Cave, Ceccarelli replica a Forza Italia: “Il 58 bis è la risposta ad un problema”

L’assessore a trasporti e infrastrutture, Vincenzo Ceccarelli, in merito all’approvazione della norma per affrontare il problema delle escavazioni superiori ai limiti consentiti ed esterne alle aree autorizzate, riscontrate dalle forze dell’ordine nel corso di controlli effettuati sulla base della legge regionale 35/2015, del protocollo per la salvaguardia e la legalità dell’attività estrattiva nel distretto apuo-versiliese, sottoscritto fra la Regione Toscana, la Procura della Repubblica al tribunale di Massa, la procura della Repubblica al tribunale di Lucca e i carabinieri forestali, replica così alle dichiarazioni del senatore Massimo Mallegni e dei consiglieri Maurizio Marchetti e Marco Stella, tutti di Forza Italia: “L’articolo cinquantotto bis della legge sulle cave è la risposta ad un problema, non il problema stesso. Ed è una norma aggiuntiva della legge regionale 35, approvata da tutto il Consiglio regionale e non prodotta dal parere di un dirigente. E’ perfino imbarazzante doverlo dire a un senatore della Repubblica e a due consiglieri regionali. Do anche una notizia ai tre esponenti forzisti – prosegue Ceccarelli -. Stamani si è conclusa positivamente la prima conferenza dei servizi convocata per esaminare un progetto di risistemazione e messa in sicurezza di una cava dove erano state rilevate attività non autorizzate. Aperta e chiusa in meno di trenta giorni e da lunedì il progetto potrà partire per consentire alla cava di riprendere la sua attività. La norma quindi funziona”.
“Il 58 bis – insiste Ceccarelli – ci è stato richiesto ed è stato approvato anche con il voto di Forza Italia, preceduto da una concertazione alla quale hanno partecipato tutti i capigruppo consiliari insieme ai sindacati. Avevamo detto da subito che se a parere si voleva ovviare con altro parere noi saremmo stati ben lieti di non ricorrere all’intervento legislativo, che però, con grande senso di responsabilità e unanimente, è stato approvato dal Consiglio. Nessuna sanatoria ‘compassionevole’, semmai da compatire è la ricostruzione che della vicenda hanno fatto Mallegni, Marchetti e Stella. Tra il 2016 ed il 2017 sono stati svolti dieci controlli e sono state individuate alcune situazioni di escavi superiori a 1000 metri cubi esterni all’area di coltivazione attiva indicata dai piani autorizzati. Al termine di tutte queste verifiche è stato appurato che in alcuni casi le difformità effettuate dalle aziende negli scavi erano tali da andare incontro al ritiro delle autorizzazioni e alla conseguente decadenza delle concessioni, che avrebbero poi dovuto essere riassegnate con gara pubblica. Con un conseguente, in quel caso sì, grave problema occupazionale. Dunque, – continua – tenendo conto della complessità dell’area, della tematica e delle difficoltà ad armonizzare gli strumenti di valutazione anche delle pubbliche amministrazioni, la Regione ha inserito l’articolo 58 bis, che introduce un periodo transitorio di adeguamento che terminerà il 5 giugno 2019. Grazie a questo provvedimento le aziende che altrimenti si sarebbero viste revocare le loro autorizzazioni e avrebbero visto decadere le concessioni, dovranno pagare una sanzione e sospendere le attività, ma solo fino all’approvazione di un progetto di risistemazione e messa in sicurezza delle aree interessate. Nel frattempo i Comuni sono stati chiamati a regolarizzare tutte le autorizzazioni entro 60 giorni”, conclude.