Fusione dei Comuni, cambiano le regole per presentare le proposte

31 gennaio 2017 | 18:46
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Fusione dei Comuni, cambiano le regole per presentare le proposte

Con ventitré voti a favore e dieci voti contrari, espressi per appello nominale, il consiglio regionale ha approvato in seconda lettura le modifiche all’articolo 74 dello Statuto. E’ stato il presidente della commissione affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd), ad illustrare il testo in aula ricordando che nel 2015 lo statuto è stato modificato prevedendo che l’iniziativa popolare delle leggi sulle fusioni dei comuni potesse essere esercitata da almeno il 10% degli elettori di ciascun comune ed il 15% complessivo di tutti i comuni interessati.

In questo modo si permetteva la presentazione di proposte di legge anche alle comunità locali più piccole, non in grado di raccogliere le cinquemila firme ordinariamente previste dalle norme statutarie. La disposizione, però, non tenendo conto del peso demografico dei comuni interessati, può permettere la presentazione di proposte di legge anche con un numero molto esiguo, in termini assoluti, di firme raccolte.
Su questo punto il consiglio regionale, nell’aprile scorso, ha approvato una risoluzione per trovare una soluzione a questo problema. La proposta di legge statutaria, già esaminata dall’aula in prima lettura, introduce una relazione inversamente proporzionale tra il numero di firme richiesto ed il peso demografico di ciascun comune interessato, individuando tre classi di popolazione: quelli inferiori a cinquemila abitanti, per i quali è necessario almeno il venticinque per cento degli elettori; quelli compresi fra cinquemila e diecimila, per i quali si richiede almeno il venti per cento, con un minimo di 1250; quelli superiori a diecimila, per i quali la soglia è fissata al quindici per cento, con un minimo di 2000.
Enrico Cantone (M5S) ha ribadito il parere contrario già espresso dal gruppo. “La proposta innalza ancora di più la percentuale delle firme necessarie per la presentazione di proposte d’iniziativa popolare – ha osservato – Siamo di fronte ad un tentativo di comprimere questi processi dal basso”.
Analoghe considerazioni al centro dell’intervento di Tommaso Fattori (Si) che, pur favorevole all’introduzione di una relazione inversamente proporzionale al peso demografico, avrebbe preferito soglie più basse.
Anche Marco Casucci (Ln) ha ribadito il giudizio negativo già espresso. “Siano contrari a tutte le leggi che disincentivano la partecipazione popolare e vorrebbero fusioni calate dall’alto – ha affermato – La partecipazione è una priorità, non una moda passeggera”.
“Tamponiamo una falla” ha replicato il capogruppo Pd, Leonardo Marras, secondo il quale la revisione statutaria punta a rendere “reali ed effettive le condizioni per la partecipazione dal basso”, per evitare il sorgere di “iniziative, tra comunità molto diverse, che possono avere un carattere di invasione, di annessione”.
Secondo Stefano Mugnai (Fi) si mette “una foglia di fico sulle vergogne di una vicenda che ha creato un vulnus”, in riferimento alla fusione di Abetone Cutigliano portata a termine nonostante una delle comunità interessate avesse espresso parere contrario. ”Tutta una serie di processi – ha osservato – sono finalizzati soltanto alla prosecuzione dell’esperienza amministrativa di alcuni dirigenti politici”.