Dai temporary store alle fiere, nuove regole in Toscana

26 luglio 2016 | 10:36
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Dai temporary store alle fiere, nuove regole in Toscana

Al centro dell’informativa in consiglio regionale sul documento preliminare alla proposta di legge sul nuovo codice del commercio, c’è la disciplina dell’intera materia del commercio con un riassetto complessivo delle disposizioni. Nella proposta, illustrata all’aula dall’assessore regionale alle attività produttive e al commercio, Stefano Ciuoffo, si inserisce la disciplina di fenomeni finora non normati, si attua una maggiore semplificazione amministrativa, si regolano le manifestazioni fieristico-espositive già normate in un’altra legge regionale (legge 31 gennaio 2005, 18, Disciplina del settore fieristico).

Il nuovo codice, già varato dalla giunta, va a sostituire la legge regionale 28 del 2005 già oggetto di varie modifiche e di pronunce di incostituzionalità: “Il testo – ha spiegato Ciuoffo – ha necessità di essere reso coerente e di riorganizzare in maniera lineare” l’intero ampio settore. Il nuovo testo, dovrà poi essere approvato dal Consiglio regionale. L’assessore ha confermato di aver ricevuto “molte sollecitazioni dalle associazioni di categoria”, anche per il permanente contrasto con la grande distribuzione. Tema per il quale Ciuoffo indica la necessità di “pensare a politiche promozionali”, perché “occorre un cambio di passo”.
Tanti gli ambiti su cui interviene la proposta illustrata: dalla formazione professionale degli operatori del commercio (già di competenza provinciale) al commercio in sede fissa; dalla vendita di stampa quotidiana e periodica (si semplifica il procedimento di apertura, ampliamento e trasferimento degli esercizi sostituendo l’autorizzazione con la Scia) al commercio su aree pubbliche, fino alla somministrazione di alimenti e bevande (sagre, fiere e manifestazioni a carattere temporaneo). In materia di commercio in sede fissa, il documento prevede la disciplina dei temporary store (esercizi di vicinato dove si svolge attività di vendita, anche a fini promozionali, con durata non superiore a 60 giorni consecutivi) precisando che l’esercizio anche da parte di aziende di produzione interessate alla vendita diretta e alla promozione del proprio marchio, in occasioni di fiere, manifestazioni, mercati o comunque riunioni straordinarie di persone, può avvenire per il periodo coincidente con l’evento. Riguardo al commercio su aree pubbliche, si semplifica il procedimento di avvio dell’attività svolta su posteggio sottoponendola a Scia ed eliminando la duplicazione del procedimento di rilascio della concessione di suolo pubblico e di autorizzazione all’esercizio dell’attività. Ai soggetti non professionisti che solo saltuariamente vendono, barattano o espongono merci di modico valore (prezzo non oltre i 250 euro), nell’ambito dei mercatini cosiddetti “dei non professionisti” (vintage, ecc.), viene richiesto solo il possesso dei requisiti di onorabilità (e quindi nessun titolo abilitativo, iscrizione al registro imprese, partita iva, rilascio dello scontrino fiscale, regolarità degli adempimenti fiscali) a patto che partecipino a un massimo di 10 eventi l’anno, ed un apposito tesserino di riconoscimento da esporre in modo ben visibile.
Con riferimento alle attività economiche su aree pubbliche (chioschi, fiorai, edicole, etc) pur non rientrando nell’ambito del commercio su aree pubbliche, vengono dettati criteri relativi alla durata delle concessioni, alla disciplina delle procedure di selezione ed alle disposizioni transitorie, oltre all’estensione a queste attività della disciplina in materia di regolarità contributiva (Durc).
La somministrazione temporanea di alimenti o bevande nell’ambito di sagre, fiere e manifestazioni, viene legata alla loro durata e a locali o aree in cui si svolge. Un punto che Ciuoffo ha sottolineato riguarda la distribuzione di alcolici da distributori automatici, alla luce della liberalizzazione avvenuta per norma nazionale. In questo senso, ha detto, è opportuno intervenire, anche considerando le esigenze di interesse pubblico che i Comuni possono comunque far valere. Per gli home restaurant (somministrazione di alimenti e bevande all’interno di civili abitazioni), è richiesto che i locali abbiano i requisiti strutturali ed igienico-sanitari previsti per le case di civile abitazione, va presentata una Scia al Comune e devono sussistere i requisiti di onorabilità e professionalità.
Ciuoffo ha evidenziato anche l’attenzione ai centri commerciali naturali (a favore di politiche che consentano ai centri urbani di valorizzare le attività commerciali), parlando di un “Piano attuativo dei centri urbani”.
Tra gli aspetti considerati anche quello dei distributori di carburante, per stabilire che i nuovi impianti possano non prevedere obbligatoriamente la presenza contestuale di più tipologie di carburanti.
Il dibattito. L’ampiezza degli argomenti, la diffusione degli interessi coinvolti, il Nuovo Codice del Commercio richiede “il più ampio confronto nelle sedi opportune: la seconda commissione, ma anche la prima commissione e la commissione sanità, per aspetti attinenti alla salute, come nel caso della distribuzione di alcolici”. Irene Galletti, M5S, vicepresidente della seconda commissione, è intervenuta invitando “Giunta e Consiglio a una condivisione estesa ai portatori di interesse”, un tema che il gruppo M5S ha tradotto in una proposta di risoluzione (poi respinta dall’aula), che la stessa Galletti ha illustrato. Galletti ha chiesto “la programmazione di audizioni prima di presentare il Testo unico”, in modo da permettere anche ai consiglieri di formarsi e informarsi sui temi in discussione. La risoluzione, nello specifico, impegnava presidente e Giunta regionale a definire, in accordo con le commissioni consiliari, ad un “percorso di valutazione collegiale e partecipato, che coinvolga portatori di interesse legati ai cambiamenti previsti dall’informativa della giunta”.
Jacopo Alberti (Lega Nord), ha confermato l’accordo “per il coinvolgimento di tutte le associazioni di categoria”, e in questo senso ha rivolto un appello a Gianni Anselmi, presidente della seconda commissione. Alberti ha messo in guardia dal “voler normare tutto ciò che è illegale”. Tra gli argomenti che chiedono chiarezza e, secondo il consigliere, confronto con le categorie, le sagre – “c’è sempre qualcosa ogni fine settimana; forse va capito che cosa è per tutta la Toscana e che cosa invece riferito a una certa zona”. Dubbi anche sugli home restaurant: “È comunque concorrenza sleale ai ristoranti”. “Ciò che è illegale va combattuto”, ha detto Alberti, aggiungendo perplessità su un aspetto previsto, nello specifico, in una proposta di legge all’ordine del giorno (Pdl 96, sulla semplificazione), riguardo alla liberalizzazione dei nuovi impianti di carburante.
Giovanni Donzelli (FdI), ha avanzato alcuni suggerimenti all’assessore: “prevedere la possibilità per i Comuni di riservare aree nei centri storici ad esercizi che abbiano prodotti artigianali o tipicamente toscani, libere da monomarche e multinazionali”. Quindi, di prevedere nella grande distribuzione l’obbligo di riservare uno scaffale a prodotti a chilometro zero. Donzelli ha avanzato critiche su “zone che sono ghetti” nei nostri tessuti urbani, dove la concentrazione di esercizi commerciali stranieri fa sembrare di “non essere in Toscana”, e ha anche chiesto di regolarizzare meglio i money tranfer. Il consigliere ha infine proposto di introdurre la possibilità di sequestro della merce di venditori che hanno permessi per attività commerciali itineranti, ma anche invece stanno in postazione fissa.
Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra), ha espresso volontà di “un percorso possibilmente partecipato”. Ha poi aggiunto alcune riflessioni: “non va attenuato il sostegno affettivo alle attività commerciali diffuse”, e debbono essere assunti “accorgimenti che possano attenuare il carattere anonimo dei Centri commerciali, per esempio con merci locali”. Il consigliere si è detto d’accordo sul fatto che non si debba incoraggiare la concorrenza sleale, ma ha anche difeso la posizione dell’assessore Ciuoffo, secondo cui “non si deve colpire il tessuto del volontariato e dell’associazionismo, che spesso si finanza attraverso le sagre”. Sugli impianti di carburanti, Fattori vede “una strada pericolosa nel liberalizzare impianti che escludono combustibili ecologici”.
Andrea Quartini (M5S), approvando l’introduzione della filiera corta nei grandi centri commerciali, ha però messo in guardia dal rischio di “impoverire i territori”. Il consigliere ha chiesto di intervenire nell’ambito della vendita di bevande alcoliche, menzionata nella relazione di Ciuoffo anche con riferimento ai distributori automatici: “Occorre dare un messaggio culturale chiaro, non bisogna incoraggiare il consumo. La distribuzione ai minori è un rischio: potremmo introdurre una normativa simile a quanto già esiste per il gioco d’azzardo, prevedendo che i distributori siano lontani da zone sensibili, come le scuole”. Il presidente della seconda commissione, Gianni Anselmi (Pd), nell’esprimere la condivisione del documento preliminare al Nuovo codice del commercio, ha affermato che “questa proposta di legge intreccia il lavoro dell’urbanistica e della grande distribuzione”, sottolineando che “i tempi sono maturi per una valutazione congrua dello stato del settore”, perché “un intervento è opportuno farlo e anche una riflessione”. Anselmi, dopo aver evidenziato l’importanza del “commercio sulle aree pubbliche”, ha criticato la proposta di risoluzione presentata dal M5s, chiedendone il ritiro dopo averla definita “pleonastica”. Ha auspicato invece la “liberalizzazione dei carburanti”, chiedendo al contempo la commercializzazione dei carburanti ecologici. E ha affermato che “sul commercio e sul turismo faremo un percorso aperto non solo con le associazioni di categoria, ma con tutti coloro che individueremo per rendere quello sul Nuovo codice un percorso non autoreferenziale”. Irene Galletti, M5s, ha annunciato il “non ritiro” della risoluzione, affermando che “con questo documento si chiede alla commissione di fare il suo lavoro istituzionale”. Leonardo Marras, Pd, ha di conseguenza annunciato il voto negativo del suo gruppo alla risoluzione presentata dal M5s, poiché “quanto chiede la risoluzione denota mancanza di fiducia verso un lavoro istituzionale che è obbligatorio fare e che sarà fatto indipendentemente dalla richiesta del M5s”. Secondo Marras, dunque, “non c’è motivo per questo ordine del giorno” e “per l’inutilità di questo atto, noi votiamo contro”. La risoluzione è stata respinta.