Seduta solenne del Consiglio regionale per la festa della Toscana

30 novembre 2017 | 13:15
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Seduta solenne del Consiglio regionale per la festa della Toscana

Gli squilli delle chiarine e l’inno di Mameli hanno aperto, questa mattina (30 novembre), la seduta solenne del consiglio regionale, in occasione della Festa della Toscana. La seduta, che si è tenuta al cinema della Compagnia, è stata molto partecipata per la presenza in platea di numerosi sindaci da tutta la Toscana, di consiglieri regionali, di rappresentanti della giunta, di autorità e studenti.
“Oggi la Festa compie 18 anni, diventa maggiorenne – ha detto il presidente Eugenio Giani – si consolida come momento di ricorrenza dell’identità toscana, di un’identità che ricerca e promuove il senso di appartenenza ad una tradizione e che conserva le nostre radici”.

Giani ha ricordato la storia, quel 30 novembre 1786 quando il granduca Pietro Leopoldo firmò a Pisa l’editto con cui aboliva per la prima volta la tortura, la pena di morte e la confisca dei beni al condannato. “Con quella firma – ha aggiunto il presidente – la Toscana si pose all’avanguardia di un movimento di idee democratiche e di libertà, sul pensiero di Cesare Beccaria con uno sguardo volto al futuro”. “Con il 30 novembre non si ricorda solo un evento storico ma si tramanda un messaggio che oggi è quanto mai attuale, perchè solo 104 delle circa 200 nazioni nel mondo hanno nel proprio ordinamento penale abolito ufficialmente la pena di morte”.
Il presidente Giani ha parlato di una Toscana, “regione della tolleranza e dell’innovazione” fin dai tempi degli Etruschi, dove “l’innovazione era rappresentata dal ferro e la tolleranza dal ruolo della donna sacerdotessa”; dei Romani, dove l’innovazione erano “il cardo e il decumano e la tolleranza il valore della cultura e il mecenatismo”; dell’Alto Medio Evo con il “diritto e l’Umanesimo” fino ai tempi moderni di “Internet”. Il presidente ha concluso il proprio intervento ricordando la forte partecipazione da parte di tutta la regione: “dei 276 comuni toscani (da gennaio 274 per effetto delle fusioni) – ha detto Giani- tutti hanno organizzato almeno un evento per celebrare la Festa e questo grazie al lavoro sul territorio dei nostri consiglieri”.
La vicepresidente della giunta regionale Monica Barni ha ricordato come il Teatro della Compagnia “sia uno spazio della cultura che abbiamo voluto fortemente riaprire nel centro di Firenze”. “Ed è bello – ha detto – vedere oggi questo teatro pieno di tanti giovani che partecipano alla vita culturale e civile della Toscana”. Barni ha ricordato come oggi si celebri “la festa di tutti noi”, l’anniversario dell’abolizione della pena di morte per la prima volta al mondo. E ha ricordato come a Firenze sia nato l’Umanesimo, come più tardi si sia configurata la Toscana come regione policentrica e unitaria, e come “il Granduca Pietro Leopoldo abbia attinto a lezioni importanti come quella di Machiavelli, che ebbe l’ambizione di poter dominare la fortuna, espresse il realismo ma anche lo slancio a perseguire un progetto, e di Violante di Baviera, che fu governatrice illuminata, pragmatica e sobria”. La vicepresidente ha poi ripercorso brevemente l’operato del Granduca Pietro Leopoldo e il contenuto delle sue numerose riforme, che “resero la Toscana un laboratorio politico riconosciuto da tutti gli illuminati d’Europa”.
Roberto Giacobbo, giornalista e conduttore del programma televisivo Voyager, ha poi coinvolto i numerosissimi ragazzi delle scuole presenti in teatro in un excursus in cui ha toccato vari temi, fra cui quello della pena di morte, ricordando, tra le molte altre cose, come solo negli Stati Uniti risultino essere stati condannati a morte 150 persone poi riconosciute innocenti, e come l’Italia oggi vanti, secondo una recente ricerca, uno dei numeri più bassi in Europa di cittadini favorevoli all’esecuzione capitale. “La Toscana è stato il primo Stato nel mondo ad abolire la pena di morte – ha proseguito Giacobbo rivolgendosi ai ragazzi – ma l’Italia è arrivata prima in un sacco di cose, quindi sfoderiamo l’orgoglio di essere italiani, perché siamo bravi e abbiamo una storia che gli altri si sognano”. Numerosi gli esempi da lui portati: agli italiani si deve per esempio l’invenzione degli Mp3, degli Mp4, dell’energia elettrica, del telefono. E persino della Marsigliese, l’inno nazionale francese. “Sono emerse le prove, e le presenteremo prossimamente – ha detto –, che le note della Marsigliese furono scritte dal violinista italiano alla corte di Francia Giovan Battista Viotti, il quale compose nel 1781, undici anni prima della nascita ufficiale della Marsigliese, un movimento per violino e orchestra che è il tema dell’inno poi adottato dai rivoluzionari francesi”.
Alla fine dell’incontro il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani ha consegnato una targa all’associazione Amnesty International “a riconoscimento dell’impegno costante messo per promuovere nel mondo quei valori, ai quali si ispira l’abolizione della pena di morte, di tortura e di confisca dei beni in Toscana”. A riceverlo il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, che ha ricordato come ancora oggi in molti Stati la pena di morte sia “un orribile crimine pianificato e organizzato, che presenta dei risvolti aberranti”. Noury si è detto felice “di ricevere un riconoscimento in un momento in cui tutte le Ong ricevono schiaffoni e insulti” e ha dedicato il premio ad Ahmadreza Djalali, invitando tutti a firmare l’appello in sua difesa. Ahmadreza Djalali, ha ricordato il portavoce di Amnesty International, “è stato condannato a morte in Iran appena un mese fa con una ridicola accusa di spionaggio, perché ha rifiutato di collaborare con le autorità iraniane che gli chiedevano informazioni sui paesi che visitava. Djalali può essere salvato”. Djalali è ricercatore esperto di Medicina dei disastri e assistenza umanitaria presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara, ed è stato arrestato dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz.