
La giunta regionale ha deciso: il Piano lavoro sicuro iniziato nel settembre 2014 e che prevede controlli su oltre 7700 aziende dei settori pronto moda, confezioni, pelletteria e commercio, in gran parte gestite da cinesi, attive nell’empolese e nelle province di Prato, Pistoia e Firenze sarà prorogato di altri due anni. Al termine del primo periodo il progetto si struttura e raddoppia e, visto il successo ottenuto, alla prima fase che si concluderà nel marzo 2017 e ne seguirà una seconda che durerà fino al marzo 2019.
“Siamo soddisfatti del lavoro fatto fin qui – commenta l’assessore regionale al diritto alla salute, Stefania Saccardi – ed intendiamo insistere per consolidare i positivi risultati ottenuti. Abbiamo sempre parlato della necessità di un lavoro di lunga lena e resto convinta che sia questa la strada da percorrere perché sicurezza e legalità sono il frutto di una cultura che va veicolata, non imposta. Al tempo stesso occorre far sentire che lo Stato c’è, che i controlli si fanno, che i diritti di chi lavora lì facciamo rispettare, così come le norme di sicurezza. Noi ci stiamo adoperando perché ciò che è accaduto tre anni fa a Teresa Moda, non si ripeta”.
Nel Piano si destinano a questo scopo 2,7 milioni di euro che andranno all’Azienda Usl Toscana centro e che saranno destinati anche al pagamento dei mediatori culturali e al noleggio dei mezzi di servizio. La prosecuzione del Piano approvata dalla giunta si è basata sul nuovo progetto redatto da Renzo Berti, coordinatore del progetto, che prevede la rimodulazione dei criteri ispettivi a cui si ispira l’attività dei tecnici della prevenzione. E’ confermata la volontà di procedere inoltre alla stabilizzazione del personale ispettivo necessario all’attuazione del piano. Entro il marzo prossimo saranno concluse le verifiche su tutte le aziende censite nell’area centrale della Toscana. Il programma della seconda fase prevede invece di sottoporre a controllo circa 5500 aziende.
“Oggi siamo giunti – spiega il coordinatore del Piano, Renzo Berti – al 95 per cento dell’attuazione della prima fase. Abbiamo infatti controllato 7305 aziende delle 7700 esistenti nell’area di riferimento. E i risultati del lavoro compiuto sono testimoniati dai numeri: se all’inizio di questo percorso soltanto il 16 per cento delle aziende controllate risultava in regola in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, quella percentuale è salita del 38 per cento. Adesso infatti oltre la metà delle aziende controllate fin dalla nostra prima visita risulta rispettare la normativa sulla sicurezza Buone notizie anche sul fronte sanzioni. Complessivamente sono state incassate multe per 8 milioni di euro, ma si è passati dai 2,7 milioni di euro del secondo semestre 2015 ai 2 milioni dei primi sei mesi di quest’anno: una riduzione di circa il 25 per cento dovuta al fatto che le irregolarità sono diminuite. E l’84 per cento delle imprese sanzionate provvede a rimuovere le carenze riscontrate entro il tempo assegnato. Le criticità non sono mancate e non mancano. Basti pensare che il 62 per cento delle imprese sottoposte a controlli non è risultata in regola e che gli ispettori hanno individuato 868 dormitori abusivi, 263 cucine abusive, 1415 impianti elettrici fatiscenti, 1.495 macchinari irregolari e riscontrato 1.565 situazioni di gravi carenze igieniche.
“Tuttavia – conclude il presidente Rossi – direi che il lavoro fatto ha dato risultati incoraggianti contribuendo a diffondere la pratica del rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro e della dignità degli stessi lavoratori. Voglio sottolineare infine l’ottimo ruolo svolto dal coordinatore del progetto e il lavoro di squadra compiuto da tutte le istituzioni coinvolte, dalle Procure della Repubblica alla Asl, dalle Prefetture alle forze dell’ordine, dalle associazioni imprenditoriali ai sindacati presenti sul territorio, alla stessa comunità cinese attraverso i propri rappresentanti e il consolato. È anche per questi motivi che abbiamo deciso di dare un seguito al progetto e di trasformarlo progressivamente da straordinario in attività ordinaria. La sicurezza sul lavoro non costituisce soltanto un aspetto fondamentale per la tutela della vita, della salute e dei diritti dei lavoratori, ma è anche il modo per innescare un processo di legalizzazione complessiva, tale da mettere a valore l’intero sistema produttivo”.