
Con ventiquattro voti favorevoli, dodici contrari e tre astenuti, espressi per appello nominale, il Consiglio regionale ha approvato in prima lettura la legge che modifica l’articolo 74 dello Statuto.
E’ stato il presidente della commissione affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd), ad illustrarla in aula, sottolineando che la nuova norma cambia il numero degli elettori necessario per la presentazione di proposte di legge d’iniziativa popolare per istituire nuovi comuni, per la fusione di comuni esistenti, per modificare le circoscrizioni e le denominazioni comunali. In ciascun comune interessato, con popolazione inferiore a cinquemila abitanti, occorrerà almeno il 25% degli iscritti nelle liste elettorali. Se la popolazione è compresa tra cinquemila e diecimila abitanti, saranno necessarie almeno 1250 sottoscrizioni. Se la popolazione supera i diecimila abitanti il limite è fissato a duemila sottoscrizioni. “Lo scopo è di evitare che ci siano proposte di legge di iniziativa popolare fra loro inconciliabili – ha affermato Bugliani – Comuni limitrofi, con una soglia per la raccolta delle firme così bassa, propongono testi diversi, provocando di fatto uno stallo”.
“Consideriamo la partecipazione dei cittadini un elemento imprescindibile nei processi di fusione, al termine di percorsi di conoscenza – ha replicato Gabriele Bianchi (M5S) – Queste norme alzano la percentuale dei sottoscrittori necessari per la presentazione e consentono di fatto ai comuni più grossi di annettersi quelli più piccoli. Per questo il nostro voto sarà contrario”.
Voto analogo è stato annunciato da Marco Casucci (Lega Nord). “E’ l’ennesimo tentativo di un partito, tutt’altro che democratico, di comprimere i processi democratici – ha osservato – Si vogliono impedire le fusioni dal basso. Per noi la partecipazione dei cittadini rimane una priorità”.
“La proposta di legge nasce direttamente dalla risoluzione approvata dal Consiglio – ha sottolineato Leonardo Marras (Pd) – In quel testo avevamo stabilito che non debbano più esserci iniziative di annessione, ma fusioni che si realizzano a conclusione di un processo realmente partecipativo. Vogliamo che questi percorsi giungano a risultati favorevoli”.
Secondo Tommaso Fattori (Si Toscana) si corre il rischio di ostacolare eccessivamente i processi dal basso. “Si può pensare, ad esempio, ad un referendum con più opzioni su cui il cittadino possa esprimersi – ha rilevato – Come pure era preferibile fissare soglie più basse e la maggioranza in ciascuno dei comuni interessati”.
Secondo Stefano Mugnai (FI) la necessità di intraprendere un percorso di fusioni per una risposta più efficace alle esigenze dei cittadini é da tutti condivisa, ma di fronte ad evidenti forzature, come la risoluzione approvata dal Consiglio, si è costretti a prendere le distanze. Da qui il voto di astensione. “Non è ammissibile che si faccia una fusione contro la volontà delle comunità interessate – ha osservato – Si guarda al voto complessivo e non a quello di ogni singola comunità”.
“Questa modifica ha una grandissima valenza di carattere politico, che va oltre il dato numerico – ha dichiarato Stefano Scaramelli (Pd) – E’ la norma più concreta per scongiurare le annessioni. Innalzare la soglia per la raccolta delle firme, specie nei piccoli comuni, non è un ostacolo alle fusioni ma la garanzia che, se il processo viene messo in moto, allora è molto probabile che giunga ad un esito positivo e non ad una lacerazione delle comunità”.
“Il tentativo non è sbagliato, è sbagliata la legge” ha osservato Giovanni Donzelli (FdI) – Mi unisco alla dichiarazione di voto di Mugnai”. La proposta di legge sarà sottoposta ad una seconda votazione a distanza di almeno due mesi e deve ottenere la maggioranza assoluta dei consiglieri regionali prima di cambiare lo statuto.