Baccelli (Pd): “Fanghi, la Regione si attivi per far cambiare la normativa”

11 ottobre 2016 | 16:12
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Baccelli (Pd): “Fanghi, la Regione si attivi per far cambiare la normativa”

Attivarsi coi ministeri competenti per un aggiornamento della normativa nazionale che disciplina l’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura e portare avanti in modo sempre più approfondito attraverso Arpat l’attività di verifica del loro utilizzo. Sono gli obiettivi della proposta di risoluzione presentata dal gruppo Pd e approvata in Consiglio regionale, collegata alla comunicazione dell’assessore Fratoni sullo smaltimento dei fanghi industriali. A illustrarla in aula Stefano Baccelli, presidente commissione Ambiente e territorio.

“Abbiamo apprezzato l’approccio pragmatico della comunicazione dell’assessore Fratoni, che ha messo a fuoco il problema, rendicontato l’attività espletata e elaborato proposte concrete per migliorare la situazione – ha spiegato Baccelli -. Proposte che condividiamo in pieno, in primis quella di una revisione delle leggi per approdare alla coerenza normativa che manca a questo settore e che consegna non poche difficoltà ai funzionari che si occupano di autorizzazioni e controlli come alla stragrande maggioranza degli imprenditori onesti che operano nel settore; abbiamo infatti da una parte una normativa datata, il decreto legislativo 99 del 1992, attuativo tra l’altro di una normativa europea, dall’altro il testo unico ambientale, che interviene sulla classificazione dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue. Per assicurare procedure tempestive e controlli certi e quindi un utilizzo adeguato e consapevole dei fanghi, risulta quindi urgente attivarsi per armonizzare la disciplina in materia. Nello stesso tempo è bene sottolineare, come fatto anche dall’assessore, l’attività di Arpat, sempre presente anche nei comuni coinvolti dall’inchiesta per svolgere azioni di controllo e preservazione della qualità ambientale e che in questa situazione ha fornito un notevole supporto all’autorità inquirente, grazie anche a un progetto connesso all’economia sommersa e all’evasione. Riteniamo che la Regione, attraverso Arpat, debba continuare a garantire la massima collaborazione alla magistratura e che debba proseguire la sua capillare azione di controllo, anche prendendo spunto da questo progetto speciale per elaborare un piano organico di verifica sul territorio toscano”.
“Di certo come gruppo Pd non possiamo che esprimere preoccupazione su questa vicenda e auspicare che venga fatta piena luce – ha concluso Baccelli -. Attendiamo ovviamente, com’è doveroso che sia, l’esito dell’inchiesta in corso. Non abbiamo apprezzato invece da parte dell’opposizione accuse ingenerose alla Regione Toscana e tentativi incauti di liste di proscrizione tra sindaci buoni e sindaci cattivi. A noi anzi sembra che i nostri amministratori locali siano in prima linea nel difendere la salubrità dell’ambiente e del territorio che rappresentano. Aggiungo a titolo personale un elemento che mi ha spaventato in questa inchiesta, l’aver visto coinvolti individui già condannati per comportamenti simili anni addietro. Credo che per arginare situazioni come questa sia necessario trovare modalità specifiche e meccanismi inibitori effettivamente efficaci nell’impedire la reiterazione di reati che destano tanto allarme sociale”.
Sono invece state bocciate le due proposte presentate dal Movimento 5 stelle ed illustrate da Giacomo Giannarelli e Irene Galletti, che chiedevano alla Regione di “costituirsi parte civile nel processo in corso”, “promuovere un formale incontro tra istituzioni regionali e commissione parlamentare ecomafie”, “prevedere una indagine epidemiologica dei terreni oggetto di spandimento fanghi negli ultimi dieci anni”, “predisporre, una volta acquisiti i dati, un progetto di bonifica finanziata attraverso risorse derivanti dalla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie”, nonché “indire tempestivamente una seduta della commissione consiliare competente per audire gli operatori agricoli e allevatori danneggiati dagli sversamenti di sostanze tossiche, rappresentati dei tartufai, associazioni di categoria agricole”.
La risoluzione presentata da Sì Toscana a sinistra chiedeva alla giunta, tra l’altro, un “rafforzamento dei controlli regionali sulla produzione e lo smaltimento finale dei rifiuti speciali industriali pericolosi e non”, “sviluppare un sistema integrato di controllo e condivisione dell’informazione riguardo alle autorizzazioni al trasporto, all’intermediazione dei rifiuti e alle bonifiche dei siti”. Inoltre si chiedeva un impegno per la “creazione di una filiera regionale certificata che sviluppi nuove tecnologie di recupero, riciclaggio e trattamento dei rifiuti speciali, per evitare il ricorso a discarica e alla migrazione in altre regioni o all’estero”.
L’atto presentato dalla Lega Nord chiedeva alla Giunta di dare “immediatamente mandato ad Arpat di ripetere i controlli sullo stato delle acque sia della falda superficiale che in quella profonda”. La proposta di risoluzione chiedeva inoltre le “dimissioni dei responsabili di tutti gli enti coinvolti” nonché a “procedere alla totale bonifica dei territori interessati dallo spargimento di fanghi tossici”.