece ha fatto un’altra componente della società di progetto, la Techint s.r.l, che segnalava di aver ceduto una propria quota alla società Hisi con sede a Milano. Una cessione che però non ha i requisiti richiesti dalla legge e dalla convenzione che disciplina il rapporto concessorio, e che pertanto, ha detto l’assessore, sarebbe priva di ogni effetto. Pertanto, l’eventuale cessione da parte di Astaldi delle quote di partecipazione della società di progetto sarebbe “totalmente ininfluente sulla proprietà degli Ospedali, così come sull’amministrazione e sugli utenti”. Bisogna infatti ricordare che comunque non si parla di prestazioni sanitarie, e che in ogni caso non cambierebbero (trattandosi di mera cessione) gli obblighi in tema di standard e livelli di servizio. Uno degli aspetti sollevati nelle interrogazioni riguarda poi il collaudo dei quattro nuovi ospedali. “Il fatto che non si sia rispettato il requisito temporale per l’ultimazione dei collaudi non significa che gli ospedali non sono in sicurezza o privi della certificazione richiesta per l’esercizio dell’attività sanitaria”, ha detto Saccardi. La commissione Collaudo è ancora al lavoro: “risulterebbe ormai quasi completato il collaudo dell’ospedale di Pistoia, cui dovrebbe far seguito a breve quello di Prato. Invece per gli ospedali di Lucca e delle Apuane vi sono ancora elementi da approfondire”. Il consigliere Sarti ha ricordato di non aver parlato di vendita degli ospedali nell’interrogazione, ma di intenzione di concessione da parte di Astaldi. Sarti ha ribadito la contrarietà all’operazione di project financing sui nuovi quattro ospedali “in quanto soggetto pubblico che investe il 70 per cento delle risorse a fronte del 30 del privato”. A quest’ultimo rimane demandata la costruzione e viene reso concessionario per 19 anni di servizi che comunque hanno forte impatto sul funzionamento delle strutture. Servizi non sanitari (manutenzione, pulizie, verde, trasporti, ristorazione) e commerciali (parcheggi, bar, negozi, edicola, etc). Le concessioni, ha detto Sarti, hanno dato come frutti “cattive condizioni di lavoro”, ed è “molto interessante sapere se davvero la giunta ha intenzione di riprendersi i servizi: a nostro avviso sarebbe ottimo”.
Anche Quartini si è dichiarato “soddisfatto” proprio per la manifestazione dell’intenzione di “abbandonare questa sciagura del project financing, deleterio per il pubblico e vantaggioso per il privato”. Il consigliere ha ricordato anche i richiami dell’Europa all’Italia, dove “c’è stato un abuso” di questo strumento. Quartini si è poi definito “preoccupato” del fatto che ancora non si è arrivati al collaudo definitivo: “doveva essere risolto entro sei mesi dall’apertura”. Tra i dubbi richiamati da Quartini, il fatto che i collaudi non siano ultimati perché in alcuni ospedali, come Massa e Pistoia, vi sarebbero rischi di natura idrogeologica del territorio; o perché mancherebbero comunque messe in sicurezza importanti, come quelle relative al sistema antincendio (in due delle quattro strutture, secondo il consigliere).