
La bioeconomia è un’economia che impiega le risorse biologiche provenienti dalla terra, dal mare, nonché dai rifiuti, come input per la produzione di prodotti, materiali ed energia, favorendo la transizione verso una società svincolata dall’uso delle risorse fossili. Essa rappresenta un’opportunità per affrontare sfide sociali strettamente interconnesse, quali sicurezza alimentare, scarsità delle risorse naturali e cambiamenti climatici, garantendo al contempo una crescita economica sostenibile. E’ un approccio ampio che coniuga molti settori, discipline e tecnologie, e che necessita di una chiara visione di sviluppo e di indirizzo politico. Il ruolo delle Regioni è uno dei fattori chiave su cui sta puntando la Commissione europea, sia per la maggior capacità della scala regionale di identificare i fabbisogni e le opportunità, sia per le possibilità offerte dagli strumenti finanziaria europei.
Oggi (24 ottobre) a Palazzo Sacrati Strozzi, sede della Presidenza della Giunta regionale, si è svolta la giornata di studi Bioeconomia in Toscana, organizzata per favorire la discussione e il confronto tra operatori ed esperti. Tra gli scopi del seminario, che ha visto sezioni sulle filiere Agricola, Rifiuti urbani, Crescita blu, Forestale e Rifiuti industriali, vi erano la necessità di definire il potenziale regionale, i casi di eccellenza e le prospettive di sviluppo su scala europea, nazionale e regionale. L’ambito delle analisi tecniche e delle auspicate proposte operative è stato riferito in maniera specifica alla Toscana, ma sempre inserendo il punto in un contesto più ampio, nazionale ed europeo, sia per competenze che per strategie.
Ad aprire i lavori, l’assessore all’agricoltura, Marco Remaschi, che ha sottolineato che “la parola bioeconomia è entrata con forza nell’agenda politica europea ed internazionale” e che “iniziative dedicate alla bioeconomia stanno nascendo ovunque” e che “strategie nazionali per la bioeconomia sono già presenti in molti Stati dell’Unione Europea e in grandi Paesi come Stati Uniti, Brasile, Cina, Russia, Canada, India ed Australia”. In Italia, ha osservato, “è stata di recente approvata una strategia nazionale con la collaborazione e il contributo, tra l’altro, della Toscana”.
“In Europa abbiamo già vari investimenti in impianti considerati iniziative faro, uniche nel loro genere, e alcune di esse sono in Italia”, ha precisato Remaschi. “Con la strategia europea sulla bioeconomia la Commissione europea intende stimolare un ulteriore slancio di questa area economica e la programmazione dei fondi vedrà certamente un consolidamento nei prossimi anni”. Tanto che, a questo proposito, l’assessore Remaschi ha aggiunto che “a breve sarà presentata la comunicazione sulla revisione della strategia, che sappiamo darà ancora un ruolo più rilevante alla dimensione regionale, che è vista come una dimensione operativa capace di cogliere il reale potenziale del territorio e trasformarlo in opportunità di investimenti concreti”.
“All’orizzonte vi sono grandi opportunità che però vanno valutate”, ha sottolineato Remaschi. “Occorre comunque iniziare a costruire anche in Toscana una visione più olistica ed integrata sul potenziale della bioeconomia”.
Nel corso della giornata di studi è emerso che in Toscana vi è già un importante potenziale in termini di biomasse. Solo l’area forestale vale circa il 50 per cento della superficie regionale. E il comparto agroalimentare ad essa associato rappresenta un ricco tessuto di imprese e di centri di ricerca ed università, che hanno già maturato esperienze su varie filiere della biochimica e delle bioenergie.
L’assessore all’ambiente, Federica Fratoni, che non è potuta intervenire per impegni istituzionali, ha comunque voluto commentare l’importanza della giornata sottolineando che gli obiettivi comprendevano la definizione delle potenzialità, i casi di eccellenza, i punti di forza e le opportunità di sviluppo della bioeconomia in Toscana, in accordo con la strategia nazionale.
“Lo scopo progettuale dell’iniziativa è la definizione di un piano d’azione regionale e l’avvio di iniziative di valorizzazione ed attrazione di investimenti negli ambiti individuati dal piano”, ha affermato l’assessore Fratoni. “La bioeconomia vuole favorire la transizione da un sistema produttivo economico energivoro, basato sulle risorse fossili non rinnovabili, ad un sistema più sostenibile fondato su un utilizzo razionale ed integrale delle risorse biologiche e delle biomasse in senso lato”. E ancora: “La bioeconomia trova ormai un posto nelle discussioni internazionali come attore potenziale di uno sviluppo sostenibile basato sull’innovazione ovvero preservazione e reintegrazione delle risorse naturali, degli ecosistemi e della biodiversità, con l’innovazione della tecnologia e della scienza”.
Nell’ambito del seminario è stato chiarito che i prodotti della bioeconomia comprendono tutti i materiali biologici, sia generati dal pianeta che trasformati dall’uomo, come ad esempio la produzione primaria da agricoltura, silvicoltura, pesca ed acquacultura, alimenti e mangimi, bioprodotti e biomateriali, prodotti concernenti la bioenergia. Inoltre è stato anche chiarito che dalle biomasse, oltre che cibo ed alimenti, dovranno essere prodotti materiali per l’industria, per la chimica, per la farmaceutica, sfruttandone la composizione biochimica attraverso sistemi di separazione e valorizzazione di tutte le componenti utili, soprattutto riutilizzando come risorsa gli scarti delle produzioni alimentari, senza incidere in modo significativo sull’uso dei suoli, sulla qualità degli agroecosistemi e sulle produzioni agroalimentari.
Un’ottica, quella sopra esposta, in cui “fondamentale è il contributo derivante dalla ricerca e dalle innovazioni tecnologiche”, come ha rilevato la Fratoni. La quale ha anche evidenziato che “oggi l’Italia detiene un’importante posizione di leadership nella bioeconomia europea che la pone al terzo posto per produzione lorda vendibile e numero di addetti, dietro a Germania e Francia, con due milioni di posti di lavoro” e che “nel quadro italiano la Toscana ha finanziato progetti innovativi per stimolare l’uso delle risorse biologiche in nuove filiere, dalla bioenergia alla produzione di nuovi materiali”.