Spese sanitarie, Saccardi: “Sul payback atteggiamento bellicoso delle aziende farmaceutiche”

I dati trasmessi dalle aziende sanitarie alla Regione sul monitoraggio economico necessiteranno un ulteriore approfondimento di analisi, anche perché non è ancora completamente definito l’ammontare delle risorse su cui il sistema sanitario regionale potrà contare in questo esercizio, nonostante il 2016 sia già concluso. I costi che hanno registrato la maggiore crescita rispetto al 2015 sono “soprattutto quelli relativi al consumo di farmaci ospedalieri”. I dati, non ancora definitivi, dicono che l’acquisto di farmaci nel 2016 ha raggiunto un valore di circa 953 milioni di euro, più 56 milioni (6,2 per cento) rispetto all’anno precedente: di questi 56 milioni, 17 sono relativi a vaccini e farmaci per la cura dell’epatite C; 39 (più 5,4 per cento) ai farmaci ospedalieri. Si fa notare che, mentre l’incremento dei vaccini è compensato dal contributo di 10milioni ricevuto dal ministero della salute e quello dei farmaci per la cura dell’epatite C è più che compensato dalle note di credito, in parte già ricevute e in parte da ricevere, per gli accordi sui prezzi stipulati dall’Aifa, l’aumento della spesa farmaceutica potrebbe essere invece mitigato soltanto dalla contabilizzazione del relativo payback, sul quale però persistono pesanti incognite.
Gli ultimi dati sulle note di credito relative ai farmaci per la cura dell’epatite C evidenziano che il costo annuo 2016 per tali principi attivi dovrebbe essere inferiore di circa 35 milioni rispetto al 2015, sempre grazie agli accordi stipulati dall’Aifa. Tale beneficio, però è stato più che neutralizzato dall’incremento subito dagli altri farmaci ospedalieri, per cui l’aumento dei costi per l’acquisto dei beni sanitari è stato di circa 13 milioni di euro. Quanto ai nuovi farmaci oncologici, si stanno definendo, con la collaborazione degli oncologi, linee guida per un uso appropriato dei farmaci, soprattutto l’utilizzo dei nuovi farmaci.
Oltre ai suddetti incrementi di costo, permane l’incertezza sull’ammontare del payback. Il payback è la quota di rimborso della spesa farmaceutica ospedaliera. Come ha stabilito la legge 135 del 2012, infatti, il 50 per cento del superamento del tetto di spesa della farmaceutica convenzionata deve essere rimborsato dalle aziende farmaceutiche alle Regioni. La stima è confermata da Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Nel 2015 la cifra era stata di 115milioni, per il 2016 è arrivata l’autorizzazione a contabilizzare solo i primi sette mesi dell’anno, ma si attende ancora la determinazione di Aifa. La cifra prevista è tra i 65 e i 70milioni di euro, ma c’è il rischio di non poter contabilizzare neppure questa porzione, se l’Aifa dovesse determinare l’ammontare oltre i tempi consentiti per l’iscrizione in bilancio.
La Regione ha richiamato l’attenzione delle direzioni delle Asl affinché adottassero tutte le misure necessarie per tenere sotto controllo la dinamica della spesa farmaceutica, in modo da non minare l’equilibrio del sistema sanitario regionale. Le misure si sono sostanziate in un monitoraggio pressante dell’andamento della spesa farmaceutica ospedaliera, ma sono stati garantiti adeguati livelli di assistenza ai cittadini.
“Non sono da ritenere attendibili – prosegue Stefania Saccardi – interpretazioni giornalistiche secondo le quali certe problematiche economiche sarebbero la dimostrazione della non idoneità della riforma sanitaria a produrre la razionalizzazione dei costi: nella fase iniziale di una ristrutturazione aziendale non si possono attendere risparmi eclatanti, per via dei costi intrinseci all’attuazione dei nuovi assetti organizzativi. Rimane il fatto che l’equilibrio economico del sistema sanitario regionale non può prescindere dall’iscrizione nei bilanci di almeno una quota del payback relativo alla spesa farmaceutica ospedaliera, che un atteggiamento irragionevolmente bellicoso da parte delle aziende farmaceutiche sta mettendo in forse”.
Andrea Quartini (M5S) è intervenuto nel dibattito in consiglio regionale definendo la comunicazione dell’assessore “insufficiente a chiarire la politica sanitaria del governo della regione”. “Ci si limita a descrizioni burocratico-amministrative e si sostiene l’ineluttabile crescita della spesa farmaceutica” senza “entrare nel merito ai reali problemi che incidono sulla salute dei cittadini e sulla sostenibilità del servizio sanitario pubblico”. Il consigliere regionale ha parlato di “processo di smantellamento” con “ospedali costruiti su modello industriale con riduzione di posti letto e taglio di servizi e personale”; “liste d’attesa in aumento”, “ticket come sovrattassa” e “tendenza alla privatizzazione del sistema.” Quartini ha concluso ribadendo la necessità di “politiche serie che attuino sperimentazioni e che ribilancino la ripartizione del fondo sanitario premiando in base alla salute prodotto e non alle prestazioni fornite”.
“Sistematicamente la spesa farmaceutica sta aumentando”. Così Stefano Mugnai (Fi) interviene nel dibattito. “Rispetto ai risultati scarsi”, aggiunge il consigliere regionale, ci vuole “un’aggressione di quelli che sono gli sprechi per ottenere maggiore serenità nei bilanci sanitari della regione” e “occorre un maggior monitoraggio”. “Può darsi che sia troppo presto per fare un bilancio sui risultati finanziari della riforma sanitaria – conclude Mugnai – ma un’idea sull’offerta sanitaria, invece, si può avere”. “Girando la Toscana si ha la percezione di un’offerta sanitaria peggiorata e di una serie di criticità”.
“Il sistema, pur con difficoltà crescenti, sta reggendo. Il Consiglio può dare un contributo importante affinché la Giunta continui a lavorare, in modo sempre più efficiente, per la salute pubblica”. Lo ha dichiarato Paolo Bambagioni (Pd) rilevando come possano esserci “modelli diversi”. “Occorre però riconoscere che la Toscana ha provato a dare una risposta in un contesto di difficoltà economiche evidenti”.
“Il sistema sanitario è e resterà uno dei più complessi. In questa complessità abbiamo, e avremo, elementi che funzionano e che non funzionano. Il giudizio non può essere dato su un singolo elemento ma su dati organizzati” ha detto Enrico Sostegni (Pd). Nel ribadire come le “scelte fatte siano tutte volte a conservare un sistema universalistico e pubblico”, il consigliere ha rilevato come sia “sbagliato parlare di buco di bilancio. Ci sono le condizioni per fare un’analisi dei dati”. “Abbiamo fatto una riforma – ha concluso ricordando la manovra varata lo scorso anno – perché pensiamo che l’immobilismo sia l’approccio peggiore”.