Treno della Memoria, ad Auschwitz i ragazzi depongono una corona in memoria delle vittime

C’era la neve, stamani, ad Auschwitz. Una leggera nevischiata ha accompagnato a tratti la visita odierna dei protagonisti del Treno della Memoria al principale campo di sterminio nazista. 560 ragazze e ragazzi delle scuole toscane hanno visto così con i propri occhi dove può arrivare la violenza dell’essere umano se rivolta contro altri esseri umani.
Se ieri pomeriggio nel teatro Kijov di Cracovia hanno potuto sentire la voce dei deportati sopravvissuti, oggi sono entrati nei blocchi in mattoni rossi dove si è consumato lo sterminio di oltre un milione di persone durante l’ultima guerra mondiale. Hanno sentito il freddo entrare nelle loro ossa e si sono trovati davanti a cataste di oggetti appartenuti alle vittime. Hanno pianto davanti ai capelli, agli occhiali, alle spazzole, alle valige di chi non è più uscito da quel cancello, simbolo della Shoah. Hanno visto il buco nero dei forni crematori e hanno volto lo sguardo verso i camini che hanno sparso le ceneri nelle campagne d’Europa.
Nella seconda parte della visita gli studenti si sono riuniti dietro al gonfalone toscano e hanno marciato silenziosamente verso il muro della morte usato dai nazisti per le fucilazioni, proprio accanto al blocco 21 che ha ospitato per anni il memoriale italiano che presto sarà esposto a Firenze.
Alla fine del breve corteo è stata deposta una corona di fiori e le autorità presenti hanno tenuto dei brevi discorsi. Di quanto detto da Cristina Grieco, assessora regionale all’istruzione diamo conto in altra parte del notiziario; a seguire hanno parlato Eugenio Giani, presidente del Consiglio della Regione Toscana che ha riaffermato i valori costituzionali ad iniziare dalla prima parte della Carta. Ha esortato così i giovani presenti a “non discriminare nessuno per razza, credo politico, religione”, a rispettare “le libertà civili e i diritti umani”. Solo così, ha concluso, “potremo condividere un futuro solidale e carico di umanità per tutti”.
È poi intervenuta Cristina Giachi, vicesindaca di Firenze, in rappresentanza delle amministrazioni toscane. Ed ha rilanciato proprio il ruolo delle “città come luoghi della convivenza civile”, spazi dove “onorare l’esistenza che siamo chiamati a vivere affinché non vinca il male”. L’intervento finale è stato del giovane Bernard Dika, rappresentante del Parlamento degli studenti della Toscana. Ha strappato gli applausi dei suoi coetanei quando ha ricordato quanto sia necessario prendere il testimone dei sopravvissuti è di come non sia “più tollerabile sentire politici e semplici cittadini affermare American first o Prima gli italiani.
Confessa di essere partita da Firenze senza un discorso preparato. L’assessora all’istruzione, Cristina Grieco, ha lasciato che fosse il viaggio con i ragazzi a darle le parole da pronunciare di fronte al Muro della morte, nel campo di sterminio di Auschwitz. Le ha trovate insieme ad un’immagine, quella di due giovani che si tengono per mano.
“Quando rientrerete da questo viaggio – ha detto Grieco agli oltre cinquecento giovani durante la cerimonia che ha concluso la visita al lager – ognuno di noi dovrà confrontarsi con quello che ha visto, che ha sentito, che ha letto, ognuno di voi dovrà farlo, tenendo idealmente per mano quel bambino o giovane il cui nome ha pronunciato ieri e ognuno dovrà cercare di vivere ‘andando oltre’. Quindi voglio ringraziare le persone speciali che in questi giorni hanno raccontato la loro storia di sopravvissuti e che in questo luogo vi passano il testimone, perché voi stessi diventiate testimoni a vostra volta. Una sorta di “staffetta” proprio nei luoghi simbolo dell’orrore e dell’assurda violenza”.
Cristina Grieco, cita poi Primo Levi, la cui opera offre strumenti preziosi per affrontare un mondo in cui si affacciano minacce di razzismo e intolleranza. “Quando l’intolleranza verso “l’altro” e “il diverso” si trasforma in disegno politico, allora il pericolo è dietro l’angolo e non bisogna abbassare la guardia” sosteneva lo scrittore. E allora ricordare e comprendere – riflette l’assessora – non vuol dire cristallizzare fatti e avvenimenti in mere nozioni, ma fornire alla società contemporanea, e ancor più agli adulti di domani, gli strumenti per ripensare a quanto è successo”.
Per sostenere la forza delle parole Grieco evoca due figure a lei care, Frida Misul, reduce della Shoa italiana, di Livorno, autrice nel 1946 di una delle prime memorie di deportati dal campo di concentramento di Auschwitz e don Roberto Angeli, che si rese attivo della Resistenza livornese.
“Se una persona nella cui sincerità avessi nutrito la più assoluta fiducia mi avesse descritto gli orrori che sono passati davanti ai miei occhi – scriveva Misul – nei tristi campi nazisti della morte, io avrei stentato a credere al suo racconto tanto questo avrebbe potuto considerarsi irreale ed ancora oggi mi domando, con stupore tanto grande quanto sincero, come la mia mente non si sia smarrita in tanto orrore, e come il mio corpo, fragile corpo di donna, non sia stato spezzato sotto il peso di tanti sacrifici che gli vennero imposti e dei disagi che dovette forzatamente affrontare. Mi auguro che specialmente i giovani, leggendo queste mie righe, sentano la responsabilità di vigilare ed impedire in ogni modo che certi errori ed orrori siano più ripetuti. È necessario ricordare e capire ciò che accadde molti anni fa, affinché nessun popolo sia più condannato a vivere una simile tragedia”.
“Io spero che questo libretto – e qui Grieco ha citato don Angeli – aiuti i giovani a meditare sui valori profondi della loro vita a considerare come anche solo da un atteggiamento di indifferenza o di assenteismo possono derivare catastrofi inenarrabili. La libertà, la giustizia, la pace esigono un impegno continuo, un sacrificio da cui nessuna generazione può essere esentata”.
“Memoria come strumento critico – ha concluso quindi Cristina Grieco – come coscienza partecipata e condivisa, necessaria per disinnescare la violenza. E’ questo il senso del giorno della memoria e dell’impegno della Regione nel coinvolgere le scuole in un percorso educativo e formativo che va oltre un giorno di commemorazione”.