Infrastrutture e ricerca, il piano di sviluppo all’esame del consiglio regionale

15 marzo 2017 | 09:21
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Infrastrutture e ricerca, il piano di sviluppo all’esame del consiglio regionale

Avviato il dibattito in Consiglio regionale sul programma regionale di sviluppo 2016-2020. Il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd) ha iniziato l’illustrazione della cornice di riferimento e delle linee guida dell’atto fondamentale della legislatura, strumento orientativo che disegna una visione per il futuro della Toscana e definisce le linee di dialogo con gli attori del territorio regionale, e che si articola in 24 progetti.

Dentro questa visione, ricomprende nelle proprie previsioni anche il piano per la costa, acquisito dalla commissione per il rilancio della Toscana costiera, presieduta da Antonio Mazzeo (Pd). Il Prs è anche allargato al “Rinascimento metropolitano” elaborato dalla Città Metropolitana.
I 24 progetti strategici per la Toscana prevedono: interventi per lo sviluppo della piana fiorentina; politiche per il mare, l’Elba e l’arcipelago toscano; politiche per la montagna e per le aree interne; Grandi attrattori culturali, promozione del sistema delle arti e degli istituti culturali; agenda digitale, banda ultra larga, semplificazione e collaborazione; sviluppo rurale ed agricoltura di qualità; Rigenerazione e riqualificazione urbana; Assetto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici; governo del territorio; consolidamento della produttività e competitività delle imprese, promozione e internazionalizzazione del sistema produttivo; politiche per il diritto e la dignità del lavoro; successo scolastico e formativo; contrasto ai cambiamenti climatici ed economia circolare; ricerca, sviluppo e innovazione; grandi infrastrutture regionali e nazionali, accessibilità e mobilità integrata; Giovanisì; Lotta alla povertà e inclusione sociale; Tutela dei diritti civili e sociali; Riforma e sviluppo della qualità della riforma sanitaria; turismo e commercio; Legalità e sicurezza; Politiche per l’accoglienza e l’integrazione dei cittadini stranieri; Università e città universitarie; attività e cooperazione internazionale nel Mediterraneo, Medio Oriente e Africa subsahariana.
Il piano strategico per lo sviluppo della Costa Toscana 2016-2020 è parte integrante del Piano regionale di sviluppo e si dedica alle 5 province costiere: Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto.
Nato con l’intento di riequilibrare il divario tra costa e interno, la cosiddetta “Toscana a due velocità”, dovuto alla crisi che ha colpito la grande industria di Piombino, il porto di Livorno e la zona di Massa-Carrara, punta a “riportare la costa al centro” attraverso interventi prioritari su tre asset strategici: infrastrutture, sviluppo economico e turismo, ambiente e territorio. Partendo dalla riorganizzazione dell’assetto istituzionale e dal superamento dei localismi, alcuni interventi sono stati indicati come “priorità delle priorità” da realizzare entro il 2017, contando su finanziamenti che ammontano complessivamente a circa cinque milioni di euro. Tra questi, la creazione del brand Costa di Toscana, un marchio per la promozione integrata dell’area costiera; la nascita di un polo di economia circolare, un progetto pilota per creare valore dal riuso dei rifiuti; la nascita del polo unico di innovazione, sotto le cui ali riportare l’industria 4.0 e condividere idee innovative e risorse.
Ci sono poi gli obiettivi per rafforzare e velocizzare i collegamenti fra l’interno e la costa, per valorizzare le isole, completare le grandi opere, effettuare bonifiche del territorio e per combattere l’erosione costiera. Il tentativo è quello di recuperare 18 mila posti di lavoro, ridurre il gap con la Toscana centrale e attrarre nuovi investimenti.
Il Rinascimento metropolitano – Verso il piano strategico è, invece, il documento identitario della Città Metropolitana, la mappa di navigazione dei suoi 42 Comuni, all’interno del quale sono costruiti progetti agganciati alle vocazioni territoriali. È, quindi, un piano sulle modalità di governo di un territorio che si estende per 3514 kmq, in massima parte collinare (68,7 per cento), con ampie aree montuose (26,8 per cento) e solo un 4,5 per cento di pianure, attraversato dall’Arno e dai suoi affluenti.
Essendo atto di indirizzo che definisce i programmi generali, settoriali e trasversali di sviluppo nel medio e lungo termine per l’area metropolitana, è stato allargato al Prs 2016-2020 e i suoi contenuti sono condivisi nel Piano regionale di sviluppo.
Il Piano metropolitano si fonda su tre pilastri fondamentali. Il primo, l’accessibilità universale, è pensato come condizione indispensabile per la partecipazione alla vita sociale e per la fruibilità degli spazi e dei servizi; il secondo, le opportunità diffuse, sono il manifesto per l’attivazione di molte risorse e opportunità presenti in tutta l’area metropolitana; l’ultimo, le terre del benessere, individua nella campagna e nelle aree periurbane una risorsa essenziale per lo sviluppo integrato del territorio.
A queste tre visioni che proiettano la Città Metropolitana verso un cambiamento deciso entro il 2030, corrispondono strategie e progetti concreti che spaziano dalla mobilità: integrazione tariffaria dei biglietti di trasporto pubblico su scala metropolitana; realizzazione di superstrade ciclabili tra cui la Firenze – Sesto Fiorentino – Prato; creazione di ‘nodi intermodali’, dove far convergere più infrastrutture trasportistiche e dove passare rapidamente da un mezzo di trasporto ad un altro. Alla riqualificazione urbana, lavoro e turismo: sicurezza delle periferie; definizione di un atlante locale degli spazi dismessi e sottoutilizzati dove intraprendere azioni di rigenerazione urbana; costituzione di un network dell’alta formazione; creazione di una card metropolitana per usufruire dell’intera offerta culturale territoriale; nascita di un osservatorio turistico metropolitano. Fino ad arrivare ad azioni concrete per un ‘paesaggio fruibile’ e quindi l’attivazione di parchi agricoli metropolitani, la valorizzazione dei paesaggi rurali, la protezione del reticolo idrografico superficiale e la definizione di una politica integrata e condivisa sulle tematiche legate a cibo e alimentazione.

Le linee fondamentali“Il testo del piano regionale di sviluppo 2016-2020 risulta in parte diverso da quello originariamente proposto, frutto di un’intensa attività che si è svolta non solo nella commissione Affari istituzionali, ma anche in tutte le altre”. Così il presidente della prima commissione, Giacomo Bugliani (Pd), ha iniziato la sua relazione in aula, ricordando che l’atto è stato assegnato al Consiglio nel giugno 2016 e, di lì a poco, ha ricevuto il parere favorevole del Consiglio delle autonomie locali, della Conferenza permanente delle autonomie sociali e della Commissione per le pari opportunità. Le consultazioni svolte hanno interessato le organizzazioni di categoria, i sindacati, gli ordini professionali, le camere di commercio, le università, soggetti come Fidi Toscana, Associazione bancaria italiana, Anas, Salt, Parchi regionali ed altri ancora. Bugliani ha quindi precisato che nel febbraio scorso sono stati elaborati una serie di emendamenti al testo, che prende le mosse dal quadro istituzionale uscito dalla riforma Del Rio, dalla successiva legge regionale 22/2015 sul riordino delle funzioni e dal referendum costituzionale, che impone alla Regione nuovi rapporti con le province, notevolmente depauperate, ed i comuni.
Le realtà territoriali vedono una Toscana essenzialmente divisa in tre aree (costa, meridionale, centrale), con specificità diverse di cui tenere conto in una programmazione sostanzialmente negoziata in ambiti territoriali omogenei, indicati dagli studi e dalle ricerche dell’istituto regionale per la programmazione (Irpet), concentrando le risorse comunitarie in attività di innovazione e ricerca, che sia premio per le imprese più dinamiche, che si muovono verso la cosiddetta industria 4.0. In questo quadro dovrà essere rivisto anche il welfare locale, sia sotto il profilo sanitario, sia per le politiche attive del lavoro.
Ecco alcune peculiarità dei singoli progetti regionali, sottolineate dal presidente della commissione. Nel progetto per la montagna e le aree interne si valuterà la possibilità di introdurre agevolazioni fiscali coerenti con il quadro normativo generale e si individua nelle ‘cooperative di comunità’, uno strumento per far diventare i residenti nei piccoli borghi allo stesso tempo produttori e fruitori di beni e servizi. Le aree interne saranno interessate anche da interventi per la prevenzione del rischio sismico sulla base di un documento operativo con un quadro conoscitivo dettagliato della situazione esistente per il patrimonio immobiliare.
Sul fronte culturale, il progetto relativo ai grandi attrattori individua nelle “Celebrazioni Leonardiane” per il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci nel 2019 l’evento di riferimento. Nel patrimonio immateriale sarà salvaguardata e tutelata la figura di Pinocchio, quale immagine simbolo della Toscana nel mondo. Un progetto interessante è quello sull’agenda digitale e la banda ultralarga, nel quale non solo si spinge verso la digitalizzazione, ma si tiene conto delle nuove norme regionali sulla semplificazione amministrativa, che hanno portato al test MPMI per monitorare gli effetti dell’azione amministrativa e legislativa sulle piccole e medie imprese. E’ prevista una “sessione della semplificazione” per una verifica ed una valutazione.
Nel quadro del rafforzamento della produttività delle imprese è fondamentale l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, struttura portante dell’economia territoriale. Sarà sottoscritto uno specifico accordo con gli istituti di credito, per promuovere in particolare l’innovazione tecnologica, la reindustrializzazione, le reti d’impresa, lo sviluppo non tanto delle smart cities, ma le smart lands.
Grosse novità sullo sviluppo rurale e l’agricoltura di qualità. Vengono, tra l’altro, incentivati i contratti di filiera e di distretto promossi dal Ministero, si ampliano le possibilità di intervento nel settore vivaistico, sostegno all’olivicoltura per investimenti che riguardano tecnica, raccolta e le colture innovative. Sostegno anche al rimboschimento delle aree periurbane. Si punta inoltre al potenziamento degli acquedotti privati ad uso potabile per la crescita anche economica delle zone rurali.
La riqualificazione e rigenerazione urbana interesserà anche le città termali di Chianciano, Casciana e Montecatini, mentre attenzione particolare sarà assicurata ai beni confiscati alla criminalità organizzata, con un nuovo ruolo affidato all’Osservatorio regionale per introdurre procedure semplificate ai fini del loro riutilizzo. Tema centrale è l’assetto idrogeologico, per il quale serve un’intensa attività di prevenzione, mentre nel governo del territorio si sottolinea che la nuova disciplina delle cave assegna alla Regione un ruolo centrale non solo nella pianificazione, ma anche nel controllo e nella valutazione di impatto ambientale.
Nelle politiche per il lavoro si è allargato il campo degli interventi per il reimpiego e la riqualificazione dei lavoratori. Sul fronte del contrasto alla povertà si prevede di introdurre un ‘reddito di solidarietà attiva’, a carattere straordinario, nella prospettiva di giungere ad un ‘reddito di inclusione’.
Sul fronte dell’economia circolare, si segnala Piombino per l’attività di smantellamento delle navi, che ne fa un polo di rilevo internazionale e si sottolinea la necessità delle bonifiche nelle aree industriali di Piombino, Massa Carrara e Livorno.
Nel progetto per le grandi infrastrutture regionali si citano in modo molto specifico il potenziamento della linea ferroviaria Empoli-Siena-Chiusi; la linea ferroviaria Pontremolese quale ‘priorità strategica’, il collegamento con l’area portuale di Piombino a carico di Anas. Per il servizio pubblico è previsto il potenziamento dei collegamenti ferroviari Pistoia-Prato-Firenze, dei collegamenti tra gli aeroporti di Pisa e Firenze, mentre per la mobilità in bicicletta la Ciclopista Tirrenica. Interventi sono previsti sulla portualità, a partire dalla nuova Darsena Europa ed il Piano regolatore portuale di Livorno, la riqualificazione di Marina di Carrara ed il potenziamento di Piombino.
Ai giovani, con il progetto GiovaniSì, si dà una spinta all’auto imprenditorialità, oltre ad ampliare la possibilità di utilizzo della Carta dello studente nelle reti teatrali e museali.
Nel progetto di riforma e sviluppo della qualità sanitaria sono previsti interventi a sostegno di ricerca e sviluppo, oltre alla sperimentazione della nutraceutica, quale disciplina a cavallo tra alimento e farmaco.
Nel settore turistico si punta ad un rilancio del settore termale, alla valorizzazione di specifici sistemi territoriali di riferimento, specie nella Toscana del Sud, mentre si cerca di sostenere le imprese nel loro sforzo di intercettare i mercati on line. Si chiede infine un rafforzamento delle condizioni di sicurezza sul territorio di Prato e lo sviluppo del profilo internazionale della formazione universitaria.
Bugliani ha infine sottolineato che la recente approvazione del Piano strategico per lo sviluppo della Costa toscana, che diviene un allegato al Piano regionale di sviluppo, ha spinto ad eliminare il progetto specifico originario, i cui contenuti sono stati trasferiti negli altri progetti. E’ stato, infine, recepito il testo di ricerca ‘Rinascimento metropolitano’, di cui la risoluzione condivide i contenuti, auspicandone l’adozione in tempi brevi da parte della Città metropolitana di Firenze ed impegnando la Giunta regionale alla sottoscrizione di tutte le intese per l’adozione del Piano strategico metropolitano.

Il dibattito
“Questo Piano regionale di sviluppo è identico a quello dello scorso anno e ancora una volta stiamo parlando di briciole: con la prospettiva di andare incontro a ulteriori contrazioni col passare degli anni, mentre sopra le nostre teste vengono indirizzati miliardi dove non servono”. Così il portavoce dell’opposizione Claudio Borghi, dando il “la” al dibattito in aula sul Prs 2016-2020. E dopo essersi chiesto come mai dalla Toscana non si leva una “significativa ribellione” nei confronti delle scelte del Governo nazionale e di Bruxelles, il consigliere ha domandato ai colleghi: “se non ci sono i soldi da dove vengono i miliardi per comprare titoli?”. “Dal nulla non viene fuori nulla – ha sottolineato – non possiamo continuare a credere che arrivi chissà che cosa: la Toscana ha bisogno di ben altro e non può essere più tollerato il vergognoso atteggiamento del Governo nei confronti degli enti locali, su sollecitazione dell’Europa”. “Presenteremo emendamenti – ha concluso Borghi – ma siamo consapevoli che si tratta di emendamenti sul nulla”.
Per Tommaso Fattori (Sì – Toscana a sinistra) il Prs dovrebbe essere ribattezzato in ‘piano regionale di austerità’, un piano che sta pagando le scelte del Governo Renzi e che si caratterizza per mancanza di risorse. “Io sono più pessimista di Borghi – ha affermato – il Prs non è quello dello scorso anno, perché si passa da 6 miliardi e 400 milioni a 6 miliardi”. Il consigliere ha poi continuato il proprio intervento facendo un appunto sul metodo, per la mancata partecipazione dei cittadini, e sulla reale impossibilità, per chi lo legge, di poter distinguere il vecchio dal nuovo e, inoltre, di capire dove vadano a finire certi fondi europei. In tema di maggiori finanziamenti: “registriamo ancora una volta la concezione strategica sbagliata di potenziare infrastrutture, facendo perno sulle grandi opere”. Richiamando la conferma della riforma sanitaria, con un modello di welfare dove il pubblico arretra, Fattori si è riservato ulteriori riflessioni in fase di dichiarazione di voto.
“Uno strumento come il Prs, che dovrebbe orientare l’intera legislatura, o almeno quel che ne resta, non può essere caratterizzato da tagli continui, dettati da scelte sovraregionali”, ha esordito Giacomo Giannarelli (M5S), ripercorrendo le “scelte scellerate” operate dai diversi governi nazionali, a partire da quello Dini. “Non solo oggi stiamo pagando il conto, con tutta una serie di meno – ha continuato – ma siamo anche di fronte alla incapacità di individuare priorità e all’arroganza di chi non vuole ammettere i propri errori”. Parafrasando un proverbio: “errare è umano, perseverare è da Pd”, ha sottolineato Giannarelli. “A chi avete venduto l’anima, chi ha finanziato le vostre campagne elettorali?”. “I cittadini boccerebbero miseramente questo Prs – ha concluso – perché non risponde ai lori bisogni: siete soltanto attaccati alle poltrone e avete il terrore di affrontare le elezioni”.
Fuori dal coro si è levata la voce di Gianni Anselmi (Pd): “Questo documento racconta la Toscana che immaginiamo fino al 2020 ma anche oltre, nella sua complessità e nei tratti che la caratterizzano, dall’interno alla costa alle zone insulari e montane, e propone un cruscotto di strumenti programmatori”. Tra questi il consigliere ha ricordato gli ambiti, quali collanti tra aree omogenee e contesti di decentramento delle funzioni amministrative territoriali, ma anche la ruralità, intesa non come semplice recupero ma come fattore di modernizzazione. E ancora: il piano della costa e la città metropolitana, insieme ai 23 progetti che caratterizzano il Prs. “Abbiamo di fronte a noi un impianto possente e modernizzante – ha concluso – 6 miliardi per progetti tematici da mettere in modo dal protagonismo locale, accompagnato dalla sussidiarietà della Regione, accanto a cittadini e imprese”.
“Un Prs che parte in ritardo e che risulta stravolto alla prova di innumerevoli emendamenti, quando dovrebbe rappresentare il quadro delle strategie per il governo regionale”. Questo il giudizio di Enrico Cantone (Movimento 5 stelle). “L’unica cosa a cui questo Pd guarda sono le grandi infrastrutture, con grande spreco di denaro – ha aggiunto il consigliere -. Invece vengono operati dei tagli enormi a servizi che dovrebbero essere basilari, come quelli per la legalità e la trasparenza. Mi domando che cosa ci sia sotto”. Per quanto riguarda le politiche per il mare, secondo Cantone “si assiste a un aumento degli investimenti, ma se poi si va a guardare essi risultano distribuiti sul territorio attraverso esclusivamente le grandi aziende. In definitiva questo Prs risulta insufficiente e rispecchia le lotte interne continue di questa maggioranza”.
Monia Monni (Pd) ha ricordato “come dal 2008 ad oggi sia iniziata una crisi economica e sociale epocale, che ha aumentato le diseguaglianze e ridotto ai minimi termini gli investimenti pubblici e privati”. “Ora assistiamo a un’inversione di tendenza – ha detto – che può essere l’occasione per ripartire, ma occorre segnare in maniera netta le priorità. E questo fa esattamente il Prs”. Per la consigliera “non è il momento di riproporre i vecchi schemi e la Toscana ha raccolto la sfida con questo piano, frutto di un confronto continuo e che ha come asse portante la crescita, un complessivo rilancio economico, sociale e infrastrutturale”. “Mi sarebbe piaciuto – ha osservato infine Monni – un momento di approfondimento più puntuale sulle periferie, che sarà fatto in altre occasioni”.
”Il confronto su questo Prs c’è stato ed è stato ampio, abbiamo fatto un lavoro serio” ha detto Simone Bezzini (Pd). “E’ un percorso partito oltre un anno fa, gli indirizzi sono stati dati con il Def alla fine del 2015, è iniziata un’intensa fase di concertazione da parte della Giunta, poi è seguito un anno di confronto e di approfondimento non solo interno al Pd, ma anche su tutti i territori. Un confronto non fine a se stesso, ma che ha arricchito e irrobustito il piano”. “Non è un Prs omissivo – ha aggiunto Bezzini -, ma che guarda in faccia la realtà della Toscana, una regione che ha affrontato un po’ meglio la crisi rispetto ad altre ma che ha mostrato punti di debolezza e criticità. Siamo partiti da un’analisi, sviluppato una visione, identificato i target, elaborato i progetti e i modelli di governance. Questo piano può portare nuova linfa nelle politiche per la Toscana”.
“Sono in disaccordo – ha replicato Stefano Mugnai (Forza Italia) -. Se c’è una cosa che in questo piano manca è proprio l’analisi. La maggioranza continua a dipingere la Toscana come una cartolina felice, ma non è più così da un pezzo. Dal 2013 il Pil è diminuito di 5 punti, la disoccupazione giovanile è arrivata al 32 per cento. Ed è notizia di oggi che l’incasso per i ticket sanitari diminuisce, segno evidente che la gente non si può più permettere di curarsi e di fare prevenzione”. Di fronte a questo quadro, ha detto ancora Mugnai, “le infrastrutture sono ferme e lo rimarranno. Il Pd propone sempre la stessa ricetta che ha già dimostrato di non funzionare”. “La verità – ha concluso – è che questo Prs è stato un ring su cui si sono confrontati i renziani e Rossi, è servito solo a ricalibrare i poteri interni al Pd ma non ad esprimere alcuna azione nell’interesse dei toscani”.
“I numeri della Toscana dimostrano una ripresa sofferta ed è grazie alle imprese, ai lavoratori e ai cittadini che la regione non è arrivata al tracollo”. Così il consigliere regionale Gabriele Bianchi (M5S) è intervenuto, in aula, nel dibattito sul piano regionale di sviluppo 2016-2020. Bianchi si è soffermato a parlare delle partecipate. “Nel complesso la Toscana – ha detto Bianchi – detiene partecipazione finanziaria in 23 aziende, il cui valore ammonta a 165 milioni di euro con un totale dipendenti nelle partecipate di 299, per un costo annuale di 70 milioni di euro”. “Preoccupazione – ha concluso – ci desta Fidi Toscana, la finanziaria della Regione nella cui compagine azionaria fanno parte anche alcuni istituti di credito come il Monte dei Paschi di Siena e Intesa San Paolo”.
“Un piano regionale di sopravvivenza” così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha definito il prs. Nel dettaglio Donzelli ha citato i “3,26 milioni di euro per il progetto regionale 22, per la promozione e l’integrazione socio lavorativa delle persone maggiormente vulnerabili e a rischio discriminazione come rom e sinti tramite interventi con percorsi imprenditoriali anche in forma cooperativa”. Donzelli ha messo a confronto le risorse destinate a questo progetto con quelle indirizzate ad altri, come ad esempio per “il progetto regionale 14 ricerca, sviluppo e innovazione” per il quale si prevedono “1,59 milioni di euro” oppure per “gli interventi per le famiglie 1,24 milioni di euro” o “per la ricerca e l’innovazione 2 milioni e 81 mila”. “Per Rossi – conclude Donzelli – l’emergenza è l’integrazione degli stranieri”.
“Abbiamo lavorato per creare prospettiva per la nostra regione – ha detto Francesco Gazzetti (Pd) – dicendo sì alla Toscana che verrà, qualcuno sta dicendo no alla Toscana che ci attende”. Tra i progetti citati, Gazzetti si è soffermato sul 16, dove “gli obiettivi sono la realizzazione delle grandi opere della mobilità di interesse nazionale e regionale, la qualificazione del sistema dei servizi di trasporto pubblico, lo sviluppo della piattaforma logistica toscana, mobilità sostenibile e sicurezza stradale”. Un aspetto molto apprezzato da Gazzetti è che “nel prs si cerca di guardare ai territori della Toscana trasversalmente, senza l’interesse preciso, personale e strategico geolocalizzato ma guardando i territori in stretta innervazione”.
Elisa Montemagni (Lega nord) ha parlato di “colpe nel passato politico della sinistra Toscana per l’andamento economico”, per la “disoccupazione giovanile” e per la “mancanza di posti di lavoro”. “Sappiamo – ha detto la consigliera regionale- che la grande sfida è quella di creare posti di lavoro”, per “far tornare grande la Toscana” e “mettere a frutto le nostre risorse”. “Anche se voteremo contro – ha detto- condividiamo alcuni progetti del prs che consideriamo buoni. Per cercare di migliorare dove si può abbiamo presentato alcuni emendamenti”.
“Il piano – ha detto Paolo Bambagioni (Pd) – ha una forte tradizione nella programmazione e serve per individuare priorità e obiettivi”. “E’ importante perché la regione fa delle scelte”. Bambagioni ha parlato di “un dato significativo che è quello che dimostra che la Regione toscana nella complessità nazionale fa la sua parte, è all’avanguardia, mostra iniziativa, volontà nel risolvere i problemi e capacità di fare”. Bambagioni ha chiuso il suo intervento invitando la Giunta nei tavoli Stato/Regione a porre il problema delle autonomie locali: “occorre decidere se vanno sostenute”. Il dibattito si è concluso con l’intervento dell’assessore alla presidenza, Vittorio Bugli, che ha parlato di “buon lavoro fatto sia nel merito che nel metodo” e ha precisato che “rispetto alla prima bozza di documento, non c’è stato alcun taglio” e che “le differenze derivano unicamente dal fatto che vi è stata una rimodulazione dei capitoli del piano”. Bugli ha quindi affermato che “le priorità sono state individuate sulla base di un’analisi chiara della situazione di crisi che sta vivendo la Toscana” e ha aggiunto che “noi un progetto di sviluppo ce l’abbiamo” tanto che “in questo documento vengono poste le priorità per lo sviluppo del territorio regionale”. Secondo Bugli “lo snellimento dà più efficacia al piano ma presuppone anche più impegno lavorativo da parte sia della Giunta che del Consiglio”. Rivolgendosi al M5s, invece, Bugli ha affermato che “non è accettabile sentir dire, in quest’Aula, che la democrazia per delega è un inganno”.
In precedenza Irene Galletti, capogruppo M5s, ha espresso il giudizio del suo gruppo affermando che il presidente Rossi, con il suo intervento, “si è infilato in un ginepraio dopo l’altro”. Secondo la Galletti “l’elenco di successi ineffabili pone alcune questioni, a cominciare da alcune osservazioni sul Governo che confermano come tra Rossi e il Governo non corra buon sangue”. L’impostazione “è quella di confondere obiettivi, strategie e azioni con i risultati”. Ad esempio, “avere ospedali nuovi è ben lontano dal risolvere i problemi che sono stati elencati”. O ancora: “I problemi dei centri per l’impiego sono immutati, se non peggiorati da quando li ha presi la Regione”. Sul Prs, “siamo rimasti colpiti dal pressappochismo e dall’improvvisazione con cui è stato redatto e per la scarsa capacità di programmazione. Sono assenti indicatori quantitativi, il raggiungimento di risultati è aleatorio”. La conseguenza è la raccomandazione: “Fermatevi, questo piano è lesivo degli interessi di 3 milioni e 600 mila toscani, che aspettano soluzioni concrete”. Quindi l’annuncio del voto contrario.
Jacopo Alberti, Lega Nord, ha affermato che “il Governo di Roma è espressione della solita maggioranza della Giunta toscana” e che “la mancanza dei trasferimenti va imputata al Governo”. Alberti ha aggiunto che “lo Stato italiano continua a spendere soldi, e ne spende tanti, per la questione dei migranti, mentre se iniziassimo a spendere meno per certe situazioni ed utilizzassimo quei soldi per sostenere le fasce sociali più deboli e bisognose, sarebbe cosa buona e giusta”. Alberti ha quindi criticato il piano strategico “Rinascimento metropolitano” contenuto nel Prs per la città metropolitana di Firenze perché è “spumoso e non facilmente comprensibile” anche perché in esso “si parla del 2030 quando siamo nel 2017 e ancora bisogna arrivare al 2020”.
Andrea Quartini, M5s, ha sostenuto la “forte compressione” di risorse per capitoli come “lotta alla povertà, tutela dei diritti civili e sociali e parte della sanità”. Secondo Quartini “la maggioranza non ha toccato, se non marginalmente, il tema della povertà e delle politiche sociali, che subiranno un’ulteriore decurtazione”. Alla luce di questo, secondo Quartini, il primo elemento di criticità è l’incapacità di “fare delle scelte in termini di gerarchia dell’emergenza”. Quartini ha detto che “al primo posto delle emergenze va messa la lotta alla povertà”, mentre invece “si continuano a privilegiare le grandi opere”. Quartini ha affermato che “la maggioranza opera una sorta di doppiogiochismo” perché “da un lato si tenta di raccontare che si faranno interventi di lotta alla povertà ma al contempo si taglia”. La lotta alla povertà, invece, secondo Quartini “è la vera emergenza”. Quartini ha ricordato che “l’Italia è assieme alla Grecia l’unico Paese europeo che non ha redditi minimi garantiti e nemmeno salari minimi garantiti, mentre il numero di cittadini sotto la fascia della povertà, negli ultimi dieci anni, è raddoppiato, con il trend in aumento”. Quartini ha affermato che “l’unica proposta seria è depositata sia in Parlamento che in Regione Toscana e riguarda il reddito di cittadinanza” chiedendo che si arrivi “al più presto all’istituzione del reddito di cittadinanza a livello regionale”.
Antonio Mazzeo, Pd, ha esordito affermando che è “svilente che il dibattito sul principale atto della programmazione regionale sia ridotto a strumentalizzazioni generiche”. Quindi, rispondendo al M5s, ha affermato: “Possiamo far bene o far male e su questo ci giudicheranno i cittadini, ma non accettiamo più la vostra gogna mediatica”. Mazzeo si è inoltre inaugurato di avere presto un “territorio con imprese che tornano ad investire” e ha affermato che “abbiamo realizzato un piano di sviluppo che va oltre il programma di mandato e va oltre il 2020” prevedendo “interventi concreti per la lotta alla povertà ed a favore di un welfare attivo che sia in grado di essere tale”.

L’intervento di Rossi “Nel corso di questi anni di crisi, la Toscana è riuscita a collocarsi positivamente rispetto all’andamento generale del paese”, dice Enrico Rossi nel suo intervento in Aula. “Il nostro Pil colloca la nostra Regione nella fascia alta, quella di minore arretramento insieme a Regioni che nel 2010 venivano indicate come riferimento e rispetto alle quali la Toscana era distante”, prosegue il presidente. “Mi capita di dire qualche volta che non è merito nostro. È merito del lavoro, degli imprenditori, delle maestranze. Consentiteci anche di dire che noi non abbiamo ostacolato, altrimenti la Toscana non ce l’avrebbe fatta”. E cita la recente visita della commissaria europea alla politica regionale Corinna Cretu, “che è venuta in Toscana e ha detto che il modello di spesa della Toscana, la sua capacità di spesa dei fondi strutturali è da export”.
Rossi scorre i capisaldi della politica economica della Regione: “Al netto del grande intervento, che è stato fatto sull’edilizia sanitaria negli ultimi quindici-venti anni, e che io rivendico, l’altro grande aspetto che ha caratterizzato questi anni di governo è l’intervento sulle infrastrutture: abbiamo messo in campo tante cose, soprattutto la gara per il trasporto pubblico locale. Siamo la prima Regione che ha fatto una gara di questo tipo. Finirà, vinca il migliore, ci è costata, ma ora aspettiamo solo il giorno in cui i duemila pullman entreranno in servizio in Toscana e cambieranno il volto del trasporto su gomma in questa regione, collocandola a livelli alti in Europa”.
In un tempo di scarsità di risorse, prosegue Rossi, “ci siamo avventurati in grandi spese di investimento, le quali non dipendevano prioritariamente dalla Regione: sui porti di Piombino, di Livorno, di Carrara. Ma anche i 250milioni per il raddoppio della ferrovia, lavori che sono in corso e che, provo a rassicurare il Consiglio per altri aspetti – aggiunge rivolto ai consiglieri –, vorrei inaugurarli nella veste di presidente”. Altri punti fermi: “Rimango convinto della Tirrenica, dell’aeroporto, del sottoattraversamento (di Firenze, ndr). E siccome con questo piano mi sono presentato ai cittadini della Toscana, e la legge dice che abbiamo due gambe una è l’elezione diretta del presidente l’altra è l’elezione del Consiglio, io quel programma non lo abbandono e intendo portarlo avanti”.
Sulla sanità: “L’arretramento c’è stato. Il primo colpo è stato inferto dal raddoppio dei ticket che fu praticato da Tremonti. Abbiamo dovuto fare una operazione di taglio della spesa sanitaria, sono stati tagli pesanti, ma la nostra sanità non ha perso la sua collocazione in relazione ai parametri: pur non essendo perfetti, la Toscana sta nella fascia alta con i bilanci certificati. E i nostri ospedali possono piacere o non piacere, però fanno parte di una progettazione che nasce con Martini e che garantisce alla Toscana di avere strutture ospedaliere moderne per i prossimi cinquanta anni. E penso che la maggioranza dei toscani non tornerebbe nei vecchi ospedali, non i pazienti e nemmeno il personale”.
Sul governo del territorio: “Abbiamo due leggi alla base, fatte nella passata legislatura: la 65 e la legge sul paesaggio. Funzionano, siamo la Regione che ha la legislazione più avanzata a tutela del territorio, il piano del paesaggio più avanzato”. Un’altra delle riforme importanti, prosegue Rossi, è “tutta la partita delle Province: siamo intervenuti, ci siamo presi in carico funzioni, abbiamo dato omogeneizzazione di pratiche amministrative, semplificazione, parità di trattamento dei cittadini. Andiamo a testa alta, abbiamo fatto ricorso per l’attribuzione delle relative risorse, vedremo quello che accadrà”. Infine l’ambiente, “sull’aspetto idrogeologico, andate a guardare, i nostri fiumi sono puliti” e le difficoltà economico-sociali della Toscana costiera, “il ritardo c’è, stiamo lavorando sugli accordi di programma, ci confronteremo sul lavoro fatto dalla commissione”.
“Sono anni non semplici – chiude Rossi – so che non abbiamo ancora toccato il colpo occupazionale che c’è stato, qui come in tutto il paese: la Toscana ha raddoppiato da 80mila a 160mila i propri disoccupati e anche se aumenta la popolazione attiva, questa massa rimane”. Così, “davanti a noi ci sono i problemi delle risorse: nel 2010, il nostro bilancio, al netto delle risorse europee e della sanità, era di 2miliardi e 250milioni. Adesso, il nostro bilancio è da un miliardo e 300milioni. Mi auguro che recupereremo qualche risorsa in più dal contenzioso con il Governo, resta aperta la partita per non smarrire il senso della nostra presenza sui territori, per non perdere la capacità di dare risposte ai cittadini. Mi auguro che anche da parte del Governo ci siano delle aperture. Abbiamo risparmiato intorno ai 20milioni nella lotta per l’efficienza, la battaglia contro gli sprechi, abbiamo fatto passi avanti. Questo ci darebbe diritto a chiedere, in un rinnovato regionalismo, che una regione come la nostra abbia diritto anche a un trattamento di premialità. La questione è da porre. Incontrerò Gentiloni oggi a Pistoia, mi auguro che si possa firmare presto il patto per lo sviluppo, per cui questo Prs possa avere qualche risorsa in più da spendere e dare in questo modo un contributo allo sviluppo”.