
Il progetto regionale per la gestione organizzativa e l’aumento dell’efficacia ed efficienza dei percorsi di cura nel servizio sanitario regionale, finanziato con 300 mila euro complessivi, è al centro di un’interrogazione dei consiglieri di Si-Toscana a sinistra Paolo Sarti e Tommaso Fattori. E’ stato l’assessore Vittorio Bugli a rispondere, per l’assenza prevista dell’assessore alla Sanità Stefania Saccardi.
L’assessore Bugli ha precisato che il Progetto regionale, nato nel 2015, è una prosecuzione delle attività avviate negli anni precedenti per definire progettualità specifiche di promozione del cambiamento organizzativo, con soluzioni innovative che permettano miglioramenti nella qualità e nell’efficienza. Su questa base è stato creato un gruppo di coordinamento e monitoraggio degli interventi, con un finanziamento di 300 mila euro per la loro realizzazione. Si è quindi costituito un board di progetto, con l’assegnazione di parte dei finanziamenti ai soggetti selezionati, mentre la somma residua di 100mila euro è stata destinata alle aziende sanitarie. Nel 2016 si sono definite le procedure per l’assegnazione, finalizzando le risorse a progetti efficaci di cambiamento organizzativo. Si è quindi successivamente approvato il Progetto regionale triennale denominato ‘Open’, che istituisce una call annuale rivolta alle aziende, il cui bando uscirà a breve.
”Il progetto prevede un percorso rigoroso e trasparente per la selezione delle proposte – ha precisato Bugli – Durante lo sviluppo della progettualità un gruppo di esperti, già presenti nel Servizio sanitario, affiancherà gli operatori. Lo scopo è favorire la diffusione di competenze specifiche, per promuovere una cultura del cambiamento da condividere (“innovazione aperta”)”.
“Non si capisce perché, a fronte di una evidente criticità nei bilanci della sanità toscana – ha replicato Paolo Sarti – si sono stanziati 300 mila euro per attività che dovrebbero essere ordinarie per il management aziendale e che, per quanto riguarda le sperimentazioni innovative, dovrebbero essere attività implicita di ogni azienda, specie se universitaria”.