
“Dopo anni e anni di tagli continui, un sistema come quello sanitario, così ampio e vasto, rischia di collassare. Siamo ormai vicinissimi al punto di rottura”. A dirlo è stato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi a proposito del documento di economia e finanza, il cui esame è in corso nelle commissioni speciali di Camera e Senato.
“Come ha ricordato questa mattina Davide Caparini, a nome della Conferenza delle Regioni – ha detto Rossi – la spesa sanitaria nel 2019 scenderà al 6,4% del Pil, ovvero sotto la soglia del 6,5% che l’Ocse considera come il livello minimo per garantire la tutela della salute. Non è pensabile che la tenuta dei conti pubblici passi sempre dai tagli alla sanità, è inaccettabile”.
“Un sistema come quello della sanità – continua il presidente della Toscana – non si può tenere sempre al limite, altrimenti si rischia che si spezzi la corda. Oggi, a quarant’anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale, è ora che si torni a investire, perché la sanità pubblica può essere un settore di traino per la crescita dell’intero paese”.
“Senza dismettere la lotta agli sprechi e alle inefficienze, che anzi deve accentuarsi, c’è bisogno – sottolinea Rossi – di una fase di respiro che consenta di riprogrammare le attività, gli investimenti, le infrastrutture, le tecnologie, le assunzioni del personale, il capitolo decisivo delle specializzazioni senza le quali rischiamo tra qualche anno di trovarci senza personale adeguatamente qualificato in determinati settori”.
“Inoltre – conclude il presidente Rossi – trovo pericolosissime le tendenze di cui si parla sul welfare aziendale: i contratti che prevedono copertura sanitaria si fanno nelle grandi aziende, nelle imprese che vanno bene, mentre in Italia, come è noto, è pieno di disoccupati, di contratti precari e di piccole imprese. Il fatto che si facciano contratti che tolgono risorse al Ssn, rischia di creare ‘due sanità’. A questo si aggiunge il ticket che, anche quando viene applicato solo alle categorie più ricche della popolazione, finisce per rendere i servizi privati competitivi con quelli pubblici; così come il superticket, che va abolito”.