
“È sbagliato pensare di ritornare a quella gestione pubblica cara alla sinistra e ricettacolo di politici “trombati”. Per il fallimento delle attuali gestioni pubblico/private la colpa è esclusivamente della politica che ha abdicato ai propri ruoli di controllo e di direzione strategica. Sarebbe bastato applicare contratti di affidamento che vincolassero gli utili agli investimenti. Non si è saputo creare un management pubblico all’altezza, tanto che la testa delle varie società è in altre regioni (in Piemonte per il gas, a Roma e nel Lazio per l’acqua, in Emilia-Romagna per i rifiuti”. Così attacca il consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi) commentando l’idea di creare società pubbliche per la gestione dell’acqua come preannunciato in Consiglio dal governatore Rossi
“La strada percorribile – dice Marcheschi – sarebbe quella che impegnasse la Regione a fare da collante tra le società pubblico/private, che già operano in Toscana, per creare una “multi-utility”. Società vicine alle esigenze dei sindaci e che hanno la capacità di fare piani industriali complessi”.
Secondo Marcheschi non possono essere sempre i contribuenti a pagare: “Le società pubbliche indicate da Rossi dove prenderebbero i soldi? Dalla Cassa depositi e prestiti? Ma sono soldi dei cittadini, che così si ritroverebbero a pagare la gestione pubblica dell’acqua in Toscana. Pubblico non vuol dire gratis, qualcuno paga sempre. Inoltre tali società pubbliche, magari quotate in Borsa, sarebbero dei mostri giuridici che non esistono. E allora noi dobbiamo riportare la “esta al pubblico sì, ma in Toscana”.