
“È l’avvio di un percorso. Un primo passo cui dovrà seguire il necessario coinvolgimento e confronto di Comuni e territori. L’obiettivo è chiaro: costruire uno strumento unico, di grande efficacia, che assorba al meglio le funzioni del servizio e di controllo del contratto”. Così l’assessore all’ambiente, Federica Fratoni, nella sua informativa al Consiglio sulle “disposizioni per l’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani. Istituzione dell’ambito territoriale ottimale toscana rifiuti e dell’autorità toscana per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani” (e conseguenti modifiche alle leggi regionali 69/2011, 25/1998, 61/2014).
Un documento definito in più passaggi “preliminare” che ha tra le sue peculiarità il “ridimensionamento del servizio a livello regionale”. Una scelta che consentirà di avere una “unica visione impiantistica” ma anche di “ottimizzare le capacità” ha rilevato l’assessore.
Nel testo, emerge chiara la volontà di ridefinire l’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani attraverso la creazione di un unico ambito territoriale regionale (con esclusione dei comuni di Marradi, Palazzuolo sul Senio, Firenzuola e Sestino, in quanto già ricompresi negli ambiti ottimali delle regioni Emilia Romagna e Marche); costituzione di un solo ente di livello regionale (con personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia organizzativa, amministrativa e contabile), che assumerà le funzioni attualmente svolte dalle tre Autorità Aaato Toscana Centro, Aaato Toscana Costa, Aaato Toscana Sud.
Il nuovo modello organizzativo farà il paio con quello già seguito per il servizio idrico, istituendo in particolare tre conferenze territoriali (coincidenti con gli attuali Ato) che assicureranno rappresentatività a tutte le realtà territoriali della Toscana e che svolgeranno funzioni di indirizzo e proposta oltre ad individuare i componenti dell’assemblea dell’Ato unico.
Nel testo sono anticipate anche “previsioni transitorie” per assicurare la continuità delle attuali gestioni in modo da consentire da una parte l’istituzione del nuovo soggetto senza soluzioni di continuità con le Aato esistenti, mantenendo in essere gli affidamenti al gestore sin qui operati, e dall’altra, consentire la conclusione delle procedure di affidamento in atto.
Il nuovo organismo subentrerà anche in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi delle Autorità per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani esistenti.
Il dibattito in aula
“Non possiamo che ribadire tutte le nostre preoccupazioni. Questo piccolissimo documento preliminare alla nuova legge toscana è una cura peggiore del male”. Così Giacomo Giannarelli (Movimento 5 stelle) ha aperto il dibattito sull’informativa dell’assessore all’Ambiente, Federica Fratoni, in merito alle “Disposizioni per l’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani. Istituzione dell’Ambito Territoriale Ottimale Toscana Rifiuti e dell’Autorità Toscana per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani” (e conseguenti modifiche alle leggi regionali 69/2011, 25/1998, 61/2014). Secondo Giannarelli le “scelte politiche di questa Giunta sono completamente al nostro opposto”. “Non capiamo – ha detto – come dopo il caso Ato Sud, si voglia insistere e riproporre lo stesso, fallimentare, modello”. “Questo documento ci fa fare un balzo nel passato. Stiamo perdendo tempo”, ha detto, rilevando come sarebbe necessaria “volontà politica e, probabilmente, mani libere”.
Pronta la replica del capogruppo Pd Leonardo Marras: “Bisogna avere anche la mente libera, per evitare di raccontare i fatti in maniera diversa da come si presentano”. Secondo Marras il documento preliminare è coerente con le linee di governo della Giunta e con una risoluzione approvata dall’aula sul complesso delle autonomie locali. “Ricordo – ha detto – che nel 2011, quando venne ipotizzato un modello che oggi occorre cambiare, tra i punti deboli c’era anche l’inefficienza del sistema, attribuita alla frammentazione dei gestori”. L’Ato unico, secondo il capogruppo di maggioranza, “serve ad eseguire la pianificazione”. Si è dichiarata “anche a favore dell’Ato unico” la consigliera Elisa Montemagni (vicepresidente Lega), purché “non sia controllato e controllore”. Il conflitto d’interessi rilevato da Montemagni ha riguardato anche la nomina del direttore generale: “Sono i sindaci a scegliere”. “Siamo agli albori, è vero. Siamo disponibili al confronto. Certo è che esempi virtuosi ce ne sono e ne dovremmo trarre i dovuti spunti”, ha detto riferendosi alle Regioni governate dalla Lega. Secondo Tommaso Fattori (capogruppo di Sì-Toscana a sinistra), “stiamo andando verso un gigantismo burocratico, che porta a diseconomie di scala. Ho ascoltato anche la rivendicazione del capogruppo Marras per avere abbracciato la proposta del centro destra sull’Ato unico e mi stupisce la dogmaticità della scelta. Ma siamo preoccupati, si allontanano il controllo e il potere decisionale sempre di più dai territori”. Si dovrebbe invece “riuscire a calibrare la dimensione corretta per gli Ambiti territoriali ottimali”, senza passare “dall’eccessiva frammentazione all’eccessivo gigantismo”. “Secondo l’antitrust, la dimensione ottimale del bacino è inferiore a quella di una singola provincia”. E poi, dice ancora Fattori, “c’è il problema della democrazia: nelle attuali assemblee degli Ato, i meccanismi decisionali non funzionano”.
A conclusione del dibattito, l’intervento del presidente della Toscana, Enrico Rossi. “Questo argomento è da valutare insieme, attentamente, mi auguro senza strumentalizzazioni. Abbiamo consegnato, con la precedente Giunta un insieme di obiettivi nella direzione che ho sentito qui indicata: spingere la raccolta differenziata oltre il 70 per cento, ridurre il numero delle discariche e degli impianti di riferimento, facendo uno sforzo molto forte”. Il passaggio delle competenze dalle Province alla Regione, “ci pone anche la responsabilità non da poco di decidere la localizzazione degli impianti”. Si parte da questo quadro, prosegue Rossi, con una convinzione, “che l’eccesso di offerta di impianti di smaltimento mantiene alta la percentuale di rifiuti che finiscono in quegli impianti”. E con alcune necessità in prospettiva, “da discutere ovviamente con i sindaci: l’idea di procedere a una programmazione di carattere regionale può portare ad alleggerire il numero degli impianti di smaltimento finale sul territorio. E occorre dotarsi di uno strumento di valutazione ancor più penetrante per quanto riguarda le direttive ai piani per i rifiuti. Sapere se il costo che il cittadino paga è congruo rispetto al servizio che riceve. Dobbiamo dotarci, attraverso l’osservatorio, di un set di indicatori, secondo parametri validi in Italia e in Europa che ci forniscano strumenti di valutazione. Noi l’avevamo previsto, l’osservatorio. Ripartirei di lì”.
A fine dibattito, il consiglio regionale ha approvato la proposta di risoluzione, collegata all’informativa, presentata dalla maggioranza e firmata dai consiglieri Stefano Baccelli, Leonardo Marras e Monia Monni. Nel dispositivo si impegna la Giunta a tener conto, nella stesura della proposta di legge, del confronto con i Comuni per rappresentare meglio istanze ed esigenze dei territori; valutare processi di decentramento nei confronti dei Comuni per consentire ai territori rappresentatività nella programmazione e nella gestione del servizio; presentare il nuovo testo normativo successivamente al necessario adeguamento del Prb (Piano regionale gestione rifiuti e bonifica siti inquinanti). Sono invece stati respinti gli atti collegati presentati dalle opposizioni.