Scuole dell’infanzia, la carica dei 25mila in Toscana

16 giugno 2016 | 16:19
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Scuole dell’infanzia, la carica dei 25mila in Toscana

La Regione conta i bambini dei nidi e della scuola dell’infanzia, 24.472 i primi e 94 mila i secondi fino all’anno scolastico che si è chiuso nel 2015, in leggero calo in Toscana (ma anche in Italia) come l’intera fascia demografica fino a cinque anni. Nascono infatti meno bambini e non tutti scelgono di mandare i figli all’asilo, soprattutto ai nidi, anche quando potenzialmente qualche posto a disposizione in più ci sarebbe. Almeno in alcune zone.

Il rapporto è stato al centro stamani (16 giugno) di un convegno nell’auditorium del consiglio regionale ma è disponibile naturalmente anche on line sulle pagine del sito della Regione Toscana. Sono inoltre scaricabili con dettagli zonali e comunali gli open data, pubblicati sulla piattaforma regionale Open Toscana (data set nidi e data set materne): una novità e uno strumento in più per chi deve programmare i servizi nelle singole aree.
Lo sottolinea anche l’assessore all’istruzione della Toscana, Cristina Grieco: “Conoscere i numeri e conoscerli fin nei dettagli dei singoli territori, perché la Toscana si conferma una regione molto variegata anche da questo punto di vista, è un valido aiuto per amministratori e operatori del settore”. La Toscana pubblica il rapporto oramai da tre anni, dal 2013. Altri, nei prossimi mesi, riguarderanno la scuola primaria e secondaria.
Ma la Regione non si limita solo a fornire strumenti di programmazione: la Toscana da sempre investe anche molto ed è stata protagonista pure di sperimentazioni nazionali. “Nonostante i tagli, che ci sono stati ed anche pesanti, siamo riusciti pure quest’anno a non ridurre l’impegno finanziario profuso – sottolinea l’assessore Grieco -, ricercando la qualità dei servizi, convinti che nidi e scuole dell’infanzia in grado di rispondere al più ampio numero di domande possano essere un aiuto per i genitori (e soprattutto le donne) che devono conciliare i ritmi del lavoro con quelli della famiglia ma anche il presupposto essenziale per il riconoscimento del diritto all’apprendimento dalla nascita per tutta la vita: un principio fissato dalla legge nazionale nel 2012 ma che in Toscana è stato codificato addirittura qualche anno prima”.

Dodici milioni per nidi e materne
Quanto a risorse, il conto è presto fatto. Per i nidi la Regione anche per il prossimo anno scolastico che inizierà a settembre ha messo a disposizione delle amministrazioni comunali 11 milioni, che potranno essere utilizzati in servizi o per ‘acquistare’ posti in strutture convenzionate che si tradurrà in sconti per le famiglie. Sono 245 (su 279) i comuni che ne beneficeranno. A questi si aggiunge un milione in buoni scuola per le famiglie con bimbi alle materne, dove – essendo la quasi totalità statale – le necessità sono assai minori.

Liste d’attesa, la Regione paga gli insegnanti
Ci sono poi le classi Pegaso, le classi inventate sette anni fa dalla Regione che, caso unico praticamente in tutta Italia, ha deciso di pagare di tasca propria (con un piccolo contributo dei comuni) gli insegnanti delle materne se le classi assicurate dal Ministero non erano sufficienti a coprire le liste di attesa. “E’ stato un impegno che mediamente ha permesso di garantire un posto a 2500 bambini ogni anno” ricorda l’assessore Grieco. Nei primi sei anni, fino al 2015, l’impegno finanziario è stato complessivamente di 27 milioni e fino a 95, picco massimo, sono state le sezioni istituite. “Da tre anni a questa parte l’ufficio scolastico regionale (il vecchio provveditorato ndr), con cui abbiamo firmato un protocollo – conclude l’assessore – ha iniziato a stabilizzare e statalizzare queste sezioni, ottenendo così il positivo risultato dell’ampliamento del numero di classi”.

I dati
Si comincia dai numeri: gli iscritti ai nidi in calo e stabili gli alunni della materna, i posti potenzialmente disponibili cresciuti in sette anni di tredici punti con le liste di attesa abbattute del 40,7 per cento, i bambini che nascono meno di un tempo (anche tra gli stranieri oramai e soprattutto negli ultimi tre anni), i bimbi stranieri che di nuovo ai nidi sono l’8,2 per cento ma nella società più del diciannove, il che vuol dire che di quei servizi si servono di meno, il personale che nonostante la contrazione è rimasto stabile ma con qualche contratto part-time in più e qualche full-time in meno. La Regione conta gli iscritti di nidi e materne, 24.472 i primi e 94 mila i secondi nell’anno scolastico che si è chiuso nel 2015. Lo fa con il rapporto 2016 sull’educazione all’infanzia appena pubblicato, il terzo dal 2013, presentato a Firenze e che racconta l’anno scolastico 2014/2015.. Nel volume ‘classico’, scaricabile on line, ci sono i numeri della regione nel suo complesso: su Open Toscana sono invece disponibili i dettagli in formato aperto sui singoli territori. Due realtà, quelle dei nidi e quella delle materne, simili ma anche diverse.

Ai nidi ogni cento posti 15 vuoti
Si fanno meno bambini, è evidente. I piccini da tre mesi a tre anni sono diminuiti dal 2007 del 5 per cento. Questo inevitabilmente si ripercuote sugli iscritti, 24.472 e in leggero calo anch’essi, dove forse però anche la crisi e la minor disponibilità economica delle famiglie, con qualche genitore rimasto senza lavoro, fa pesare i suoi effetti. I bambini stranieri sono 2009. I posti potenzialmente disponibili sono cresciuti quasi del 13 per cento in sette anni (diminuiti leggermente rispetto al 2014/2015). Il tasso di ricettività anche è cresciuto, ovvero il rapporto tra offerta e popolazione: il 6 per cento in più in sette anni, 35 per cento nel 2014. Ma quindici posti su cento nei 1005 servizi attivi in Toscana rimangono alla fine vuoti, il che non significa che tutte le domande vengano alla fine soddisfatte. Ogni territorio racconta un caso a sé: le liste di attesa, dal 2007, si sono comunque accorciate del 40,7 per cento. Complessivamente solo il 34 per cento della popolazione potenziale utilizza i nidi. Non è però poco. Il traguardo europeo era il 33 per cento e la Toscana già lo aveva raggiunto nel 2011. Il 55 per cento dei nidi è pubblico, ma molti dei servizi pubblici sono affidati in convenzione a privati.

Materne, resistono le statali ma in gli iscritti alle paritarie
Anche i bambini da tre a cinque anni diminuiscono: nel 2015, rispetto all’anno precedente, se ne contavano nella popolazione l’1,7 per cento in meno. Perde iscritti la scuola paritaria (quasi duemila bambini in meno in tre anni), resiste la scuola statale. In tutto gli alunni della scuola dell’infanzia erano 94 mila lo scorso anno scolastico, 13 mila i bimbi stranieri. Resta comunque alto il tasso di accoglienza, ovvero il rapporto tra chi frequenta e potenziali fruitori, pari al 96,9 per cento nel 2014/2015. Nonostante la diminuzione degli alunni, resta stabile il personale della scuola paritaria, per lo più a tempo indeterminato: naturalmente alcuni contratti si sono trasformati da full-time a part-time. Gli iscritti sono diminuiti anche perché si è fermata la crescita degli alunni stranieri. I bambini da tre a cinque anni erano il 17,1% di tutti i residenti in Toscana nel 2015, solo lo 0,5 per cento in più rispetto ad un anno prima. La preferenza delle famiglie non toscane è per lo più per le scuole pubbliche.