Cultura, ambiente e rifugiati: la Toscana chiede autonomia

17 luglio 2018 | 15:53
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Cultura, ambiente e rifugiati: la Toscana chiede autonomia

“E’ ormai chiaro a tutti che il regionalismo ha bisogno di essere rivitalizzato”. E’ questa la dichiarazione dell’assessore Vittorio Bugli, che ha presentato in aula una comunicazione su Proposte di regionalismo differenziato per la Regione Toscana. “Rimettere al centro il regionalismo significa ridare importanza alle Regioni, in un clima di pari dignità istituzionale – ha continuato Bugli – avvalendosi di strumenti che già ci sono: la conferenza Stato-Regioni, le differenziazioni amministrative, l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma della Costituzione, come strumento importante di autonomia differenziata”. Un tema tornato attuale, ha ricordato l’assessore, in seguito alle iniziative delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che hanno fatto da apripista nel 2017 e che nel febbraio 2018 hanno sottoscritto accordi preliminari con il Governo. Nel corso del 2018 altre Regioni (Umbria, Liguria, Piemonte, Marche, Basilicata, Campania e Puglia) hanno avviato tale percorso, approvando gli atti propedeutici.

Il Consiglio regionale della Toscana, con risoluzione 163 del 13 settembre 2017, si è espresso a favore del regionalismo differenziato, impegnando la Giunta regionale a fare i necessari passaggi e richiedendo periodiche comunicazioni in Consiglio.
Quale l’ambito dell’autonomia differenziata? L’ambito si può estendere a tutte le competenze concorrenti e ad alcune materie di legislazione esclusiva statale, ma la Toscana non intende procedere a richieste al Governo su tutte le materie, ma solo “sulle materie in cui la nostra regione eccelle”, ha sottolineato Bugli. La procedura di attribuzione prevede tre step: parere degli enti locali, intesa Stato-Regione, legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere. “La Regione Toscana intende procedere in tale direzione, per ottenere l’attribuzione di ‘ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia’ – ha affermato – con legge statale approvata dalle Camere a maggioranza assoluta, sulla base di un’ intesa con il Governo”.
Queste le materie su sui negoziare: governo del territorio, ambiente, beni culturali, lavoro, autonomie locali, salute, accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, istruzione e formazione, coordinamento della finanza pubblica e porti. “Abbiamo già avuto incontri con il Governo precedente e con l’attuale – ha continuato – giovedì prossimo avremo un incontro a Roma con la nuova Ministra, per rafforzare e cercare di stringere”. Da qui la richiesta al Consiglio di approvare gli atti di indirizzo, per dare incarico alla Giunta di negoziare con il Governo.
L’assessore alla presidenza Vittorio Bugli ha continuato il proprio intervento evidenziando i diversi punti di forza che giustificano la richiesta di maggiore autonomia, gli obiettivi da perseguire nei diversi ambiti e, infine, le proposte da avanzare nella trattativa con il Governo.
Sul fronte della salute, i punti di forza si concentrano sul costante presidio dei sistemi di governance del Sistema sanitario regionale (Ssr), sui processi di pianificazione e programmazione sanitaria e socio-sanitaria, sulla definizione di indirizzi volti alla crescita dell’efficienza e dell’efficacia del sistema, sull’attenzione ad assicurare l’integrazione con l’Università, per avere coerenza tra i percorsi formativi universitari e le attività assistenziali del Ssr. Da qui le proposte in dettaglio, che spaziano dalla governance alle politiche di gestione delle risorse professionali, dalla formazione specialistica al sistema tariffario, dal patrimonio edilizio alla farmaceutica.
In tema di governo del territorio, partendo dalla legge 5 del 2005, che ha visto la nostra regione anticipare tutte le altre, dando piena applicazione al principio dello sviluppo sostenibile, per proseguire con la lotta al consumo del suolo e con la rigenerazione urbana, si propone in particolare che spetti alla Toscana l’adozione della disciplina e delle conseguenti attività amministrative in materia di consumo di suolo e rigenerazione urbana (compresa la disciplina degli oneri di urbanizzazione).
Passando all’ambiente, per la Toscana l’autonomia potrebbe valorizzare ulteriormente alcuni punti di forza come la disciplina dell’attività geotermoelettrica; dei distretti della carta nell’area di Lucca, del cuoio nella zona di Santa Croce, del tessile a Prato e del marmo nelle Alpi Apuane.
Sulla tutela del lavoro, tra politiche attive e passive, l’assessore ha affermato che la Toscana ha da sempre riservato grande attenzione alla sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso attività di sorveglianza su infortuni e malattie professionali, programmi di prevenzione e progetti mirati per specifiche situazioni di rischio. Basti pensare al piano straordinario Lavoro Sicuro, al piano strategico per la sicurezza, al piano straordinario per la sicurezza nella lavorazione del marmo, tutti programmi – recita la comunicazione – che hanno portato a una costante riduzione del numero di infortuni totali, oltre il 15 per cento degli infortuni totali negli ultimi 5 anni, e di quelli mortali, circa il 30 per cento negli ultimi cinque anni. Il riconoscimento di autonomia differenziata in questa materia permette alla Toscana di portare a sistema tutti gli strumenti di programmazione e di controllo per perseguire l’obiettivo della sicurezza, anche attraverso la formazione, portando la cultura della prevenzione sui luoghi di lavoro a tutti i livelli, a partire da quello dell’istruzione, accanto ad attività di vigilanza e ispezione.
Nel campo dell’istruzione e della formazione gli obiettivi generali da perseguire mirano a stabilire criteri per la definizione delle autonomie scolastiche che tengano conto delle particolarità dei territori. Questa la proposta in dettaglio che la Regione chiede di inserire nell’accordo con il Governo della Repubblica italiana: “Alla Regione spetta la programmazione dell’offerta di istruzione regionale, attraverso un piano pluriennale adottato d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, definendo la relativa dotazione dell’organico e l’attribuzione alle autonomie scolastiche, fermo restando l’assetto ordinamentale statale dei percorsi di istruzione e delle relative dotazioni organiche”.
Il capitolo dei beni culturali racconta una delle regioni a più alta densità di offerta: oltre 700 musei, circa 3000 luoghi di spettacolo, oltre 1000 biblioteche, in un contesto paesaggistico e storico-artistico unico, accanto a uno straordinario patrimonio di istituzioni, ha ricordato Bugli, che operano ogni giorno nei settori della ricerca-studio, conservazione, restauro, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale. La richiesta di particolari condizioni di autonomia riguarda due ambiti tra loro complementari: la valorizzazione integrata dei musei della Toscana e la tutela dei beni librari. Con la proposta di creare un centro regionale per la valorizzazione dei musei toscani e di programmare un evento annuale, a tema condiviso tra Regione, Stato, Comuni, Università, capace di aggregare il più ampio numero di musei statali e locali della regione.
Sul fronte dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, le linee di azione regionali sono state specificate nel Libro Bianco approvato con delibera di giunta nel 2017, con proposte e indicazioni pratiche per la realizzazione di interventi integrati rivolti alla persona. La Toscana intende perseguire tale obiettivo strategico, ha assicurato il presidente, e ha quindi l’obiettivo prioritario di divenire, insieme agli enti locali, protagonista attiva dell’accoglienza, in stretto coordinamento con lo Stato.
Anche sulle autonomie locali la Toscana – che ha una legislazione puntuale sull’associazionismo dei comuni e sul funzionamento delle unioni, accanto ad una diffusa normativa sulla semplificazione dei rapporti con cittadini e imprese – rivendica, come obiettivo generale, la possibilità di realizzare nel proprio territorio un più avanzato sistema di organizzazione degli enti locali, condiviso con gli enti interessati.
Bugli si è inoltre soffermato sui porti: “L’obiettivo è quello di mettere a disposizione della Regione le risorse per lo svolgimento, tramite l’Autorità portuale regionale (Apr), di una serie di attività amministrative, di progettazione, realizzazione di opere e di manutenzione nelle strutture portuali che non sono di sua proprietà e determinano oneri da sostenere senza la copertura derivante dalla gestione dei beni stessi”. Ad esempio, con il recupero del canone demaniale riferito al solo porto di Viareggio potrebbero essere coperte le spese di funzionamento dell’Apr e le spese per i dragaggi, per garantire il mantenimento dell’accessibilità al porto stesso.
Infine, in tema di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, la richiesta – come specificato dall’assessore – è quella di attribuire alla Regione la competenza a disciplinare con leggi e regolamenti la gestione degli equilibri di bilancio propri e dei comuni, delle province e delle città metropolitane.
Approvati al termine del dibattito sul regionalismo differenziato due atti presentati all’assemblea. La proposta di risoluzione firmata da Leonardo Marras, Pd e dal capogruppo di Art.1-Mdp, Serena Spinelli, è stata votata dai gruppi firmatari con l’astensione delle opposizioni. La mozione presentata dalla Lega, e firmata da Marco Casucci e da Elisa Montemagni, è stata votata anche dal Pd con l’astensione di tutti gli altri gruppi.
La risoluzione condivide e approva il contenuto della comunicazione della Giunta, con particolare riferimento alle materie individuate per l’attribuzione di maggiori forme di autonomia.
L’atto impegna l’esecutivo toscano nell’azione intrapresa per l’attribuzione della maggiore autonomia, così da portare avanti i relativi passaggi procedurali per l’intesa con il Governo, propedeutica per la legge parlamentare di attribuzione dell’autonomia differenziata.
La giunta regionale è impegnata, al contempo, ad attivare il coinvolgimento degli enti locali mediante il Consiglio delle autonomie locali e il tavolo di concertazione istituzionale, nonché delle parti sociali e delle rappresentanze della società civile, anche mediante lo svolgimento di consultazioni del tavolo di concertazione generale.
Infine, l’esecutivo regionale deve assicurare il pieno coinvolgimento del Consiglio regionale nel prosieguo delle procedure per l’attribuzione dell’autonomia differenziata, effettuando a tal fine periodiche comunicazioni in merito all’andamento del procedimento.
Il regionalismo differenziato, precisa la risoluzione, consente alle regioni più virtuose di “realizzare appieno le proprie potenzialità, massimizzando, in termini di efficienza, il proprio valore aggiunto”, e sotto diverso profilo può “spingere le altre regioni a migliorarsi in termini di efficienza, per ottenere le medesime forme di autonomia”.
La risoluzione, che muove comunque dagli indirizzi espressi dal Consiglio con la risoluzione presentata dal Pd e votata dall’assemblea il 13 settembre 2017, prende quindi in esame le materie per le quali la Regione intende avviare il negoziato con il Governo per giungere all’intesa di cui all’articolo 116 co.3 della Costituzione: salute, governo del territorio, ambiente, beni culturali, lavoro, autonomie locali, accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, istruzione, formazione, coordinamento della finanza pubblica e porti.
La mozione della Lega, ricordato l’obiettivo di ottenere una maggiore autonomia regionale, prende atto dei contenuti della comunicazione della Giunta. L’atto impegna il governo toscano “ad avviare, in una fase antecedente la consultazione con gli enti locali, un confronto serrato con il Consiglio regionale, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro partecipato da tutte le forze politiche del Consiglio regionale e da un membro della Giunta delegato, allo scopo di integrare e perfezionare ulteriormente la richiesta di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, individuando meglio le materie oggetto di tale richiesta”. “Questo è un lavoro che può dare un senso forte a questo ultimo scorcio di legislatura. E’ una riforma, non uno stravolgimento del profilo istituzionale della Regione, ma un processo che certo tiene conto di cambiamenti già avvenuti”. E’ il commento del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
“Oggi facciamo i conti – ha detto – con la situazione determinata dall’esito del referendum costituzionale, ma anche da un quadro legislativo che è mutato e che cambiato ruolo e competenze delle Regioni, dopo la legge che ha di fatto svuotato le vecchie Province. E’ un tema, quello degli assetti istituzionali, che sta tornado al centro del dibattito e uno dei compiti che abbiamo di fronte è quello di dare risposte anche alle preoccupazioni per l’unità dello Stato. C’è un’intera stagione politica in cui è stato commesso l’errore di pensare le Regioni come stati in piccolo, riproducendone gli errori. Il costo di questo errore è stato quello di venir meno al ruolo di classe dirigente di respiro nazionale”.
“Come ha ricordato l’assessore Bugli, che ringrazio per il suo ottimo lavoro, la Toscana non da oggi si confronta con il tema di una maggiore autonomia. Già dopo la riforma costituzionale del 2001, l’unica che sia andata in porto, la giunta toscana si era mossa, in particolare sul tema della valorizzazione dei beni culturali, avviando un processo poi interrotto. Oggi rilanciamo, come altre Regioni hanno fatto, questo processo, su un numero più ampio di materie. Partiamo dalla tradizione di buon governo che è sempre stata riconosciuta alla Toscana, dalla sua lealtà istituzionale, dalle nuove competenze, e dal modo positivo con cui sono state gestite, e dall’obiettivo di rafforzare il rapporto con i territori. Se lavoreremo bene – ha detto Rossi – potremo disegnare il profilo della nuova Regione. La mia proposta – ha concluso – è di fare lavorare una commissione espressione di tutto il Consiglio: la giunta e i suoi tecnici assicureranno il loro pieno sostegno”.
“Prima di chiedere il regionalismo differenziato – ha detto Giacomo Giannarelli (M5S) – la Regione deve dimostrare di aver fatto tutto il necessario per rispondere ai bisogni del proprio territorio e delle imprese”. Tra i punti di forza in campo ambientale da valorizzare, citati dall’assessore Bugli, c’è la disciplina dell’attività geotermica. “Su questo fronte – ha commentato Giannarelli – c’è ancora tanto da fare, siamo ancora in alto mare e proprio sullo sfruttamento geotermico in campo ambientale non sarei così orgoglioso”. Sul fronte dei porti, il capogruppo ricorda che se da un lato la Toscana chiede maggiore autonomia, dall’altro non è stata capace di “difendere il porto di Marina di Carrara, adesso accorpato con la regione Liguria”.
Sui pericoli che il regionalismo differenziato può rappresentare per l’Italia si è soffermata Monica Pecori (gruppo misto-Tpt). “Credo che l’interesse delle Regioni per questo strumento – ha detto la consigliera regionale – derivi dalla corsa del Governo a chiudersi nei confini nazionali e si associa alla corsa delle Regioni a farsi microstati con spazi esclusivi”. La consigliera regionale lamenta che “manca lo studio di fattibilità di un percorso basato su cifre e fatti, nulla si dice nella sostanza, tutto è lasciato all’immaginazione di quella che potrà essere la fantomatica Toscana felicemente e asimmetricamente autonoma”. Pecori ha fatto esempi dal mondo della sanità, dove tra i punti di forza si parla di una riforma “che sta facendo acqua”.
“La mia posizione è intermedia – ha detto Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) –. Guardo con favore al decentramento e al rafforzamento delle politiche regionali, ma ritengo che occorra un regionalismo intelligente e solidale in un quadro complessivo che preveda la capacità di ridurre gli squilibri regionali”. “Credo – ha aggiunto il capogruppo – nella cooperazione solidale più che nella competizione e concorrenza tra le Regioni senza un progetto complessivo e coordinato. Il rischio è quello di una corsa sgangherata al regionalismo differenziato”.
La Toscana ci riprova, non c’è la corsa ad essere bravi quanto gli altri, ma c’è la necessità di riconoscere il ruolo che questa Regione ha avuto nella tradizione dell’autonomia regionale e del decentramento amministrativo che non può essere nascosta perché ha permesso a questa istituzione, ma anche a Comuni e Province, di adoperarsi in percorsi e nelle materie attribuite”. Lo afferma il capogruppo del Pd, Leonardo Marras, che citando l’assessore Vittorio Bugli e la comunicazione resa in Consiglio, ricorda le “leggi sul Governo del territorio” del 1995 che “hanno aperto una strada assolutamente particolare e contrastata”, parlando di “molteplici attriti con lo Stato” e “discussioni importanti”. “In tema di semplificazione e qualità della pianificazione –  rileva – questa Regione ha saputo tracciare la propria strada”.
Marras parla anche di Sanità: “il modello toscano è ancora un riferimento perché ha una specificità importante dal punto di vista dell’autonomia e del pensiero legato all’organizzazione dei servizi”.
Parla ancora di Bugli e lo definisce “tutt’altro che enfatico”. “Ha usato parole oneste quando ha detto che non ci interessa il regionalismo senza distinzione. Non ha ostentato velleità istituzionali perché l’autonomia è una cosa seria e deve essere rapportata alla capacità di esercitare una responsabilità” continua annunciando la proposta di risoluzione collegata alla comunicazione che lo vede primo firmatario.
“Il tema dell’autonomia e del regionalismo è al centro del nostro interesse. Era e resta determinante. Spiace vedere che la Toscana sembra ancora subire un processo piuttosto che portarlo avanti da protagonista”. È il pensiero del consigliere della Lega Marco Casucci che si dice “preoccupato” su materie come l’ambiente, la geotermia, la sanità: “in tema di governance non siamo un esempio” dichiara in contrasto con quanto affermato dal capogruppo Pd. “Siamo disponibili al confronto” continua e conferma la volontà di voler “spingere sempre sull’autonomia”. “Continueremo a monitorare attentamente” dichiara, ricordando come sia la stessa Costituzione, all’articolo 116, a prevedere l’attribuzione di specifiche materie . “Non siamo ai limiti” ripete rivolgendosi all’assessore Bugli. “Tutte le materie potrebbero e possono essere attribuite” e per essere “ancora più chiaro”, richiamando le risorse aggiuntive citate nella comunicazione, afferma: “è bene che la Toscana abbia i fondi necessari per sviluppare le proprie competenze.  Dobbiamo avere questa possibilità perché siamo per l’attribuzione di maggiori forme di autonomia”. Nell’esortare a “non farne una questione di bandiera”, Casucci ricorda una mozione presentata dalla Lega “ormai  da qualche mese” scritta con l’intento di “aprire un tavolo fra le forze politiche per discutere in Consiglio delle priorità dei toscani”.
“Il tema dell’autonomia può appassionare, se approfondito in maniera diversa” dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi che cita “tentativi di referendum” e  “leggi  in calcio d’angolo” per affermare come il “dibattito non sia ancora maturo per fare scelte importanti ”. E qui pone un limite: “fermarsi al cuore della volontà del dibattito” e quindi alla “valorizzazione dell’identità, delle vocazioni, della potenzialità della Toscana, e perché no anche alle possibilità di favorire una competizione virtuosa” spiega. Dicendosi ancora “ancorato al progetto di uno stato presidenziale” con “ordinamenti regionali molto forti” che è cosa “ben diversa da quello che stiamo facendo oggi”, Marcheschi dichiara: “oltre alla fuga in avanti per chiedere competenze, resta il nodo fondamentale delle risorse”. Il percorso è “molto serio” e deve essere “approfondito” perché “non siamo al mercato delle funzioni”. Quindi un appunto: “affrontare il nodo delle Regioni a statuto speciale”, spingere su una “campagna di informazione forte sul tessuto sociale”. Il dibattito deve essere “trasversale” osservando come “ognuno abbia una sua interpretazione di regionalismo che stiracchia a seconda delle competenze”.
“Non siamo contrari a priori” spiega Gabriele Bianchi (M5s), che lamenta una “mancanza di dettagli. Le esigenze non sono spiegate” e parlando di ambiente ricorda come in questi ultimi anni “tutto sia stato depotenziato”. Il consigliere avverte poi che per “dare seguito all’autonomia, servono risorse” e anche per questo rileva la “mancanza di una visone di gestione degli enti territoriali”. “Siamo pronti a valutare le proposte nel dettaglio e non ci tireremo indietro davanti a esigenze conclamate” continua pur affermando che il “riscontro attuale non può essere positivo” e che il momento è “inopportuno”.
“Giudizio positivo” sulla proposta, “che ci vede fondamentalmente d’accordo” e, allo stesso tempo, “valutazione negativa” sul percorso scelto dalla maggioranza, esprime il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Marchetti. Di fronte alla proposta di “un provvedimento di questo tipo, importante per il regionalismo differenziato”, sostiene Marchetti, “pensavo si fosse avviato un coinvolgimento con tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale. Non mi risulta sia stato fatto”. Eppure, prosegue il capogruppo, “su molti aspetti particolarmente importanti, come sanità, ambiente, governo del territorio, tutela del lavoro, si poteva trovare una condivisione. E invece si presenta il provvedimento in maniera frettolosa”.
Alla consigliera Serena Spinelli (Art.1-Mdp) piacerebbe  tornare a “parlare davvero di regionalismo e non solo differenziato, perché la Toscana ha già segnato in questi anni diversi punti a proprio favore”. La Giunta regionale “individua linee in cui la politica toscana è già a un tale stato di avanzamento che può consentirsi un ulteriore passo in avanti”. In particolare, rispetto alla sanità, “possiamo discutere il modello, ma non possiamo certo discutere il fatto che una serie di difficoltà, dall’assunzione del personale alla possibilità di spostare risorse su quelle che riteniamo essere linee prioritarie” è determinata “da una serie di normative nazionali”. Così come “sul tema della scuola e della formazione”, la consigliera e capogruppo pensa ai “tanti investimenti che la Regione ha fatto, intervenendo laddove lo Stato aveva fatto un passo indietro”. E ancora sul lavoro, rileva la spinta in avanti in tema di “sicurezza sul posto di lavoro. Ma possiamo pretendere di più proprio in considerazione della nostra specificità”. È dunque opportuno che le Regioni “svolgano una serie di linee di indirizzo sulla base delle proprie caratteristiche”.